Cultura

Eugenio Scalfari e Roberto Benigni insieme al Teatro San Carlo

L’ultima giornata della Repubblica delle idee, kermesse del quotidiano Repubblica, tenutasi per quest’edizione a Napoli, si è conclusa con il dialogo, tanto atteso, tra Eugenio Scalfari e Roberto Benigni, intitolato “All’inferno con Ulisse”. L’incontro, che si è svolto nello splendido scenario del Teatro San Carlo, ha messo a confronto due personaggi diversi, ma al contempo vicini per pensieri e ideologie. E’stato un dibattito in cui si è parlato tanto, dell’Italia, della difficile situazione in cui versa attualmente, delle ultime elezioni europee e delle azioni che si devono compiere per riscrivere il paese. Nonostante gli argomenti possano sembrare ormai ridondanti, la comicità di Benigni, il suo rileggere l’attualità attraverso la poesia di Dante Alighieri, contrapposti all’autorevolezza di Scalfari, hanno fatto sì che quest’evento divenisse unico e memorabile. Ha iniziato Scalfari, che ha voluto ricordare Berlinguer, a trent’anni dalla sua morte: «Berlinguer è una persona che fa parte della democrazia italiana, lui ha sempre dichiarato di essere contrario a qualsiasi forma di dittatura, anche quella proletaria, ha sempre professato e voluto solo la democrazia, vorrei che si ricordasse questo di lui».

Benigni, invece, ha parlato subito dell’Italia, di quanto sia un’eccellenza, l’ha descritto come il paese del miracolo perpetuo, elencando tutte le scoperte che sono avvenute nel nostro paese, dalle più banali come la stretta di mano, saluto nato nel Medioevo, alla scoperta dell’America, la poesia, la laicità, la cortesia e quant’altro. Scalfari, nel corso dell’incontro, ha più volte elogiato la bravura e la preparazione del comico toscano, soffermandosi sulla sua conoscenza della Costituzione, di Macchiavelli e soprattutto di Dante Alighieri. E così si è giunti al nodo del dibattito, si è arrivati a parlare della figura di Odisseo, quindi, dell’Ulisse dantesco e del suo essere un eroe moderno, che incarna le velleità di tutto il genere umano.

Il dialogo si è acceso con una domanda di Scalfari, che ha chiesto a Benigni per quale motivo Ulisse, simbolo della conoscenza, fosse stato collocato da Dante nel girone dell’Inferno. L’attore ha esordito con una risposta dall’allusione piuttosto ovvia: «Ulisse è un uomo, che ha lasciato la moglie a casa, nei suoi viaggi è andato con molte altre donne, è un perseguitato che ha passato molto tempo sulle navi, tornando a Itaca aveva il terrore di incontrare le sirene». Poi ha descritto la figura di Ulisse nella poesia di Alighieri: «Ciò che interessa a Dante interessa di Ulisse è il suo naufragio dell’anima, Ulisse si spinge nell’infinito, lui vuole conoscere ciò che non gli è permesso, vuole possedere l’infinito, il suo, è un peccato di hybris. Non c’è concesso arrivare alla fine della vita, Ulisse separa la coscienza scientifica da quella etica e così crolla tutto il sistema di simboli. Dante vuole che ci siano dei limiti al nostro intelletto, limiti che Ulisse supera». Si è così soffermato sull’importanza della poesia e su quanto questa possa spingersi al di là, rispetto alla filosofia, elevando l’animo oltre l’umano. E dopo la spiegazione dei versi danteschi, Roberto Benigni ha deciso di salutare il pubblico, recitando interamente il canto di Ulisse, che ha voluto dedicare a un suo amico scomparso: «Siamo a Napoli, vorrei raggruppare questi momenti di gioia per salutare e ricordare un caro, caro, amico, Massimo Troisi».

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