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Assalto alla Camera, grillini scatenati sui vitalizi. Ma la Presidenza aveva provveduto

“Vergogna!”. Un assalto alla presidenza mentre era in corso il question time, che viene sospeso per la prima volta nella sua storia. I Cinquestelle furibondi a Montecitorio per la bocciatura in Ufficio di presidenza della proposta del M5S per la riforma dei vitalizi dei parlamentari. Come vedremo, una protesta pretestuosa.

La presidente della Camera Laura Boldrini ha convocato l’Ufficio di presidenza il 30 marzo per valutare i fatti di oggi.

 

I grillini hanno prima abbandonato l’Ufficio di presidenza e si sono poi raccolti prima di entrare con fragore in aula. I commessi sono dovuti intervenire, la seduta è stata sospesa.

“Avevamo provato – ha spiegato Alessandro Di Battista – a emendare la proposta di delibera del Pd (relativa al contributo di solidarietà per tre anni, ndr) con la proposta di Richetti: lo hanno dichiarato inammissibile”.

Secondo Marina Sereni (Pd) “l’Ufficio di presidenza della Camera, approvando la nostra proposta sui vitalizi ha assunto una misura di equità e di rigore che incide sui trattamenti più alti dei deputati che percepiscono il vitalizio secondo il vecchio sistema”.

Per la vicepresidente della Camera “la proposta del M5S non comportava alcun risparmio e non teneva conto dell’abolizione dei vitalizi parlamentari avvenuta nel 2012. Una riforma radicale che ha segnato per tutti i parlamentari in carica il passaggio dal regime retributivo a quello contributivo e che ha portato a 65 anni l’età minima per percepire l’assegno. Quella riforma non incideva, né poteva, sul passato e questa è l’anomalia sulla quale, tenendo conto della giurisprudenza più recente in materia, oggi interveniamo”. “Per questo il contributo straordinario di solidarietà per tre anni che abbiamo oggi deliberato – ha conclusa la Sereni – è un elemento di equità e di perequazione tra vecchio e nuovo sistema che produce nel bilancio della Camera un risparmio effettivo di circa 2,4 milioni l’anno”.

Il punto è proprio questo e lo aveva fatto notare anche il presidente dell’Inps Tito Boeri: la proposta dei Cinquestelle non fa risparmiare un solo euro perché non va ad incidere sui vitalizi del passato ma solo su quelli in essere causando così un risparmio “molto limitato, visto che si  concentra su quella parte di soggetti che ha già subito delle riduzioni salvando invece coloro che da anni percepiscono vitalizi molto alti”.

E’ esattamente questa la direzione impressa dall’Ufficio di presidenza della Camera che con il voto odierno ha dato il via libera a un risparmio reale grazie al contributo di solidarietà che durerà per tre anni a partire dall’1 maggio a carico degli ex deputati titolari di vitalizio. Una decurtazione importante ed  equa che andrà a tagliare del 10% i vitalizi da 70mila a 80mila euro, del 20% da 80mila a 90mila euro, del 30% da 90mila a 100 mila euro e del 40% per quelli superiori ai 100mila euro annui.

Di Maio poi si è messo su un predellino fuori da Montecitorio arringando un gruppetto di militanti urlando dal megafono contro “il blitz dell’ufficio di presidenza che ha bocciato la nostra proposta”.

Dal canto suo il capogruppo del Pd Ettore Rosato risponde attaccando pesantemente i cinquestelle: “Costruiscono la violenza in modo artificiale pur di alzare il tono. Per i grillini non è importante il fatto che finalmente la politica ha fatto un taglio ai vitalizi risolvendo la questione. Per loro l’importante è difendere il loro motivo di esistere: cioè la protesta coniugata con la violenza. Questo è incompatibile con la politica”.

“Da questa legislatura le pensioni sono gia’ calcolate con il metodo contributivo. Fatelo studiare questo ragazzo. #bastabugie #M5s”, scrive su Twitter Alessia Morani, vice-presidente del gruppo Pd alla Camera che aggiunge “c’è chi vuole davvero mettere mano ai privilegi e chi invece vuole solo fare propaganda: oggi i vitalizi non ci sono più, quelli che ci sono ancora sono stati tagliati”.

Tutt’altra cosa è invece la pdl Richetti per la cui applicazione occorre procedere con il normale iter legislativo perché prevede un intervento generale sui trattamenti pensionistici di tutti i politici, dagli amministratori locali ai parlamentari. Con una semplice modalità: il metodo per calcolare la pensione di chi fa politica sia lo stesso di tutti gli altri lavoratori.

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