Cultura

“FIGLI DI NESSUNO”: IL DECIMO ALBUM DI FABRIZIO MORO A FESTEGGIARE UNA CARRIERA QUASI VENTENNALE FATTA DI RABBIA, FEDE, DROGA E MUSICA

Lo definisce un disco ” benedetto”, Fabrizio Moro che torna il 12 aprile con un nuovo album che racconta la sua vita, “Figli di Nessuno”, a due anni di distanza da “Pace”.  E’ il decimo lavoro di una carriera quasi ventennale, che lo ha visto diventare uno degli autori più amati dai colleghi e uno dei cantanti più apprezzati dal pubblico.  Eppure Moro è rimasto sempre quel ragazzo di San Basilio che ha vinto un Sanremo Giovani e ha cambiato la sua vita, fatta da anni di depressione, sofferenza, droga.  Vita quella di Fabrizio dove non è mai mancata la fede. Non solo in senso religioso, fede negli amici, fede nelle idee, fede nel cambiamento in meglio di questo mondo. La fede unita alla rabbia di chi si è fatto interamente da solo, andando oltre le proprie possibilità, oltre il proprio destino. La rabbia che porta con se i rimpianti del il cantautore che  fa i conti con un passato  doloroso, di cui porta ancora le ferite: “Se potessi tornare indietro non rifarei alcuni errori. Ci avrei messo meno tempo a realizzare certe cose“.

“Figli di Nessuno” è un disco dove Fabrizio racconta della sua giovinezza persa in una frazione di Guidonia (Roma)  che non aveva neanche le strade e di cui ricorda: “L’oratorio è il centro della bellezza dell’adolescenza che ho avuto. Guidonia [piccolo comune a nord est di Roma], dove vivevo, all’epoca era veramente un paese. Andavamo lì, di pregare non ce ne fregava un cazzo. Era l’idea della collettività. Peroni, chitarra: quelli sono stati i sabati sera più belli della mia vita. Facevamo le cover dei Sex Pistols, dei Ramones e di Ligabue, che era appena uscito. È stata un’adolescenza vissuta. Gli anni ’90 sono stati bellissimi”. 

Gli appuntamenti del suo tour: il  12 ottobre al Pal’Art Hotel di Acireale, quelli del 18 e 19 ottobre al Palazzo dello Sport di Roma e quello del 26 ottobre al Mediolanum Forum di Assago.  Moro della sua carriera quasi ventennale racconta : “Abbiamo iniziato dai club, siamo arrivati nei palasport dopo vent’anni. Ci credevo, ma non me l’aspettavo, realizzarlo è stata dura”. E’stata dura e lo sarà sempre per tutti i “Figli di Nessuno” come canta Fabrizio, dove la felicità di aver realizzato un sogno prevale sulla rabbia, sui ricordi di un avita non proprio in riga e sugli eccessi che oggi diventano  pregi da suonare in musica.

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