Economia e Welfare

ECONOMIA ,LE TECNICHE DI RISCATTO

Sono recentissimi i dati sul calo della produzione industriale che parlano di un meno 7,3%, nonche’ degli ordinativi diminuiti del 5,3% ( dati Istat del dicembre 2018 nel confronto con dicembre 2017).

L’ anamnesi sull’andamento dell’economia italiana presenta inoltre una serie di indicatori in zona negativa: si riducono gli investimenti destinati alle opere pubbliche e alle infrastrutture, rallenta l’erogazione di finanziamenti a famiglie e imprese le quali, a loro volta non investono perché la domanda interna è in calo.

L’ andamento negativo del Pil per due trimestri consecutivi  conferma l’entrata del Paese nella cosiddetta ‘recessione tecnica’.

Va subito precisato che i dati definitivi si avranno solo a marzo, ma non vanno trascurate le conseguenze per un Paese come l’Italia che, al di là dei dibattiti dei salotti televisivi, era comunque ben lontano da una vera e propria ripartenza dopo la grande crisi del 2008.

Infatti la nostra economia soffre di seri problemi strutturali. Prova ne sia il fatto che negli ultimi 20 anni e’ cresciuta meno della media di crescita delle economie europee.

La Bce, sotto la presidenza di Mario Draghi, grazie ad una politica monetaria ultraespansiva, ha teso a concedere tempo ai vari Paesi, al fine di permettere la realizzazione delle riforme strutturali. L’Italia si e’ mossa purtroppo con molta lentezza, tanto che in questo periodo si e’ accresciuto il divario con le altre nazioni.

Va ricordato come la sola marcia di avvicinamento all’euro ci abbia consentito di risparmiare parecchi miliardi di spesa per interessi sul nostro immenso debito pubblico. Numeri, che ci raccontano un’amara verità, cioè che se avessimo speso bene quei denari risparmiati, investendoli in scelte oculate, anziché sperperarli sostanzialmente in spesa corrente, oggi saremmo probabilmente in una condizione socio-economica e finanziaria del tutto differente.

Secondo le stime della Commissione Europea, l’ Italia e’ l’ultimo dei 28 Paesi dell’Eurozona per prospettive di crescita. Per l’anno in corso prevede una crescita del nostro Pil dello 0,2%. A precederci nella poco invidiabile classifica addirittura la Germania, che comunque con più 1,1% cresce cinque volte più di noi. A fronte di un incremento del Pil dell’Eurozona pari all’1,5 %,  la Spagna   crescerà del 2,1%, la Francia e Regno Unito (nonostante Brexit) dell’ 1,3%.

Nelle condizioni economiche ideali – euro debole, petrolio a basso costo, politica monetaria ultraespansiva, crescita economica globale –  l’Italia si mantiene in equilibrio; ma, non appena uno di questi fattori recede, l’economia soffre ed il Paese rischia di regredire.

Achille Colombo Clerici 

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