IL PD, LA COSA ROSSA E LA DESISTENZA. GLI UOMINI DEMOCRATICI DEBBONO RICOSTRUIRE LA SINISTRA.

Il tutti a casa è arrivato. Dopo cinque anni, tre governi, due presidenti della Repubblica, due leggi elettorali (una, l’Italicum, decapitata dalla Corte Costituzionale),una riforma Costituzionale bocciata dagli elettori con il referendum. Mi chiedo ancora oggi come è possibile che la sinistra-sinistra non sapesse che tutti i Paesi europei sono monocamerali? Ha ragione Eugenio Scalfari: gli uomini democratici debbono ricostruire la sinistra. Stiamo andando incontro all’ingovernabilità. Le alleanze saranno indispensabili dalla sinistra al centro. Con la nuova legge elettorale i partiti si preparano alla corsa del 2018 in ordine sparso. E il Quirinale teme il caos. La legge elettorale italiana è materia flessibile, è stato raggiunto l’obiettivo di andare alle urne con regole uguali per Camera e Senato. Una cosa è certa saranno le coalizioni, le alleanze a decidere chi vince.

23 anni fa Berlusconi vinse perché PDS e Popolari andarono divisi. “Oggi  può succedere la stessa cosa se staremo divisi”, ha detto Gianni Cuperlo all’ultima direzione del PD “La nuova ‘cortina di ferro in Europa – ha sottolineato – è tra i nuovi nazionalismi di estrema destra e la democrazia”. “Non fatico affatto a scorgere i meriti dell’azione del governo – ha ammesso Cuperlo – adesso, però, se è giusto opporsi ad abiure, occorrono gesti che diano il segno di una volontà reale, oggettiva, di dialogo.”  Ecco bisognerebbe sapere a chi resta in mano il cerino del nazareno.

L’appello di Veltroni e l’incarico a Fassino di tessere con la sinistra non sembrano poca cosa. Certo non una intesa alla spicciolata, non un accordo ambizioso, ma  una “desistenza”, un accordo quantomeno capace di cambiare in parte il profilo del centrosinistra sui temi sociali, del lavoro e dell’immigrazione.

Che cosa significa essere di sinistra? È possibile ancora esserlo? Sentire nel profondo di appartenere a una storia di libertà, a una tradizione di critica sociale e di sogno, a un percorso che sembra essersi lacerato, reciso. Con un immenso passato e un futuro incerto? E soprattutto di quale sinistra parliamo e di quale tradizione? E come si coniugano le due anime della sinistra, quella riformista e quella rivoluzionaria? Che genere di dialogo c’è stato tra loro?

Domande che affliggono militanti, intellettuali e uomini di partito.

Più che riunificazione si parli di “desistenza”, fosse solo elettorale, tecnica, che unisca chi è critico verso certi atteggiamenti di Renzi e vuole una sinistra moderna ed antipopulista e coloro che non vogliono essere marginali come “una cosa rossa” di nostalgici e rancorosi. Un’ambizione con civici e politici facilitatori di un patto d’acciaio tra gruppi dirigenti del PD e di altre forze  volto a governare l’Italia attuale spesso ristretta nel perimetro dei vincoli e dei trattati europei e transnazionali che hanno contribuito a ferire o disapplicare la Costituzione. Un’Italia che rischia di essere governata dalle destre.

Tutto senza fronzoli, comunicati stampa, ma con incontri veri, dialogo, trattative, tentativi seri, segnali di umiltà da parte di notabili.

Ecco cambiare strada, cambiare verso.

 

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