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Galli :“La trasmissione del virus avviene principalmente tramite le goccioline del respiro. Togliamoci dalla testa quasi tutto il resto”

Massimo Galli, il direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, ha risposto alle domande di Sky TG24 sul coronavirus Sars-CoV-2, cercando di fare chiarezza su alcuni dei dubbi più comuni.

Come si trasmette il coronavirus?

Galli: “La trasmissione avviene principalmente tramite le goccioline del respiro. Togliamoci dalla testa quasi tutto il resto”.

Quando si è contagiosi?

Galli: “Si è contagiosi quando si comincia a buttar fuori nelle proprie secrezioni nasali o, in particolare, nella saliva, il virus. Ciò non avviene nello stesso momento in tutti i pazienti. Anche le persone asintomatiche possono essere contagiose”.

Qual è il periodo di incubazione del virus? E quali sono i sintomi?

Galli: “Nella grande maggioranza dei casi, l’incubazione dura tra i tre e i cinque giorni. Nel 95% dei casi i sintomi si verificano entro 12 giorni e mezzo. Solo nel 5% dei casi l’incubazione è compresa tra i 12 giorni e mezzo e i 14 giorni. Per quanto riguarda la febbre, in certi casi resta alta per svariati giorni, ma talvolta può anche verificarsi una “febbricola” accompagnata da grande stanchezza, tosse e altri sintomi. Ci sono poi dei pazienti in cui la febbre è assente o si manifesta solo in forma lieve. È importante ricordare che nel 95% dei casi si guarisce da Covid-19 e che la grande maggioranza di chi contrae il virus ha una malattia mite o addirittura appena accennata”.

Si può trasmettere attraverso il cibo?

Galli: “In buona sostanza no, eccezion fatta per circostanze assolutamente eccezionali. Il cibo in sé non è una via di trasmissione del virus e basta lavare bene la frutta e la verdura acquistate al supermercato ed evitare di utilizzare le stesse posate di un’altra persona per ridurre al minimo il rischio di un contagio”.

Cani e gatti possono trasmetterci la malattia?

Galli: “Pare proprio di no”.

Quanto sopravvive il virus sulle superfici?

Galli: “Ci sono vari dati da questo punto di vista. Chi entra in contatto con una superficie sulla quale qualcuno ha appena starnutito, per esempio, può essere contagiato se si porta la mano agli occhi, al naso o alla bocca. Col passare del tempo il rischio si riduce notevolmente. È la circostanza in sé che rende estremamente improbabile la possibilità di infettarsi davvero in questo modo”.

Quanto sono utili le mascherine? E a chi?

Galli: “Quando ci si trova fuori casa e non si è sicuri di poter rispettare la distanza di un metro dalle altre persone, indossare la mascherina è una buona idea. Basta la chirurgica e non ha senso indossare le altre tipologie di mascherine solo per uscire di casa”.

La bella stagione uccide il virus o no?

Galli: “Ci piacerebbe saperlo. Io ho i miei dubbi, nel senso che temo che un virus come questo, completamente nuovo e che ha a disposizione l’umanità da infettare, non si preoccupi molto delle stagioni”.

È possibile che il virus in Italia sia mutato e sia diventato più cattivo?

Galli: “Francamente non abbiamo nessuna evidenza da questo punto di vista. Finora non abbiamo riscontrato differenze”.

Ipotizzando che il caldo aiuti e che nel frattempo il vaccino non arrivi, in autunno potrebbe verificarsi una nuova ondata del virus?

Galli: “È difficile dare una risposta definita a questa domanda. Ho sentito parecchi parlare a sproposito di immunità di gregge, ma in questo caso non sappiamo nemmeno se l’immunità conferita dall’infezione sia permanente o no. Non sappiamo neanche se il virus riuscirà a prendere o no un ritmo stagionale. In questo caso potrebbe restare uguale o cambiare assetto stagione dopo stagione, costringendo il nostro sistema immunitario a corrergli appresso. Di conseguenza, potrebbe anche essere necessario riaggiornare un eventuale vaccino”.

Come si distinguono i sintomi da quelli di una normale influenza?

Galli: “Francamente, non è né facile né ovvio. I sintomi si assomigliano molto. Anche se la stagione influenzale si sta avviando alla conclusione, in questo periodo dell’anno sono frequenti le allergie, spesso accompagnate da tosse secca. Chi ha una storia di allergia alle spalle non deve spaventarsi”.

Come faccio a sapere se ho contratto la malattia senza sintomi?

Galli: “Chi non ha sintomi, ma ha avuto contatti importanti e numerosi, avrebbe bisogno di un approccio diagnostico più completo. Al momento non ci troviamo in una condizione in cui è possibile fare l’accertamento diagnostico a tutti. Credo che ci si debba organizzare per fare di più, non tanto a partire dai completi asintomatici, quanto a partire dalle persone che hanno dei sintomi”.

Il tampone è l’unico strumento sicuro per sapere se ho contratto il virus?

Galli: “Il tampone è l’atto meccanico dell’utilizzo di uno strumentino che permette di recuperare le secrezioni nasali dei pazienti, unito all’analisi in laboratorio che permette di trovare il genoma del coronavirus nel contesto del materiale biologico prelevato. Dunque il tampone in sé è soltanto il primo passo. Le difficoltà stanno sia nel raggiungere tutti con il tampone sia nell’avere la potenzialità di laboratorio per condurre tutte le analisi necessarie. Stanno cominciando a entrare nell’uso una serie di test rapidi di origine diversa, ma i risultati non sono ancora del tutto soddisfacenti”.

Quanto dura la malattia?

Galli: “Tecnicamente, è possibile affermare di essere guariti quando si hanno due tamponi negativi”.

Ci si può riammalare?

Galli: “Ci sono alcune notizie in letteratura, ma personalmente sono molto perplesso. Penso che in alcuni casi potrebbero essersi semplicemente verificati dei falsi negativi”.

Il virus è pericoloso solo per gli anziani?

Galli: “Purtroppo no. Tra i ricoverati ci sono anche dei pazienti giovani. Nella maggior parte dei casi tendono a sopravvivere, ma ci sono stati anche dei morti, seppur in numero ridotto”.

Dalle terapie intensive si esce vivi?

Galli: “Nella maggior parte dei casi sì”.

Quali sono le cure per il coronavirus?

Galli: “Tra gli antivirali abbiamo Lopinavir/Ritonavir, un farmaco contro l’Hiv che recentemente è stato messo in discussione da uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. Abbiamo poi Remdesivir, un altro farmaco ad azione diretta. L’abbiamo usato parecchio in uso compassionevole e adesso sono in corso dei trial controllati che potranno aiutarci a fare chiarezza sulla sua effettiva efficacia. Inoltre, c’è grande clamore sul Favipiravir, un altro farmaco utilizzato su una quantità di virus. È un farmaco in cerca di autore, in quanto non è ancora riuscito ad essere utile in una delle circostanze in cui si è tentato di usarlo. Ci sono poi Tocilizumab e altri farmaci simili che agiscono contro la deregolazione del sistema immunitario”.

Quando sarà pronto un vaccino?

Galli: “Bisognerà attendere ancora molti mesi. Inoltre, una volta messo a punto dovrà essere prodotto e distribuito. Per ora è necessario fermare la malattia col contenimento”.

Sarebbe preferibile allargare la base dei soggetti che sono sottoposti a tampone? Si può testare tutta la popolazione?

Galli: “Il tampone o è uno strumento clinico o è uno strumento di sanità pubblica, cioè di indagine epidemiologica per il contenimento della malattia. Il tampone a tappeto ha poco senso in entrambi i casi ed è al di là delle nostre forze”.

Qual è il ruolo dei medici di base in questa fase?

Galli: “Dovrebbe essere maggiore”.

Esiste secondo lei un “caso Lombardia”? Perché tutti questi morti e tutti questi contagi?

Galli: “Il denominatore comune è la grande quantità di anziani. Inoltre, abbiamo dovuto affrontare un numero di giorni di libera circolazione del virus che ha portato a un’elevata quantità di contagi. Nello specifico, siamo convinti che il virus sia arrivato in Lombardia attorno al 25/26 gennaio e abbia potuto circolare per almeno un mese senza essere riconosciuto”.

Quanto tempo durerà questa emergenza?

Galli: “Non finirà presto. I numeri lo dicono chiaramente. Le misure di contenimento hanno bisogno di tempo per produrre dei risultati concreti. Al momento abbiamo ancora a che fare con le conseguenze dei contagi avvenuti due o più settimane fa. Dobbiamo attendere fiduciosi che le misure di contenimento producano i risultati attesi”.

A giugno ne saremo fuori?

Galli: “Io spero prima, però non è tanto irrealistico dire che dobbiamo parlare di giugno”.

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