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CERIMONIA DI CHIUSURA DELLE OLIMPIADI DI RIO 2016 : L’ITALIA CHIUDE CON 28 MEDAGLIE

Cala il sipario sulle Olimpiadi di Rio 2016. La cerimonia di chiusura al Maracanà di Rio 2016 è stata un tributo al Brasile, che doveva fare impazzire il mondo con la sua Olimpiade, la prima in Sudamerica. Molti sogni di bellezza, però, sono rimasti nel cassetto, chiusi a chiave da una crisi politica e soprattutto economica che sette anni fa quando Rio ha avuto i Giochi non c’era. Ristrettezze e tagli al bilancio hanno dato meno luce a un’Olimpiade che doveva essere, nei progetti e nelle attese del comitato olimpico internazionale, indimenticabile. Caos nei trasporti, piscine verdi, stadi troppo vuoti. Alla fine ha prevalso lo spirito dei Giochi e il desiderio di gareggiare. Al contrario dalla cerimonia di apertura ,quando la delegazione di ogni Paese entrava separatamente, alla chiusura gli atleti delle varie nazioni si sono mescolati nella sfilata per celebrare l’unione dei popoli. Daniele Lupo ( per scelta del presidente del CONI, Giovanni Malagò ),è stato il portabandiera della delegazione azzurra: insieme a Paolo Nicolai si è portato a casa l’argento, la prima storica medaglia del beach volley italiano fin da quando lo sport è olimpico nel 1996. L’Italia se ne va con un bottino di 28 medaglie, 8 d’oro, 12 d’argento e 8 di bronzo, nona nel medagliere come a Londra e con il rammarico di aver perso ancora l’oro nella pallavolo. Deve esserci un sortilegio da quel giorno d’estate del 1992 quando a Barcellona il tie-break nei quarti contro l’Olanda ci sbarrò la strada. Da allora l’Italvolley, che era ed è una potenza, ha vinto tutto tranne questo oro. Alla vigilia della partenza per Rio, al Coni avevano fissato l’asticella a quota 25 medaglie per tornare soddisfatti dal Brasile. Gli azzurri, che per qualità e profondità della spedizione avrebbero potuto anche sfondare il tetto dei trenta podi, si sono fermati a 28. In linea con l’obiettivo dichiarato, esattamente alla pari del bottino di Londra 2012 e Pechino 2008. Stavolta, però, a differenza delle ultime due edizioni ci sono più argenti (11) che bronzi (8), già indice di un miglioramento di sistema. Ci sono molti più ori (8, quasi il doppio) di quelli attesi. E poi ci sono tutta una serie di podi sfumati e occasioni perse di cui andare fieri. Ma sono tanti i nomi dei non vincitori da ricordare: da Vincenzo Nibali, a Federica Pellegrini; dall’eliminazione prematura di Arianna Errigo nel fioretto ,al ko di Clemente Russo, fino ai centesimi che hanno negato il bronzo a Vanessa Ferrari nella ginnastica artistica e alle Farfalle della ritmica, e ai rimpianti di Fabio Fognini e del doppio Errani-Vinci nel tennis. Facile attribuire i meriti di questo successo: scherma , nuoto e tiro ,hanno trascinato in alto l’Italia nel medagliere . La Federnuoto di Paolo Barelli, disastrosa a Londra 2012, può festeggiare il miglior risultato di sempre, con addirittura 8 medaglie tra nuoto, pallanuoto e tuffi (discipline diverse che ricadono tutte sotto l’egida della Fin). Un vero e proprio trionfo, guidato dal successo storico di Paltrinieri e dalla doppietta di Setterosa e Settebello; che dire poi del tiro, a segno e soprattutto a volo, una vera e propria miniera d’oro per l’Italia: da qui arrivano addirittura sette medaglie, e soprattutto quattro ori su otto di quelli conquistati (il 50%).Infine , gli exploit di pallanuoto e pallavolo, poi, sono riusciti a cancellare persino il rammarico per gli sport di squadra, che sembravano il punto debole della spedizione dopo la dolorosa eliminazione del basket nel preolimpico di Torino e la mancata qualificazione del calcio. Andate in archivio queste Olimpiadi , resteranno mille ricordi e tanti volti: il più rappresentativo di tutti, probabilmente, è quello di Fabio Basile, oltre alle medaglie emozionanti i (l’Italvolley o Lupo-Nicolay nel beachvolley), commoventi (Tania Cagnotto, finalmente di bronzo dopo una vita di delusioni) o storiche (Elia Viviani nel ciclismo su pista, Paltrinieri nei 1500 stile); non dimentichiamo i vari talenti che hanno partecipato a queste Olimpiadi : da Irma Testa nel pugilato, Elios Manzi nel judo, gli azzurri dell’inseguimento a squadre, le ragazze del tiro con l’arco, fino ai canoisti Tacchini e De Gennaro) che in Brasile hanno fatto esperienza e fra quattro anni saranno veramente da podio. Ed è soprattutto questo, un ricambio generazionale già avvenuto con successo, a fare tutta la differenza del mondo rispetto a Londra, dove i risultati in sé erano stati più o meno simili. Più delle 28 medaglie, è questa la grande eredità di Rio 2016 : questo patrimonio da coltivare , per raggiungere grandi traguardi.

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