A Raqqa, dove la guerra non è ancora finita ma i bambini non smettono di giocare Fra i tanti drammi che hanno colpito la Siria c’è il rischio di perdere un’intera generazione. Proprio quella che un giorno dovrà ricostruire il Paese. E le vittime del disumano conflitto in Siria sono i bambini, le vittime innocenti di Aleppo,di Raqqa, dove negli ultimi mesi le bombe hanno distrutto tutto e si spara anche sui bimbi mentre vanno a scuola. Gente sepolta viva, non ci sono state vie di fuga. Vorrei proprio sapere perchè? A che scopo? Dal 2012 la battaglia di Aleppo e adesso quella di Raqqa è considerata decisiva per gli effetti della guerra civile siriana. La perdita di Raqqa ha un particolare significato, simbolico e strategico, per L’Isis. E’ stata il vero centro di potere militare, amministrativo e mediatico dell’organizzazione. Ad oggi non si è ancora conclusa e si è trasformata in una guerra di posizione. la capitale dello Stato islamico sta per cadere in mano ai curdi, ma il prezzo della liberazione è altissimo.
I bambini conoscono solo il sangue,la gente fatta a pezzi dalle bombe:chi li convincerà a non diventare estremisti?
Questa città, insieme ad Aleppo è diventata un tribunale per la politica europea ed internazionale. Politica sporca, politica provocatoria, politica pericolosa. Questa feroce guerra “per procura”,questa sanguinosissima guerra per procura. Una tipica guerra contemporanea, in cui i contendenti più pericolosi sono quelli esterni,quelli che appunto hanno scelto di combattersi in casa d’altri e sulla pelle di altri e in cui i civli sono le vere vittime,mentre i combattenti sono “le vittime collaterali.” nella prima guerra mondiale le vittime civili furono circa il 16%;mentre nell’invasione in Iraq l’80% e qui in Siria il 90%.
Papa Francesco ha implorato più volte il cessate il fuoco per la Siria,ha fatto appelli per consentire la fuga dei bimbi intrappolati sotto le bombe, ha espresso solidarietà e vicinanza della Chiesa a quanti fuggono dalla violenza della guerra e della persecuzione.
Ormai le bombe arrivano sui mercati,sulle scuole,sugli ospedali,sui convogli umanitari.
Qui, come in tutte le guerre, sono i piccoli che pagano il prezzo più alto.
La radicalizzazione islamista ha poco a vedere con povertà e ignoranza, almeno per quanto riguarda il reclutamento di proseliti. Il livello di istruzione delle reclute in Medio oriente è significativamente elevato,altro che giovanissimi diseredati. E’ difficile avere speranza quando ci si trova di fronte ad una situazione così, quando un Paese intero finisce al centro di una guerra in cui tante parti hanno un interesse e che per questo non destinata a finire presto. E per l’Europa adesso c’è l’incubo del ritorno dei foreign fighters, i combattenti stranieri che ora devono scegliere se ritornare nei Paesi di origine o meno. Tutti , potenti o no, in Siria, hanno perso la faccia e l’anima.La crisi siriana, vicina al suo quinto anniversario, è un’emergenza che si aggrava sempre più: oltre 12 milioni le persone colpite all’interno del paese e più di quattro milioni i siriani che sono stati costretti a rifugiarsi nei paesi vicini; migliaia le famiglie che cominciano ad arrivare anche alle porte dell’Europa.
Il numero complessivo di persone che fuggono dalla Siria è maggiore del numero di profughi della Seconda Guerra Mondiale.