IL DIRITTO AL LAVORO PRIMA DI TUTTO. IL GOVERNO SI NASCONDE. DE LUCA PROVA AD ALZARE IL TIRO.

Nessuno parla più delle gravi vertenze legate al mondo del lavoro, nessuno parla dei morti sul posto di lavoro. Il lavoro prima di tutto, assente dall’agenda governativa, dalle interviste, dalle risposte da mettere in campo.Il Ministro del lavoro  Di Maio e il suo collega degli Interni Salvini quali risposte hanno messo in campo? Un mercato del lavoro che dà deboli segnali di ripresa, mettendo, però,ancora ai margini i più deboli,le donne e i giovani. C’è una generazione perduta? In Italia,purtroppo,quattro giovani su dieci, sotto i venticinque anni, sono disoccupati. Sicuramente il cambiamento in atto nella società non porta alla “fine del lavoro” preconizzata da Rifkin. Impariamo ad osservare la realtà complessa e variegata del mondo del lavoro. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, come sancito dall’Articolo 1 della nostra Costituzione, eppure i disoccupati in Italia sono ben 2 milioni e 705 mila, mentre i giovani (15-24 anni) senza un impiego sono il 30,8%, e altri 3 milioni sono quelli che hanno smesso di cercare un’occupazione, le cosiddette “forze di lavoro potenziali”.

Non siamo dentro una lunga crisi ma nel mezzo di una grande transizione. Negli ultimi anni si è rotto l’equilibrio, insostenibile sul piano macroeconomico, sociale e ambientale, promosso nel trentennio alle nostre spalle dal paradigma neo-liberista. La causa di fondo della rottura non è la finanza avida e irresponsabile. È la regressione del lavoro, dei padri e dei figli, e la conseguente impennata della disuguaglianza di reddito, ricchezza, mobilità sociale e, inevitabilmente, potere economico, mediatico e politico. Quali le risposte, le ricette  del Governo Nazionale?

Intanto sul piano regionale il presidente della Regione Campania Vincenzo  De Luca prova ad alzare il tiro.

Il governatore invoca l’apertura di un tavolo nazionale sull’emergenza lavoro in Regione. «Vertenza Campania», la chiama Vincenzo De Luca chiedendo al governo di intervenire su una situazione ormai drammatica. Tra crisi aziendali e, soprattutto, il caso dei precari storici campani: dai lavoratori degli ex consorzi ai disoccupati napoletani. Non è una richiesta d’aiuto, filtra da palazzo Santa Lucia, quanto dei cahiers de doléances per denunciare, e spiegare, perché la Campania non formalizzerà l’accordo, unica regione in Italia, per i circa 470 navigator selezionati dall’Anpal nell’ambito della norma che ha varato il reddito di cittadinanza.

Per questo  chiede l’apertura di un tavolo nazionale per affrontare da subito le gravi vertenze in atto in Campania:

1) Bacino Lavoratori socialmente utili: sono 3.700 e da oltre 20 anni prestano la loro attività presso 148 enti locali in regime di convenzione con il Ministero. La convenzione scade il 31 Ottobre prossimo.

2) Sono circa 400 i tavoli di crisi aziendali della Campania, molti di carattere nazionale come ad esempio Whirpool, Jabil, Treofan, Mercatone Uno. Aziende che dichiarano esuberi per migliaia di lavoratori. Sono già 80 le procedure di licenziamento collettivo attivate da gennaio 2019 a oggi.

3) Altre vertenze aperte riguardano i lavoratori dei Consorzi di vario tipo e le sigle dei disoccupati storici.

Ecco compito storico del Pd e delle altre forze politiche e sociali del centrosinistra  è orientare verso un approdo progressivo la transizione in corso per restituire dignità alla persona che lavora o in cerca di lavoro o di uscire dal precariato. Per navigare lungo la rotta giusta, la bussola è un neo-umanesimo laburista. Soluzioni concrete, stabilizzazioni dei lavoratori precari, combattere il lavoro nero e illegale, promuovere “i lavori” per laureati, mettere in campo nuove norme per l’orientamento e la formazione professionale.  Le forze del cambiamento devono osare di più. Lo scopo è anche quello di ridisegnare complessivamente l’intero assetto della materia, operando sia sul versante dei contratti, sia su quello delle tutele nel mercato del lavoro, con l’annuncio di un progetto riformatore mai realizzato in Italia negli ultimi 40anni. Una riforma, oltretutto, che si inserisce in un contesto di modifiche strutturali dell’intero assetto regolativo del nostro ordinamento giuridico, che riguarda la Costituzione, il federalismo,la legge elettorale, il pubblico impiego e la pubblica amministrazione, con il chiaro intento di“cambiare verso” al nostro Paese.

 

 

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