NORD&SUD. l’intervista che ha fatto Raffaele Carotenuto a Samuele Ciambriello, per parlare di autonomia differenziata,politiche sociali, giustiza e carcere

Oggi ci prendiamo “Un caffè con … Samuele Ciambriello”, che saluto e ringrazio, con il quale continuiamo il ciclo di incontri per parlare di autonomia differenziata e dei rapporti socio-economici tra Nord e Sud del paese.
Samuele Ciambriello è giornalista, scrittore e Docente Universitario. Attualmente ricopre la carica di Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Campania.

Qui sopra, Samuele Ciambriello. 

CAROTENUTO: Samuele, è appena uscito il tuo ultimo libro dal titolo:” Carcere. Idee, proposte e riflessioni” (Editore Rogiosi). L’art. 27 Cost. ci dice che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Secondo la tua esperienza, il carcere è disumanizzante in tutta Italia o di più al Sud?

CIAMBRIELLO: Il carcere naturalmente è disumanizzante in tutta Italia. La mia affermazione si basa sul fatto che attualmente quello che manca nell’esecuzione penale è l’idea di poter cambiare esistenza. A volte il detenuto ha l’impressione che lo Stato invece di infliggere una sanzione giusta o sbagliata che sia voglia solo “acquistare il suo tempo d’esistenza” come risarcimento. Si smarrisce non solo l’art. 27 del dettato costituzionale maanche la stessa utilità di infliggere e ricevere una pena. Non si capisce cioè la pena a che può essere utile alla comunità e quando non può essere compresa, la sanzione penale finisce per non avere scopo né per il condannato né per la società.  Si rende inutile! Diviene solo un periodo di interruzione della propria esistenza.
Non si tratta quindi solo di infliggere una pena più umana quanto soprattutto una pena che abbia un senso.
Il periodo trascorso in carcere dunque deve divenire “produttivo”, un momento di transizione del sé che getta le basi di un proprio cambiamento e di un futuro già proiettato “fuori dal carcere” e oltre la pena.
Per fare questo il carcere deve divenire un luogo di formazione e di attività in grado di divenire lavoro.  L’attività e il lavoro divengono dunque un tassello importante per l’integrazione sociale.
Forse solo da questo punto di vista (l’impegno lavorativo interno ed esterno al carcere) il divario Nord-Sud continua a persistere e ad allargarsi!
Basti pensare che il numero delle imprese o cooperative che accedono agli sgravi fiscali e agevolazioni per detenuti e/o internati in Campania sono 10 e in Lombardia sono 21. Ciò dimostra che lì dove si opera in un sistema dinamico e produttivo, si riducono i livelli di disumanizzazione della pena e si sviluppano sistemi di garanzia efficaci per tutti i cittadini; anche per quelli detenuti.

Nella relazione al Parlamento sulle misure cautelari emesse nell’anno 2019 in Italia, si legge questo:  misure cautelari emesse dal Tribunale di Milano, 6.790 – Napoli, 4.316. Allora si arresta di più nella presunta “capitale morale” che nella “capitale criminale”?

Io credo che le differenze negli ultimi anni avvenute nella geografia criminale del sistema paese ci impediscono di operare le tradizionali divisioni. Oggi il fenomeno della criminalità organizzata – Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta – è esteso in molte aree del Paese e ha dimostrato un forte radicamento nelle aree più sviluppate.
E ciò per un semplice motivo: negli ultimi tempi il flusso di denaro illegale dei sistemi criminali si è spostato dove è più conveniente fare affari e dunque nelle aree più dinamiche del Paese e dell’Europa.
Assistiamo infatti a un fenomeno che gli inquirenti definiscono criminalità finanziaria che si caratterizza per mettere a profitto i flussi finanziari provenienti da attività illegali attraverso massicci investimenti in settori del tutto legali. In questo momento non posseggo un dato unitario per leggere e analizzare, da un punto di vista statistico, le diverse tipologie di reati nelle differenti aree del nostro Paese. Sono però convinto che questo dato e quest’analisi ci restituirebbero una fotografia a “macchia di leopardo” della criminalità organizzata, superando il vecchio schema Nord Sud.

CAROTENUTO: Purtroppo l’accoglimento delle domande di riparazione delle Corti di Appello del Mezzogiorno risultano essere maggiori rispetto a quelle del Nord. Questo significa che nel Sud la giustizia penale sbaglia (e quindi deve riparare) più che altrove. Come la mettiamo?

CIAMBRIELLO: Come sempre è un problema di risorse finanziarie assegnate e di organico in magistratura.

CAROTENUTO: “Napoli – Vasto incendio in un impianto di stoccaggio di rifiuti  nel salernitano” (pagina nazionale Repubblica on line del 3 Agosto 2020). Il fatto accade a Polla, provincia di Salerno, ma l’apertura è “Napoli”. L’associazione mediatica è facile da intuire: Napoli, rifiuti, rogo, camorra. In qualità di docente di teorie e tecniche della comunicazione presso l’Università di Salerno Suor Orsola Benincasa, ci spieghi come mai “Napoli” risulta essere la parolina magica per mettere sempre in cattiva luce questa città, anche quando non c’entra assolutamente niente?

CIAMBRIELLO: Da sempre Milano e Napoli hanno rappresentato due aree  paradigmatiche per il nostro paese. Gustaw Herling, lo scrittore polacco che ha vissuto per tanto tempo a Napoli, diventato più napoletano di tantissimi intellettuali napoletani e più acuto osservatore di migliaia di superficiali narratori soleva affermare:”La maggior parte di coloro che scrivono o parlano su Napoli, parlano di  una città che hanno visto al massimo per una settimana, dieci giorni, per questo ha sempre trionfato e trionfa la Napoli oleografica”.
Ancora oggi mi sento di condividere le sue parole. Purtroppo siamo ancora quia voler ridurre una città e dei fenomeni complessi ad una “cartolina illustrata”. Ciò è vero in tutti i settori: nell’economia come nella cultura, nella politica come nella giustizia.

CAROTENUTOCon la richiesta di autonomia differenziata delle più importanti Regioni del Nord, a mio avviso, si opererebbe la più grande frattura storica dell’Italia repubblicana tra i territori del nostro paese. Atteso che la riforma della giustizia, non solo penale, è urgente e necessaria, secondo te questa ne risentirebbe nel caso in cui dovesse passare questo disegno?

CIAMBRIELLO: In Italia da oltre vent’anni assistiamo a un enorme spostamento di risorse finanziarie e umane verso il Nord. Si tratta adesso di invertire la tendenza riequilibrando i livelli essenziali di prestazioni (LEP) tra il Nord e il Mezzogiorno.
Proprio sulla tenuta dei LEP sono intervenuti recentemente i giudici della Corte dei Conti, ascoltati a luglio in Commissione bicamerale sull’attuazione del federalismo fiscale. “Considerata la rilevanza delle risorse erariali a fini perequativi per il finanziamento dei LEP che lo Stato trasferisce dalle Regioni economicamente “più performanti” verso quelle più deboli”, hanno spiegato i magistrati contabili, “una diversa ripartizionetra Stato e Regioni delle risorse fiscali prodotte nei rispettivi territori potrebbe incidere sulla sostenibilità dei servizi pubblici in determinate aree del Paese, se rimodulasse anche i trasferimenti delle risorse perequative”.
I rischi di un’autonomia differenziata non solidale non sono affatto teorici e già stanno dando vita a una sorta di “secessione dei ricchi” e a un sistema sanitario e fiscale a più velocità, questa può profondamente modificare le modalità di funzionamento del Paese.
Naturalmente il sistema giudiziario non può essere impermeabile a tutto ciò. Ribadisco che una corretta e utile sanzione penale è possibile solo in un paese che non marcia a due velocità. La riforma della giustizia penale è necessaria ma non esiste giustizia penale e civile che tenga senza una giustizia sociale.
 Per chi leggerà il mio ultimo libro “Carcere. Idee, proposte e riflessioni”, editore Rogiosi, troverà anche un altro paio di considerazioni utili.
Accanto alla certezza della pena ci deve essere la qualità della pena. A conferire un volto umano al sistema penitenziario in Italia hanno contribuito anche la Corte EDU e l’attività giurisdizionale della Corte di Lussemburgo, che negli ultimi anni hanno portato anche a sanzionare l’Italia per un maggior bilanciamento di sicurezza e la tutela dei diritti umani dei detenuti.
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