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Donazione degli organi. Parla il presidente della SIN

Sono circa 10mila i casi di nuovi dializzati cronici che ogni anno, secondo i dati ufficiali della “Società italiana di Nefrologia”,  si registrano in Italia. Una patologia, l’insufficienza renale, con costi sociali ed economici notevoli. Per questi pazienti la qualità della vita potrebbe sensibilmente migliorare se intervenisse, come alternativa alla dialisi, il trapianto di rene. Ne abbiamo parlato con il presidente della SIN, l’irpino Giovambattista Capasso, tra i massimi esperti di nefrologia a livello internazionale.

 

Professore, in questi giorni è impegnato nell’organizzazione di una giornata di sensibilizzazione alla donazione degli organi: “Io dono: l’Irpinia per la vita”. Di cosa si tratta?

«Come SIN affrontiamo questa tematica attraverso incontri, convegni e giornate di sensibilizzazione. Abbiamo scelto di farlo anche con una passeggiata ciclistica non agonistica che attraverserà sei Comuni dell’Irpinia (Lioni, Nusco, Torella dei Lombardi, Rocca San Felice, Guardia Lombardi e Sant’Angelo dei Lombardi). Sarà un modo per ammirare la mia terra e uno dei percorsi ciclistici più belli d’Italia. Parteciperanno professionisti, associazioni di volontariato, emodializzati, donatori e trapiantati, ma invitiamo a unirsi a noi quanti sono a favore della donazione degli organi. Indosseremo la maglietta “Io dono”, ci fermeremo nelle piazze e parleremo direttamente alla gente».

L’appuntamento è per domenica 31 agosto con partenza da Lioni alle 9.30. Ma perché questa idea della ciclo-passeggiata?

«È nata dall’esigenza di diffondere un messaggio positivo attraverso un evento gioioso. Sentir parlare testimonial, cioè persone che hanno beneficiato dei trapianti, piuttosto che medici può aiutare a creare un clima favorevole attorno a questa tematica. Come Società Italiana di Nefrologia pensiamo che questo tipo di campagna promozionale possa portare maggiori risultati».

In base ai dati AIDO però  le donazioni e quindi i trapianti sono in leggero calo, soprattutto quelli di rene e cuore.

«La giornata di sensibilizzazione infatti nasce proprio da questi dati che vedono l’Italia non crescere. Di qui la necessità di dire che donare non è più un atto eroico, come si credeva fino a qualche tempo fa, ma normalità. Sono stati fugati gli ultimi dubbi sulla differenza tra coma e morte cerebrale: nel primo caso il paziente perde i sensi, ma mantiene le funzioni cerebrali, il sistema nervoso è integro e il risveglio, come dimostra il caso di Michael Schumacher, è possibile. Nel secondo caso invece il cervello è irrimediabilmente leso, l’elettroencefalogramma si presenta piatto, nessuna forma di interazione con l’esterno è presente, si è di fronte a un soggetto che non potrà più ritornare alla vita. Il progresso della ricerca sta proprio nella possibilità oggi di diagnosticare la morte cerebrale anche quando il cuore continua a battere».

Oltre a questo, in tanti non sanno che per donare bisogna manifestare esplicitamente il proprio consenso. C’è perciò un problema di comunicazione, oltre che culturale?

«Di comunicazione, medico, culturale, ma anche di strutture che devono essere preparate a diagnosticare la morte cerebrale. Non è semplice far capire, a qualcuno che sta perdendo il proprio caro, che quella persona non tornerà più alla vita, e’ un momento tragico e dare il consenso all’espianto degli organi non è affatto una cosa superficiale. Oggi però anche la Chiesa ha abbattuto le sue barriere e ha capito che donare gli organi è una delle più alte espressioni di solidarietà. Non a caso il prossimo 11 ottobre a Roma, alla presenza di Papa Francesco e del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, celebreremo la Giornata mondiale della donazione degli organi».

Maggiori informazioni sul programma sono disponibili qui: https://www.facebook.com/irpiniadona?fref=ts

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