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DIEGO ARMANDO MARADONA COMPIE 56 ANNI : EL PIBE DE ORO , UNICA LEGGENDA DI NAPOLI .

Per tutti i napoletani!

Messaggio a tutti i napoletani, per il mio compleanno!

Pubblicato da Diego Maradona su Sabato 29 ottobre 2016

Diego Armando Maradona non ha certo bisogno di presentazioni. Il giocatore più forte di tutti i tempi, nell’infinita lotta con Pelè, che ha regalato due Scudetti al Napoli e che ha portato l’Argentina sul tetto del mondo nel 1986, sfiorando il bis quattro anni più tardi. Un vero trascinatore, un leader in ogni squadra in cui ha giocato, un sinistro magico e una voglia di vincere incredibile. La sua carriera è iniziata nell’Argentinos Juniors a soli 10 anni, nel 1970, ma l’esordio in prima squadra è avvenuto nel 1976. Cinque anni nelle Cebollitas con 166 presenze e 116 reti realizzate prima del suo passaggio al Boca per una sola stagione, la 1981/82 con 28 gol fatti in 40 partite. Poi il suo arrivo in Europa, al Barcellona, società nella quale El Pibe de Oro rimase per due stagioni mettendo a segno 38 reti in 58 gare. La sua avventura in Spagna fu contrassegnata da tanti infortuni il più grave dei quali, per un fallo del difensore dell’Athletic Bilbao Andoni Goikoetxea, gli causò la perdita del 30% della mobilità della caviglia. nonostante questo in blaugrana riuscì a conquistare una Coppa di Spagna, una Coppa della Liga e una Supercoppa spagnola.  Mi stanno uccidendo, non possono più tenermi in questa incertezza. Il Barcellona deve decidere prima possibile se tenermi ancora oppure no. Ormai mi sembra quasi tutto fatto, tra l’altro l’offerta del Napoli non può che essere considerata ottima”. Furono queste le parole di Maradona dopo la rissa in campo in occasione dell’incontro tra il Barça e l’Athletic Bilbao, la prima volta in cui Diego incontro nuovamente Goikoetxea, e pochi mesi più tardi l’ipotesi Napoli divenne realtà. Passò al club campano per 13 miliardi e mezzo di lire e il  5 luglio 1984 El Pibe De Oro ,venne presentato ufficialmente allo stadio San Paolo e fu accolto da circa ottantamila persone, che pagarono la quota simbolica di mille lire per vederlo. L’amore  con l’ambiente partenopeo sbocciò subito :  con la maglia azzurra disputò un totale di 259 partite mettendo a segno 116 gol, ma soprattutto vincendo due Scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una Coppa UEFA. Il Napoli vinse il suo primo scudetto nel campionato 1986-1987 (allenatore Ottavio Bianchi), battendo dopo trentadue anni la Juventus al “Comunale” di Torino. Il 10 maggio 1987 il Napoli pareggiò per 1-1 la partita casalinga con la Fiorentina conquistando matematicamente il suo primo scudetto. Il Napoli vinse anche la sua terza Coppa Italia, vincendo tutte le 13 gare, comprese le due finali disputate contro l’Atalanta. L’accoppiata scudetto/coppa fu un’impresa che fino a quel momento era riuscita solo al Grande Torino ed alla Juventus. Nella stagione 1987-1988 il Napoli di Ottavio Bianchi partecipò per la prima volta alla Coppa dei Campioni, venendo eliminato dopo un doppio confronto con il Real Madrid. In campionato il Napoli, fino alla ventesima giornata, mantenne cinque punti di vantaggio sulla seconda, quindi si fece superare dal Milan, perdendo quattro delle ultime cinque partite. Maradona fu capocannoniere del torneo con 15 reti all’attivo. Nel 1994 un pentito camorrista sostenne che Maradona e compagni avevano venduto lo scudetto su pressioni del Clan Giuliano di Forcella che, in caso di vittoria dello scudetto da parte dei partenopei, avrebbe perso decine di miliardi nelle scommesse clandestine, accuse che successivamente si riveleranno infondate. Nel 1989 il Napoli sfiorò la tripletta, concludendo il campionato ancora al secondo posto, dietro l’Inter dei record, arrivando in finale di Coppa Italia e vincendo la Coppa UEFA (terzo titolo internazionale) dopo aver battuto nella doppia finale lo Stoccarda (2-1 all’andata e 3-3 al ritorno). Durante l’estate del 1989, Maradona fu quasi sul punto di trasferirsi all’O. Marsiglia: aveva già firmato il contratto, ma poi il presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, bloccò la trattativa. Nella stagione 1989-1990 a Bianchi subentrò Albertino Bigon. Maradona non giocò le prime partite della stagione e venne sostituito da Gianfranco Zola, rientrando presto in squadra. Il campionato fu riconquistato dal Napoli con Maradona pronto a presentarsi ai Mondiali fregiandosi del titolo di campione d’Italia. La stagione 1990-1991 cominciò con la vittoria nella Supercoppa italiana del 1990 ottenuta battendo la Juventus per 5-1. Nelle prime tre partite di campionato, invece, la squadra ottiene un punto. In Coppa dei Campioni, dopo la doppia vittoria sugli ungheresi dello Újpesti Dózsa, al secondo turno il Napoli incontrò lo Spartak Mosca; l’andata al San Paolo finì in parità, 0-0, e in occasione della partita di ritorno in Russia Maradona non partì con la squadra, bensì noleggiò un aereo privato ed arrivò a Mosca solo la sera successiva; il caso fu ampiamente affrontato dalla stampa italiana, che tra l’altro riportò alcune dichiarazioni di Luciano Moggi (allora dirigente del Napoli) e Albertino Bigon. Maradona entrò in campo solo nel secondo tempo, l’incontro finì 0-0 anche dopo i supplementari e i russi vinsero la partita ai rigori (nonostante Maradona avesse siglato il suo). Maradona, capitano del Napoli, solleva la Supercoppa italiana 1990 L’esperienza italiana di Maradona finì il 17 marzo 1991  e nel 2000 il Napoli decise che mai più nessun calciatore avrebbe indossato una maglia col numero 10 appartenuto a Maradona. Nel 2004, a causa del fallimento e della successiva iscrizione al campionato di Serie C1 e per il regolamento della numerazione delle maglie di quest’ultima, il Napoli fu comunque costretto a ristampare la maglia con quel numero, fino al nuovo ritiro nel 2006, grazie alla promozione in Serie B. Dopo il passaggio al Siviglia il numero dieci azzurro fece ritorno in Argentina dove concluse la sua carriera con la maglia del Boca Juniors nella stagione 1997/98. Con la Nazionale invece partecipò a quattro edizioni dei Mondiali (1982, 1986, 1990, 1994) andando in gol in tutte tranne che nella rassegna iridata giocata in Italia, nella quale segnò soltanto su calcio di rigore proprio contro gli Azzurri in semifinale. Il suo Mondiale fu però quello del 1986 in Messico, vinto dall’albiceleste: nacque proprio in quell’occasione la Mano de Dios nella sfida valida per i quarti di finale contro l’Inghilterra nella quale il numero 10 segnò prima di mano e poi con uno dei gol più belli messi a segno nella storia del calcio, quello degli 11 tocchi. La carriera calcistica di Maradona non si è certo conclusa in maniera limpida, ma preferiamo fermarci alle sue magie in campo, nel giorno in cui Diego compie 56 anni e a cui vanno gli auguri di tutti gli amanti del calcio.

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