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Come coniugare il cibo con le “emozioni da quarantena”

L’epidemia di Covid 19 ha cambiato tutto: trascorriamo l’intera giornata in casa, e anche i pranzi e le cene sono tra le mure domestiche. I ristoratori si adoperano per affrontare la crisi appoggiandosi al delivery e intanto la grande distribuzione cresce a ritmi vertiginosi.

Gli ultimi dati diffusi da Coop, per esempio, raccontano di carrelli sempre più pieni di cibi in scatola e poveri di cibi freschi, come fossimo in tempo di guerra nonostante – è bene ricordarlo – gli approvvigionamenti alimentari continuino regolarmente e i supermercati restino aperti.

«Il motivo è che in questo momento è molto più facile lasciarsi trascinare dalle emozioni, più che dalla necessità.

E, dato che il cibo è sinonimo di gratificazione, si tende a mettere nel carrello alimenti che servono a sollevare l’umore più che il bisogno fisiologico di mangiare», spiega Valentina Schirò, biologa nutrizionista specializzata in scienza dell’Alimentazione e dottore di ricerca in oncopatologia molecolare e cellulare.

Esempi? Il junk food anzitutto, ovvero cibi ricchi di sale e zucchero, e in generale alimenti poco nutrienti. Cosa fare? Seguire un piano dettagliato per sfuggire all’impulso: «Un’idea – conclude l’esperta – può essere fare un menu settimanale di base che tenga conto delle abitudini alimentari ma anche dei gusti, provando a gestire così emozioni e necessità».

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