J.M.CASTILLO: ” LA PANDEMIA, SALUTE ED ECONOMIA. IL CRISTIANESIMO HA QUALCOSA DA DIRE SU QUESTI DUE PROBLEMI?”

José María Castillo

 

È un dato di fatto che i due problemi più preoccupanti posti dal coronavirus, sono il problema della salute e il problema dell’economia. Tutti ne parlano. Perché ci troviamo di fronte a due domande fondamentali e decisive nella vita degli individui e della società.

Il cristianesimo ha qualcosa da dire su questi due problemi così determinanti nella vita degli individui e della società? Deve sicuramente dire qualcosa. E molto, ovviamente. Papa Francesco fa costantemente riferimento a questi due problemi. E prima del papa, chi con maggior insistenza e forza ha affrontato questi due problemi è stato Gesù il Signore. Il Vangelo, la Buona Notizia di Dio al mondo, ci ha conservato tracce abbondanti di questo doppio problema: la salute e l’economia. Ed entrambi strettamente collegati tra loro. Ma per chiarezza e ordine, parlerò qui prima di tutto della salute, poi dell’economia.

Gesù e la salute

Chi legge i Vangeli sa che in questi quattro testi si raccontano frequentemente episodi di guarigioni miracolose di malati. Per essere precisi, i racconti che nei quattro vangeli si riferiscono al problema della salute sono 67. La maggior parte di queste storie si riferisce a fatti concreti. In altri casi (non molti) si tratta di “sommari”, in cui si dice genericamente che Gesù guariva malati, paralitici, indemoniati (cioè, quelli che soffrivano malattie del corpo o della mente. Cfr. O. Böcher, TRE VIII, 279-286).

Pertanto, si può certamente affermare che la prima e più importante preoccupazione di Gesù sia stata il problema della salute umana. Ovviamente, questo significa che Gesù, il “Dio incarnato” e quindi il “Dio umanizzato”, ha visto chiaramente che il primo problema che l’umanità deve risolvere, è il problema della salute. Ed a questo prima di tutto si è dedicato Gesù, se ci atteniamo a più di 60 racconti evangelici.

Ciò significa – tra l’altro e come sembra la cosa più logica – che le guarigioni prodigiose riferite dai vangeli, non sono semplicemente “miracoli” per mezzo dei quali Gesù dimostrava di essere Dio (cf. John P. Meier, Un ebreo marginale, vol. 2, 1230-1235). Non è questo. Il problema posto e risolto dalle opere prodigiose di Gesù, è un altro. E ci dice qualcos’altro.

Mi spiego. Non si tratta del fatto che a partire dai miracoli si dimostra che Gesù è Dio e che in questo modo conosciamo Dio. No. Si tratta, al contrario, che a partire dal “Dio umanizzato” (che è Gesù) scopriamo ciò che questo Dio vuole dirci sull’essere umano, sulla vita umana, sulla società umana.

In altre parole, nei miracoli e attraverso i miracoli ciò che conta e ciò che è decisivo non è conoscere la “storicità” di questi eventi (se siano accaduti o no), ma scoprire il “significato” che tali eventi hanno per noi. Pertanto, la domanda chiave che dobbiamo porci nel leggere questi racconti strani e persino sconcertanti è questa: cosa stanno a significare per noi queste 67 storie di guarigioni e rimedi apportati da Gesù alla società umana?

La risposta, se non siamo ciechi, è chiara ed eloquente: il primo e più importante insegnamento di Gesù (attraverso le “opere” che realizzava) è stato questo: prima di tutto la salute umana, alleviare la sofferenza di chi soffre, rimediare al dolore degli invalidi, rendere la vita più felice e più sopportabile. Noi esseri umani non abbiamo bisogno di un “Dio guaritore” o di un “Gesù miracoloso”.

Ciò che prima di tutto definisce un essere umano che crede in Gesù e prende sul serio il Vangelo, è la persona retta e buona che prima di tutto basa la sua vita sull’alleviamento della sofferenza degli altri e sul rendere più felice l’esistenza umana.

Per questo è triste leggere tanti e tanti commenti eruditi, che riempiono le biblioteche del sapere, che chiariscono in dettaglio problemi che non risolvono nulla. Ma sono già troppi i saggi che conoscono l’indicibile. Quando in realtà non risolvono nulla di importante e di serio nella vita. Per questo Dio “si svuotò del suo rango e prese la condizione di schiavo, diventando uno dei tanti “? (Fil 2, 6-7). Papa Francesco ci parla di una “Chiesa in uscita”. È giunto il momento che cerchiamo e troviamo questa “via d’uscita” nel Vangelo. La Chiesa che esce dai propri interessi e risponde a tante domande che ci angosciano.

In una successiva riflessione tratterò il tema “Gesù e l’economia”.

 

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Articolo pubblicato il 20.04.2020 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com)

Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI

 

 

 

 

 

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