Cultura

“Ali Spezzate”. La storia di Annalisa Durante raccontata da Paolo Miggiano

Arriva in libreria il nuovo libro di Paolo Miggiano “Ali Spezzate. Annalisa Durante. Morire a Forcella a quattordici anni (Di Girolamo Editore). Paolo, tra le tante storie di criminalità, ha scelto di raccontare quella di Annalisa, “l’angelo biondo” ucciso a Forcella da un giovane camorrista. Una drammatica vicenda che occorre far conoscere, con l’auspicio di poter cambiare le cose.  Paolo Miggiano ci racconta il suo libro attraverso una lunga intervista rilasciata al quotidiano Linkabile.it e a Samuele Ciambriello per la trasmissione radiofonica Dentro i fatti, in onda su Radio Club 91.

“Perché tra le tante storie di vittime innocenti della criminalità hai scelto di scrivere quella di Annalisa Durante?

Quello delle vittime innocenti della criminalità in Campania è un panorama troppo vasto. La Campania, purtroppo, detiene anche il triste primato di contare un alto numero di vittime innocenti della criminalità. Vittime della camorra, del terrorismo, della violenza in generale ed Annalisa Durante si inquadra tra le vittime innocenti della camorra, ma è anche un’adolescente, quasi una bambina. Una dei venticinque bambini, uccisi per mano criminale. Ciò significa che dagli anni Ottanta ad oggi, noi abbiamo consentito che venissero uccisi due bambini all’anno. È un primato che non possiamo accettare così passivamente. Dobbiamo reagire alla violenza, a questa strage degli innocenti, ma prima ancora di reagire occorre far conoscere il fenomeno e la storia di Annalisa Durante, uccisa per le strade di Forcella da un giovane camorrista nell’ambito di un conflitto a fuoco con i rivali del clan avversario. Questa storia mi è sembrata, tra le tante, una delle più emblematiche da raccontare.

Cosa secondo te è cambiato nel cuore del centro storico della città di Napoli a undici anni dalla morte di Annalisa?

Poco, molto poco. Napoli ha conosciuto esaltanti momenti di rinascita. Molte cose sono cambiate, ma tanto altro è rimasto com’era quarant’anni fa. A undici anni dalla morte di Annalisa non si è fatto molto per risanare le periferie del centro storico. Vedi, Forcella, la Duchesca, la Maddalena sono strade, rioni che sono a ridosso della stazione centrale di Napoli. Quarant’anni fa io ero un giovane poliziotto e quando giunsi a Napoli da Palermo mi resi conto del degrado sociale, culturale ed architettonico di queste zone. “Qui se vende di tutto”, mi dicevano i miei amici, qui puoi trovare ogni genere di traffico illecito. Bene, quando io quarant’anni dopo ho ripercosso quelle strade ho trovato una situazione letteralmente immutata se non peggiorata. Questo la dice lunga su quanta attenzione istituzionale vi è stata per questi rioni e per la gente che qui abita. Non parliamo, poi di Forcella dove dopo la morte di Annalisa si doveva fare la rivoluzione culturale. Anche lì tutto è rimasto come prima. Nulla o quasi nulla è cambiato. Si è trattato solo di una distrazione sociale o si tratta di colpevole assenza dello Stato, in tutte le sue articolazioni? Io propenderei per la seconda ipotesi.

 

Nel libro, ampio spazio è dedicato all’impegno di Giannino Durante, il padre di Annalisa ed alla biblioteca intitolata alla memoria di Annalisa. Quali sono secondo te le prospettive di sviluppo di questo importante progetto culturale?

Dopo la morte di Annalisa, a Forcella si doveva fare la rivoluzione, ma come abbiamo visto nulla è cambiato e Annalisa sembra essere stata uccisa invano. Un uomo solo ha tentato e continua a farlo nonostante tutto. Quest’uomo si chiama Giannino Durante ed è il padre di Annalisa. Egli dopo aver donato gli organi della figlia, ora è uno dei più attivi a Forcella, cerca di tenere aperte le porte di “Piazza Forcella”, un ex cinema ristrutturato. Vuole che di Forcella si parli in maniera diversa. E lo fa, mettendo in campo le sue doti migliori, la sua fantasia come quando si è inventato una mostra fotografica intitolata “La vecchia Napoli e i suoi quartieri”, che ha installato all’ingresso del vecchio Super cinema, proprio lì dove sua figlia è stata uccisa. Lui non molla. Ora ha conosciuto la legalità, qualcosa che prima, come lui stesso afferma, non conosceva. Ha delle mollette che ogni giorno attacca ad un filo, dicendo: «Io non mollo». Poi le immagini della mostra le ha messe su di un dvd e lo ha posto in commercio con tanto di bollino SIAE, naturalmente. E questa è una rivoluzione per Forcella, la patria dei CD contraffatti. Così proprio Giannino dimostra che qualcosa si può fare anche a Forcella, legalmente, nel pieno rispetto delle regole.  Questa è una notizia che interessa solo pochi organi di informazione locali. Non è una notizia per tutti gli altri. Il distacco che nella famiglia Durante è avvenuto non si è compiuto adagio e per gradi, ma è uno di quelli che nel posto rimasto vuoto lasciano, improvvisamente, un silenzio assoluto. Ma come a volte accade, quando la vita ci separa da qualcuno che ci è stato caro, all’improvviso, quando si prende coscienza dell’irreparabilità di ciò che è avvenuto all’improvviso, ecco che anche nel padre di Annalisa si compie il miracolo che consente al suo dolore per la perdita di mescolarsi con una sorta di meraviglia che non ha come oggetto la morte, ma l’amore per gli altri. Così egli, come un naufrago che si muta in timoniere, ha voluto caparbiamente realizzare, proprio lì dove sua figlia è stata uccisa, un luogo nel quale i giovani potessero avere una alternativa, una prospettiva culturale. Lui che a scuola ci è andato molto poco, dopo la morte della figlia ha compreso che è la cultura a fare la differenza, ad indicare la strada giusta ai giovani. È convinto che al quartiere, ancora negativamente alla ribalta per la cronaca nera, occorre dare nuova vita. Così, invece di andare via dal rione, ha incominciato a raccogliere libri usati e a distribuirli ai ragazzi del rione con l’impegno di restituirli una volta letti. Poi, ha fatto conoscere e parlare del suo progetto. Così in pochi mesi sono arrivati oltre cinquemila testi da ogni parte del mondo, anche dall’America e dall’Australia, con messaggi di incitamento a proseguire nell’iniziativa. Il postino in via Vicaria Vecchia 23 bussa ogni giorno per consegnare un pacco contenente libri. Da qualche tempo, poi, animato dalla passione per la lettura e per i libri e da quella per la condivisione delle risorse e dei saperi, Giannino ha pensato che Napoli debba diventare una biblioteca e ha incominciato a diffondere in città la Cultura attraverso il book crossing.

 

In appendice al libro riporti una copiosa corrispondenza ricevuta dal padre di Annalisa. Quale è stato l’impatto di questa drammatica vicenda all’interno degli istituti penitenziari?

Giovanni Durante e la sua famiglia vivono qui a Forcella, nella più nera povertà, dove le storie di vita e di morte si intrecciano e diventano normalità. Qui anche le questioni giudiziarie e il carcere fanno parte di quella strana normalità che si instaura a Forcella, dove intere generazioni crescono, entrando e uscendo dalle celle di Poggioreale. Napoli è tante cose messe insieme, ma è anche la città delle disgrazie, anche di quelle che accadono all’improvviso, quelle che arrivano quando meno te lo aspetti. Qualche volta, però accadono cose buone. Qualcuno li chiama miracoli. Naturalmente niente di trascendentale, niente che abbia a che fare con la Provvidenza Divina, ma solo qualcosa che si muove nelle coscienze delle persone quando accade un fatto così tragico come la morte di una ragazzina innocente. Al Sud, ma credo anche in altre parti del mondo, quando muore qualcuno è consuetudine riprodurre delle pagelline ricordo, con una immagine del caro che è passato a “miglior vita” e con a fianco una breve frase, che solitamente cerca di perpetuare un’emozione, un pensiero di chi non c’è più. Giovanni Durante di queste pagelline ne ha fatte stampare tante e le ha distribuite non solo tra i parenti più stretti. Quella pagellina è entrata anche nei luoghi della sofferenza dove certi uomini sono al cospetto dei loro errori e dei loro rimpianti. A chiedere una copia dell’immagine dell’angelo biondo, come in certi ambienti è ormai chiamata Annalisa, sono soprattutto i carcerati. Per molta di questa gente, Annalisa diventa icona della redenzione, occasione per fare i conti con gli errori della propria vita. Grazie al suo volto, nel buio delle loro celle, sono in tanti a dire di aver compreso cosa sia il bene e cosa sia il male. E naturalmente a Giovanni Durante arrivano anche tante lettere da persone che il carcere non l’hanno mai visto. Sono per la maggior parte lettere scritte a mano, molte delle quali con una grafia elementare e in un italiano stentato, ma voglio considerarle tutte sincere. A spedirle sono persone da tutta Italia, ma anche dall’America.

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