Cultura

Conflitti nel Mediterraneo: al via la Rassegna Teatrale Frontiere

Dai senza patria ai senza reddito, uno sguardo da lanciare oltre le “frontiere” geopolitiche, sociali ed economiche del mondo contemporaneo, per restituire la parola anche agli ‘ultimi’, oltrepassando i confini in pace e riuscendo ad unire sulla scena teatrale i diversi linguaggi dell’arte, dalla danza alla poesia. È questo in sintesi il senso più profondo della Rassegna Teatrale Frontiere, ideata dalla Fondazione Teatro-Città di Mercato San Severino, presieduta da Andrea Torre, in collaborazione con la società di produzione teatrale CommunicAction diretta da Carmine Giannella, che prenderà il via Venerdì 6 Febbraio alle ore 21 presso il Teatro Comunale di Mercato San Severino con l’anteprima nazionale “Mediterraneo”.

Una trilogia di spettacoli (“Mediterraneo”, “Ring” e “Blackout”), tutti firmati da Andrea Manzi, giornalista, scrittore e autore teatrale, e condirettore del Corso di Alta Formazione in Geogiornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, e tutti, seppur prodotti in tempi diversi, uniti dallo stesso comune denominatore: la tragedia della libertà negata come tragedia dell’umanità.

“Si tratta di una prestigiosa rassegna – spiega Andrea Torre, presidente della Fondazione Teatro – Città di Mercato San Severino – che vuole rappresentare non già un’iniziativa transitoria, ma il punto di partenza di un progetto di lungo respiro, che restituisca al Teatro Comunale di Mercato San Severino quel ruolo di spazio di sperimentazione culturale e di centro nazionale di ricerca teatrale che ha ricoperto per oltre quindici anni sul finire del secolo scorso”.

Il primo spettacolo sarà un’anteprima nazionale assoluta, “Mediterraneo”, un progetto di teatro-danza prodotto dall’Associazione Campania Danza diretta da Antonella Iannone e realizzato in collaborazione con il Liceo Coreutico Statale Alfano I di Salerno.

Prima dello spettacolo la presentazione della rassegna, coordinata da Concita De Luca, sarà affidata ad Andrea Torre, presidente della Fondazione Teatro – Città di Mercato San Severino, Giovanni Romano, assessore all’ambiente della Regione Campania e Sindaco di Mercato San Severino, Ottavio Di Grazia, membro del Comitato scientifico del primo Master italiano in Mediazione e Comunicazione interreligiosa ed interculturale dell’Università Suor Orsola Benincasa, Franco G. Forte, storico della transavanguardia e della sperimentazione teatrale, Antonello Petrillo, direttore dell’Unità di Ricerca sulle Topografie sociali dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e all’insigne critico letterario Giuseppe Amoroso. Ospite d’eccezione il giovane sociologo Luca Manunza, primo ricercatore italiano ad essere arrivato a Kobane, la città siriana al confine con la Turchia, teatro delle più accese campagne di occupazione e devastazione dell’ISIS. Sulla scena con le coreografie di Annarita Pasculli, le musiche dal vivo di Paolo Cimmino e la regia di Pasquale De Cristofaro, l’immane tragedia dei profughi nel Mediterraneo. Già in passato e con ottimi esiti, Andrea Manzi, aveva affrontato in teatro il difficile problema dell’integrazione razziale. Ora, con questo nuovo e fulminante quadro poetico, consegna alla forza della sua scrittura l’indicibile scandalo delle morti in mare che continuano a sconvolgere le coscienze di tutta Europa ma che i governi del vecchio continente non riescono a fermare.

Le musiche originali sono eseguite dal compositore e musicista Paolo Cimmino e delineano una colta e raffinata sintesi di tutta la migliore produzione musicale nata sulle coste del nostro Mediterraneo.  Il cast è formato dall’attore narrante, Paolo Aguzzi, da tre danzatori professionisti (Patrizia Inzaghi, Antonello Apicella e Simone Liguori) e da cinque brillanti allievi del Liceo Coreutico Statale Alfano I di Salerno.

“Si tratta di un’opera emozionante e drammatica – anticipa il regista Pasquale De Cristofaro, da anni impegnato nella sperimentazione di nuovi linguaggi teatrali – che trasporta lo spettatore sulla scena delle tragedie del mare nostrum, grazie alla nitida profondità della poesia di Manzi, esaltata dalla musica e dalla potenza espressiva delle coreografie del teatro-danza di Annarita Pasculli, allieva della celebre Folkwang Hochschule di Essen, diretta da Pina Bausch. Una profondità che si riscontra in tutta la produzione poetica di Manzi e che emergerà, con diverse angolazioni prospettiche, anche in ‘Ring’ e ‘Black Out’, le altre due opere in rassegna”.

“Mediterraneo – spiega Andrea Manzi – vuole offrire agli spettatori una sorta di talismano che ci possa condurre lontano da ogni miseria, fisica e morale, in un ludus teatrale che porta a immergerci, ad ogni suono, passo e parola, in una stupefacente mescolanza, capace di svelare la modernità di ogni luogo e di ogni tempo, con la sua debolezza e la sua forza”.

La rassegna proseguirà il 12 Febbraio, con “Ring”, un confronto dialettico serrato tra teatro e poesia con la contrapposizione in scena tra la realtà della vita e l’idealità sulla povertà morale, e si chiuderà il 26 Marzo con “Blackout”, una ballata tragica dedicata a Miriam Makeba, artista che ha lottato contro l’apartheid fino alla fine dei suoi giorni, quando morì durante la manifestazione in ricordo dei ghanesi uccisi a Castelvolturno per mano della camorra.

Nato come cinema nel 1972 il Teatro Comunale di Mercato San Severino diventa teatro sperimentale alla fine degli anni ’70. Uno spazio aperto di sperimentazione e un laboratorio per le arti sceniche, che ha documentato per anni tutto quanto di nuovo andava manifestandosi nel campo del teatro di ricerca in Italia e nel mondo. Un compito prestigioso in sé, ancor più arricchito dalla dimensione di pedagogia sociale e culturale verso il territorio di riferimento, raggiunta grazie al supporto costante della migliore Accademia – particolarmente fecondo il rapporto con la cattedra di Storia del teatro e dello spettacolo tenuta all’Università di Salerno dallo storico e teorico Achille Mango – e della più attenta critica militante (Giuseppe Bartolucci su tutti).

Un’esperienza prestigiosa che ha trasformato in breve tempo una sala di periferia in un centro nevralgico dell’arte e dello studio teatrale, con presenze internazionali (da Tadeusz Kantor al Living Theatre, fino al Teatro Nero di Praga) e nazionali di grande richiamo: da Leo De Berardinis a Remondi e Caporossi, da Sambati a Martone, fino a Toni Servillo e Carlo Cecchi.

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