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Codici a colori e numeri: rivoluzione al pronto soccorso. Obiettivo ridurre le attese ed evitare ricoveri inappropriati

Pronto soccorso italiani, presto la rivoluzione. Giovedì dovrebbe arrivare il via libera dalla Conferenza Stato-Regioni sulle nuove linee guida elaborate al tavolo di lavoro istituito al ministero della Salute ed inviate alle Regioni, che ridefiniscono anche gli standard delle Unità di osservazione breve intensiva (Obi) nei dipartimenti di emergenza-urgenza (Dea). Ancora poco sviluppate sul territorio nazionale. In sostanza, si parla di ridurre i ricoveri inappropriati, i tempi d’attesa e ad aumentare la sicurezza delle dimissioni.  Codici numerici da 1 a 5 a cui le Regioni potranno associare un codice colore: Rosso per un’emergenza che necessita di un accesso immediato; Arancione per urgenze che vanno gestite entro brevissimo tempo; Azzurro per interventi che vanno gestiti entro un’ora; Verde per urgenze minori da gestire entro due ore; Bianco per interventi non urgenti da gestire entro quattro ore. E’ quanto prevede, tra le altre cose, il via libera alle Linee di indirizzo nazionali sul Triage Intraospedaliero.

“L’Accordo Stato-Regioni è positivo soprattutto perché allinea l’Italia agli standard della maggior parte degli altri Paesi a livello internazionale, perché considera la presa in carico della persona nella sua interezza, partendo proprio dalla necessità di una maggiore attenzione all’umanizzazione della cura e infine perché pone le basi per ridefinire e valorizzare il ruolo della medicina d’emergenza-urgenza e delle strutture dei Pronto soccorso – a sottolinearlo Sergio Venturi, Coordinatore vicario della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome – E’ naturalmente previsto un periodo di transizione di 18 mesi e si punta a una migliore organizzazione delle aree e degli spazi, distinguendo, nell’ambito della presa in carico, un’area di osservazione breve e intensiva che comporti, oltre all’osservazione clinica, una terapia a breve termine e la possibilità di approfondimenti diagnostici. Uno strumento pensato anche per ridurre ricoveri inappropriati e per aumentare la sicurezza delle dimissioni dal Pronto soccorso, ma che per funzionare avrà bisogno di una dotazione organica adeguata e una posizione adiacente ai Pronto soccorso”. “Ma la vera scommessa – ha concluso Venturi – è delineata nel piano per gestire il sovraffollamento fondato su una interazione funzionale fra ospedale e territorio con una definizione dei ruoli e delle reti sia ospedaliere che territoriali. Il modello proposto è quello ‘hub & spoke’, con la conseguente classificazione delle strutture ospedaliere in funzione della diversa complessità clinico-assistenziale, differenziando i presidi ospedalieri in sedi di Pronto Soccorso, Dea di 1° livello e Dea di 2° livello. Un modello che per alcune malattie complesse e in alcune Regioni del Paese è già una realtà”.

pronto soccorso triage ansa-2

Nella gestione complessiva del cittadino-utente-paziente, l’organizzazione degli spazi del pronto soccorso “prevede un’area dedicata alla presa in carico della persona, in quanto entità sociale con una famiglia e un ambiente di riferimento. Con questo si intende considerare, nell’ambito delle attività assistenziali, non solo le valutazioni clinico assistenziali proprie della condizione che porta il paziente al pronto soccorso, ma anche la presa in carico della persona stessa nella sua interezza, considerando quindi la sua ‘umanità’. Questa attenzione, che oggi chiamiamo ‘umanizzazione delle cure’, in effetti è un aspetto del piano assistenziale.

Secondo il documento “i cambiamenti intervenuti in ambito sanitario negli ultimi anni hanno portato alla ridefinizione del ruolo della medicina d’emergenza-urgenza e alla rivalutazione delle strutture di pronto soccorso, intese non più come luogo di ‘transito’, ma come luogo di diagnosi e cura”. In virtù di questo contesto si è resa “necessaria un’articolazione organizzativa per poter dimettere dal pronto soccorso un paziente con una patologia acuta risolvibile in tempi brevi, senza ricorrere al ricovero ospedaliero”. L’Obi risponde a questa esigenza attraverso tre funzioni “osservazione clinica, terapia a breve termine e possibilità di approfondimento diagnostico”. “Cambia l’assetto dei servizi ma soprattutto l’approccio nei Pronto soccorso. Con l’Accordo Stato-Regioni di oggi si realizza un cambiamento importante con tre obiettivi fondamentali: evitare i ricoveri inappropriati, ridurre i tempi di attesa e aumentare la sicurezza delle dimissioni”. Lo ha detto Stefano Bonaccini, Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, commentando il via libera alle Linee di indirizzo nazionali sul Triage Intraospedaliero, sull’Osservazione Breve Intensiva e quelle per lo sviluppo del Piano di gestione del sovraffollamento in Pronto Soccorso. “Qualcuno ha parlato di ‘rivoluzione’, ma credo si tratti semplicemente di una evoluzione basata su positive esperienze che si sono concretizzate in alcune Regioni. C’è stato un intenso lavoro Stato-Regioni – ha concluso Bonaccini – che ha portato a questi testi condivisi in cui sono state recepite molte delle indicazioni fornite dai tecnici e dagli esperti delle Regioni”.

Le nuove linee guida puntano anche a migliorare la gestione dei conflitti che possono nascere nei pronto soccorso tra operatori e i familiari dei pazienti. “La presenza di un referente per la gestione dei conflitti con utenti in attesa può contribuire a migliorare la fase della comunicazione delle informazioni relative alla gestione dell’evento; ad esso si può fare riferimento per questioni relazionali che non riescono a trovare ristoro nella relazione con gli infermieri di triage – evidenzia il documento – Analogamente, la figura dell’assistente di sala attesa, da reperire nell’ambito delle associazioni di volontariato accreditate a livello nazionale o regionale, può svolgere il ruolo di mediatore delle relazioni tra il personale sanitario ed i cittadini”. Nelle conclusioni il documento rimarca che il “triage è l’inizio del percorso in pronto soccorso e ha due obiettivi: individuare le priorità di accesso alle cure; indirizzare il paziente all’approccio percorso diagnostico-terapeutico”. Inoltre si ribadisce che “il triage in pronto soccorso è una funzione infermieristica, svolta da personale con appropriate competenze e attuata sulla base di linee guida e protocolli in continuo aggiornamento”.

 

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