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Concorsone Navigator. Sette su dieci sono donne. Si è presentato uno su tre candidati.

Al concorso per navigator alla fine della tre giorni di prove a Roma si è presentato uno su tre candidati attesi: 19.587 su 53.907, cioè il 36,33%. Lo comunica Anpal Servizi. Ora la scelta cadrà su circa 1 su 6 che hanno passato la prova: i posti a disposizione per diventare navigator e andare così a supportare i Centri per l’Impiego di tutta Italia nelle attività previste dal Reddito di Cittadinanza sono infatti poco meno di 3.000.

Cento domande a crocette in cento minuti. Il primo turno comincia con due ore di ritardo, dopo aver passato tutti i codici di identificazione sotto i lettori ottici. Borse, zaini e cellulari si possono portare dentro. I trolley no: per quelli c’è un guardaroba che costa 2 euro. Mariti, mogli, madri e padri aspettano oltre le transenne. Tanti hanno guidato dalle prime ore dell’alba diretti verso il concorsone. Le nonne sorvegliano i nipotini nei passeggini. «Ma che devono fare poi?», chiede una mamma. «Certo uno ci prova. Ma dove li mettono che da noi al centro per l’impiego c’hanno uno stanzino senza nemmeno un computer?».

Nel parcheggio affollato dell’ingresso Nord della nuova Fiera di Roma hanno sostato in fila i pullman delle più note compagnie di autolinee calabresi, pugliesi e campane. Le agenzie di viaggi hanno organizzato nel dettaglio le corse per portare nella Capitale i quasi 54mila laureati selezionati (53.907) per il concorsone da navigator, il termine importato in Italia dall’italoamericano presidente di Anpal Mimmo Parisi per indicare chi dovrà aiutare i percettori del reddito di cittadinanza a trovare un lavoro. Più della metà arriva dal Mezzogiorno. Sette su dieci sono donne. Solo 2.980 alla fine diventeranno i primi navigator italiani. I giorni di concorso sono tre – 18, 19 e 20 giugno – divisi in due turni da 9mila partecipanti l’uno. Ma già dalla ressa ridotta del primo turno del mattino si capisce che sono molti di meno. E infatti a metà giornata arriva il dato: si è presentato solo il 35%, poco più di uno su tre. Il resto ha rinunciato. «Non ci crede nessuno. Le mie amiche alla fine non sono venute. E io mi chiedo che ci sono venuta a fare», dice Rosalba, 31 anni, psicologa.

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