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CINQUE COSE DA SAPERE SULLA PASQUA

Lo sapevate che in Lombardia, nel periodo pasquale, si prepara una torta salata a base di prosciutto e asparagi? O che l’uso cristiano di cibarsi di un agnello per Pasqua deriva in realtà da un’usanza ebraica? O ancora che la ricorrenza non cade nello stesso giorno per i cristiani di tutto il mondo?

Pur essendo accomunati talvolta dalle medesime festività, non di rado accade che i popoli sparsi per la Terra abbiano le proprie tradizioni con cui manifestano non solo la gioia e l’aderenza a un rito solenne, ma anche l’appartenenza a una religione e il legame con la propria terra. Cibi, giochi, decorazioni ci differenziano o, in alcuni casi, ci uniscono alle persone da noi più distanti, in una delle feste più celebrate in giro per il globo. Qui di seguito, alcune delle cose più curiose da sapere sulla Pasqua.

UOVA. L’uso di regalare uova è collegato al fatto che la Pasqua è non solo, da un punto di vista strettamente religioso, il giorno della resurrezione e della vita nuova, ma è anche la festa dell’inizio della primavera, vale a dire la stagione che segna la rinascita e il rinnovamento della natura: nulla di più appropriato, pertanto, come simbolo pasquale, di un uovo, da sempre associato alla nascita e alla fecondità in numerose culture antiche e moderne.

CONIGLIO. Il legame tra la Pasqua e il coniglio affonda invece le sue radici nella tradizione pagana, sempre perché associato all’idea di fertilità (i conigli sono animali assai prolifici) e della primavera che avanza, benché in origine si trattasse di una lepre, poi sostituita pian piano dal coniglio. Una leggenda, infatti, racconta che fu sant’Ambrogio a scegliere la lepre come simbolo di rinascita e resurrezione, forse per via della sua capacità di mutare colore del manto col passare delle stagioni. Ad ogni modo, si tratta di un’usanza che ha preso piede più all’estero che in Italia: basti pensare che in Paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti il coniglietto pasquale è diventato una vera e propria incarnazione di una creatura fantastica che lascia regali ai bambini.

LA DATA. In principio alcune comunità dell’Asia Minore celebravano la Pasqua in concomitanza con gli Ebrei, non necessariamente di domenica, sulla base delle indicazioni del Vangelo di Giovanni, a differenza dunque di altre comunità cristiane che invece festeggiavano l’ultimo giorno della settimana, seguendo pertanto i tre Vangeli sinottici.

Con il concilio di Nicea del 325 d.C. si stabilì che da quel momento in poi la Pasqua sarebbe stata celebrata la prima domenica dopo la prima luna piena di primavera. Le indicazioni da seguire sono dunque, ancora oggi, l’equinozio di primavera e il plenilunio seguente, ed è per questo che la Pasqua cade sempre tra il 22 marzo e il 25 aprile. Oggi fanno eccezione solo gli ortodossi che, servendosi del calendario giuliano, e non di quello gregoriano, festeggiano la Pasqua all’incirca una settimana dopo i cattolici.

COLOMBA. La colomba è l’uccello che Noè liberò dall’Arca e che vide tornare con un ramoscello d’ulivo nel becco, segno che la terra cominciava a liberarsi dalle acque del diluvio. Da lì è diventata simbolo della salvezza dell’uomo, così come il sacrificio compiuto da Cristo sulla croce è stato compiuto per la salvezza dell’umanità.

Il motivo per cui, però, oggi si mangiano dolci a forma di colomba sembra derivare da due leggende. La prima ci porta indietro al VI secolo, quando Alboino, re dei Longobardi, durante l’assedio della città di Pavia si vide offrire un dolce a forma di colomba come segno di pace. Un’altra riguarda san Colombano, il quale, mentre era ospite della regina longobarda Teodolinda, benedisse le pietanze del banchetto, che in un attimo si trasformarono in bianche colombe di pane.

PIETANZE ITALIANE. In Lombardia si cucina una torta salata con asparagi e prosciutto che viene servita come antipasto durante il pranzo pasquale. Gli asparagi ritornano anche in Veneto, dove vengono utilizzati per l’insalata pasqualina, insieme alle uova sode e alle code di gamberi.

In Molise è invece consuetudine preparare un’insalata composta da uova di quaglia sode tagliate a metà e fagiolini verdi. In Trentino Alto Adige sono protagoniste della tavola delle polpette a base di carne d’agnello, che viene macinata e impastata con l’uovo, il parmigiano, prezzemolo, latte e pangrattato.

In Basilicata abbiamo la scarcedda, un dolce tipico del luogo farcito di ricotta e zucchero, con all’interno anche un uovo sodo. Le scarcelle pugliesi sono decorate invece con piccoli ovetti di cioccolato, e talvolta possono contenere un uovo sodo. Impossibile dimenticare le specialità della cucina campana, la pastiera e il casatiello, la prima a base di ricotta, il secondo con le immancabili uova sode.

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