DROGHE LEGGERE: DISAGIO, DOLORE, INCOMPRENSIONE, MORTE. LA SFIDA EDUCATIVA.

Se penso ai ragazzi finiti in carcere per pochi grammi di droga leggera, con segnalazioni alle autorità, penso a divieti che generano solo dolore. Ma penso anche al perchè di tale consumo, al fatto che conta un sentimento di inadeguatezza,celano un disagio,credono di non piacere alle ragazze,non sanno cosa fare se non si comportano così. La semplice proibizione è presa come un rifiuto della persona. Se non si parte dall’ascolto, ai vari livelli (famiglia,scuola,comunità di vita), si rischia. A volte i genitori cercano di capire,senza penetrare un muro invalicabile.Di spinello non è mai morto nessuno,di incomprensione, superficialità e cortocircuito educativo e politico si. Lo Stato,con la guardia di Finanza, che interviene per spaventare e punire.

“Le ultime parole sono per te, figlio mio. Perdonami per non essere stata capace di colmare quel vuoto che ti portavi dentro da lontano”. Sono le parole di Antonella Riccardi, la madre del ragazzo che si è tolto la vita a Lavagna(Genova) durente una perquisizione perchè aveva della droga leggera di hashish. Era stata la donna a denunciare il figlio alla Guardia di Finanza  come consumatore e le Fiamme Gialle di Chiavari erano uscite per un controllo per aiutare una madre che sembrava disperata. ” Sono stato un genitore imperfetto”,così il padre dello stesso ragazzo,davanti la bara di suo figlio.

“Erano le sue prime canne,le nostre famiglie sono un mondo lontanissimo”, hanno detto i suoi compagni. Un professore ha aggiunto:”abbiamo cominciato a discuterne.Sulla denuncia della mamma gli studenti sono spaccati.”

E tutti adesso a discutere se occorre o no legalizzare lo spinello,che non brucia i neuroni,come molti pensano. Se a chi ha nella cannabis la risposta ai suoi problemi, si toglie semplicemente la cannabis stessa, gli si impedisce di rispondere. E come prova l’America,legalizzare non fa aumentare il numero dei consumatori. Ma a me adesso interessa capire di più l’atteggiamento dei genitori,la sfida educativa e per questo termino la mia riflessione ancora con le parole della mamma ai funerali del figlio.

“Vi vogliono far credere che fumare una canna è normale, che faticare a parlarsi è normale, che andare sempre oltre è normale. Qualcuno vuol soffocarvi – ha detto la donna – Diventate protagonisti della vostra vita e cercate lo straordinario. Straordinario è mettere giù il cellulare e parlarvi occhi negli occhi. Invece di mandarvi faccine su whatsapp, straordinario è avere il coraggio di dire alla ragazza sei bella invece di nascondersi dietro a frasi preconfezionate. Straordinario è chiedersi aiuto proprio quando ci sembra che non ci sia via di uscita. Straordinario è avere il coraggio di dire ciò che sapete. Per mio figlio è troppo tardi ma potrebbe non esserlo per molti di voi, fatelo. Noi genitori invece di capire che la sfida educativa non si vince da soli nell’intimità delle nostre famiglie, soprattutto quando questa diventa una confidenza per difendere una facciata, non c’è vergogna se non nel silenzio: uniamoci facciamo rete”, ha aggiunto. “In queste ore ci siamo chiesti perché è successo, ma a cercare i perché ci arrovelliamo. La domanda non è perché, ma come possiamo aiutarci. Fate emergere i vostri problemi”, ha detto la madre.

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