RAPPORTO CARITAS: UN ESERCITO DI POVERI CHE SUPERA I CINQUE MILIONI. SI PUO’ ABOLIRE PER LEGGE? CHE FARE?

In Italia c’è un “esercito di poveri” in attesa che “non sembra trovare risposte e le cui storie si connotano per un’allarmante ronicizzazione e multidimensionalità dei bisogni”. Lo sottolinea Caritas nel Rapporto 2018 su povertà e politiche di contrasto. Il numero dei poveri assoluti – ricorda l’organizzazione rilanciando i dati Istat – “continua ad aumentare” e supera i 5 milioni.

Nonostante i timidi segnali di ripresa sul fronte economico e occupazionale, in Italia il numero dei poveri assoluti continua ad aumentare: da 4 milioni 700mila del 2016 a 5 milioni 58mila del 2017. Da prima della crisi a oggi il numero di persone che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso è aumentato del 182%, un dato che dà il senso dello stravolgimento avvenuto per effetto della recessione economica del 2008. Lo segnala il report della Caritas «Povertà in attesa» presentato nei giorni scorsi. Il report è stato costruito sulla base dei dati e delle informazioni provenienti da 1.982 Centri di ascolto (il 58,9% del totale) collocati in 185 diocesi (che corrispondono all’ 84,8% delle Caritas diocesane italiane). Nel corso del 2017 le persone incontrate dalla rete Caritas sono state 197.332, il 42 per cento italiani.La povertà, purtroppo, non si abolisce per decreto legge e nemmeno con gli slogan d’adunanza o con gli appelli al popolo. Nella Giornata mondiale per la lotta contro la Povertà, proclamata dalle Nazioni Unite, i dati italiani sono da terzo mondo, non da paese industrializzato dell’Occidente. Due report, uno della Caritas, l’altro dell’Unione delle cooperative europee, ci sbattono davanti la realtà che non guarda in faccia nessuno, né partiti, né leader, né ideologie.

Che le più penalizzate siano le persone più anziane, lo evidenzia anche il rapporto della Caritas italiana 2018 su povertà e politiche di contrasto.
In Italia, insomma, cresce un esercito di poveri, e la povertà tende ad aumentare al diminuire dell’età.
Si legge nel rapporto: «In Italia il numero dei poveri assoluti (cioè le persone che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso) continua ad aumentare, passando da 4 milioni 700mila del 2016 a 5 milioni 58mila del 2017, nonostante i timidi segnali di ripresa sul fronte economico e occupazionale. Dagli anni pre-crisi ad oggi il numero di poveri è aumentato del 182%, un dato che dà il senso dello stravolgimento avvenuto per effetto della recessione economica».

Secondo la Caritas italiana, «l’annunciata introduzione del Reddito di Cittadinanza è destinata a portare con sé novità di rilievo che ci si augura tengano conto dell’esperienza maturata nell’attuazione del REI di cui si parla nel rapporto».

La misura introdotta dal governo Gentiloni, ammonisce la Caritas, rappresenta «sia nei suoi punti di forza così come nelle sue criticità, un prezioso patrimonio di sapere concreto, che merita di essere valorizzato. Un patrimonio, si spera, dal quale il legislatore non vorrà prescindere al momento di disegnare le prossime tappe della lotta alla Povertà nel nostro Paese».

Che siamo al cospetto di un capitalismo finanziarizzato che depreda l’economia reale e gioca sino all’assassinio speculativo con la vita delle persone non è uno «slogan ideologico», è una realtà. Ideologico è non vedere la realtà.

L’istruzione continua ad essere tra i fattori che più influiscono (oggi più di ieri) sulla condizione di povertà. L’Italia ha fatto dei passi in avanti ma si colloca ancora al penultimo posto in Europa per presenza di laureati, solo prima della Romania; il 14% dei ragazzi in Italia abbandona precocemente gli studi e l’Italia nella classifica europea si colloca al quarto posto (dopo Malta, Spagna e Romania). Oltre i due terzi delle persone che si rivolgono alla Caritas ha un titolo di studio pari o inferiore alla licenza media (il 68,3%); tra gli italiani questa condizione riguarda il 77,4% degli utenti. La povertà educativa  è un fenomeno principalmente ereditario nel nostro Paese, che a sua volta favorisce la trasmissione intergenerazionale della povertà economica. I dati nazionali dei centri di ascolto, oltre a confermare una forte correlazione tra livelli di istruzione e povertà economica, dimostrano anche una associazione tra livelli di istruzione e cronicità della povertà. Anche “la rottura dei legami familiari può costituire un fattore decisivo per l’entrata in una condizione di povertà”. Ed è in crescita per la stessa ragione anche il numero dei senza fissa dimora: “La situazione risulta particolarmente preoccupante perchè le deprivazioni materiali attivano spesso dei circoli viziosi che tramandano di generazione in generazione le situazioni di svantaggio”.

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