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Giornali, TV e Web: tre facce di un problema unico, l’Informazione

Chi di (mala) informazione ferisce, di (mala) informazione perisce. Si potrebbe rendere così un vecchio adagio, calandolo nella polemica tra la comunicazione tradizionale, fatta di giornali e televisioni (“di sistema”, direbbe qualcuno), e la comunicazione 2.0, incarnata dalla costellazione che gravita intorno alle figure di Casaleggio e Grillo. Ebbene si, è un insieme di pianeti e meteore che fluttuano nello spazio di internet riuscendo a catturare lettori con «finti scoop, scandali e cure miracolose». Le ha definite così Sebastiano Messina, dalle colonne de La Repubblica, parlando dei siti web, web-tv, pagine Facebook, account Twitter, MeetUp e molto altro che movimenta, almeno nel virtuale, migliaia di utenti al giorno.

Avevamo già raccontato l’inizio della polemica, condita anche dalla lettera di quattro parlamentari 5Stelle in Commissione di Vigilanza RAI. «La disinformazione di cui si è reso protagonista il Tg1 è di una gravità assoluta», concludevano gli Onorevoli, prima di elencare gli interventi per ovviare al ripetersi del “problema”.

Il collega Messina analizza, invece, le pieghe della “Grillo-Casaleggio informazione”, quegli spazi dove il titolo, sensazionale e ad effetto, induce alla lettura dell’articolo che si rivela poco attuale, se non addirittura privo di contenuti.

«”La prova che inchioda Renzi. Il video che nessun Tg vi farà mai vedere”». Titola così il curatore della pagina, rendendo il video appetibile ai tanti detrattori del Premier. «Vediamolo immediatamente – continua Messina – questo video clandestino: dovesse cadere il governo, sapremo perché. Ah, è solo un’intervista della Gruber, vecchia di due anni, in cui il premier diceva di voler eliminare il finanziamento ai partiti e quello all’editoria: è la prova, tuona oggi Grillo, che copiava il nostro programma! “Inchiodato”, ovviamente».

E così per una serie di link che si alternano in modo naturale a «scoperte miracolose: “i dieci vantaggi di avere il seno piccolo”, “l’attività che per le donne è più eccitante del sesso” o “l’incredibile scoperta di un vasaio indiano”». Questi tra i tanti che si possono leggere.

Il mondo dell’informazione andrebbe riformato, ma non con la logica da “prima repubblica”, in cui gli spazi televisivi venivano centellinati a seconda del momento politico o del tema in questione. L’Italia, quella della comunicazione tradizionale e, di riflesso, della contro-informazione, è distante anni dal raggiungere il traguardo di un’informazione libera dai condizionamenti politici.

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