ultimissime

”GO, HILLARY, GO”, MA A BASSA VOCE.

Le attese sono state rispettate. Toni minacciosi, accuse dure e, per la prima volta in 240 anni di presidenziali americane, un candidato che ‘‘deciderà all’indomani del voto se accettare o meno la vittoria dello sfidante”.

L’ultimo duello tv tra Trump e Hillary Clinton è l’apice di quella che sarà ricordata, comunque vada, come una delle peggiori campagne elettorali della storia americana. Pochi contenuti, molte minacce reciproche. Dall’Università del Nevada, a Las Vegas, Trump e Clinton sembrano sviare le domande del giornalista Cris Wallace della ”destrissima” Fox News, preferendo punzecchiarsi sulle reciproche vite private.

Argomenti della serata: Immigrazione, Corte Suprema, Politica Estera, Debito e Preparazione per la carica di Presidente. Niente stretta di mano prima di iniziare lo scontro, niente politically correct, non è prevista per un appuntamento così importante.

Trump sembra all’inizio più cauto e preciso nella scelta delle parole da utilizzare. Una strategia adottata dal proprio staff per cercare di smorzare l’immagine del tycoon troppo dura, magari con la speranza di avvicinare al magnate newyorkese quella parte della popolazione indecisa sul voto ma dubbiosa sulle capacità di Trump. Poi attacco duro sull’immigrazione: ”Costruiremo un muro [al confine con il Messico], per impedire ai criminali, agli spacciatori e agli stupratori di venire nel nostro Paese. Chi viene in America, la maggior parte, viene per delinquere. Ci saranno norme più efficienti per l’espulsione”. Risponde la Clinton: ‘‘Per Trump, e per quelli come lui, sono tutti criminali. Ci sono quasi 10 milioni di persone, 4 milioni minorenni, che pur vivendo e lavorando nel nostro Paese non hanno alcun documento. Faciliteremo la burocrazia, chi vive legamente nel nostro Paese ha diritto di restarci”.

dibattito

Il clima si scalda sulla politica estera, in particolar modo sulla ”faccenda Putin”. Per la candidata democratica: ”Trump dica chiaramente stasera che condanna lo spionaggio russo, l’interferenza degli hacker di Mosca in questa campagna è inaccettabile. Putin vuole un suo burattino come presidente degli Stati Uniti”. Il candidato repubblicano non molla, anzi rincara la dose: ”Putin ad ogni occasione si è mostrato più furbo di Obama e della Clinton. Preferisco andare d’accordo coi russi”.

Seguono attacchi personali che poco hanno a che vedere con le domande del giornalista Wallace, ma che trasformano il dibattito in una sorta di super talk show in stile americano; per Trump: ”Hilary in 30 anni di politica non ha fatto assolutamente nulla. Non ha ancora chiarito le 33.000 email intercettate quando era Segretario e la fondazione presieduta dal marito è un’impresa criminale”. Risposta Clinton: ”Trump ha offeso tutti: ha insultato i genitori di un soldato musulmano morto al fronte con la divisa americana, ha sbeffeggiato i disabili, ha offeso un eroe di guerra come John McCain. Mentre io avoravo al fianco di Obama per la cattura di Bin Laden, tu facevi il conduttore dello show televisivo The Apprentice“.

Poi l’evento che cambia la serata e, probabilmente, la campagna a meno di 20 giorni dal voto. Incalzato dal conduttore sulle sue frasi circa ”il voto compromesso e irregolare” Trump la spara grossa: ‘‘Deciderò dopo il voto, se accettare o meno la sconfitta”. Hillary lo bolla come: ”Il peggior candidato della storia”.

In un America ridotta allo stremo, dove circolano qualcosa come 300 milioni di armi ( a tal proposito Trump si detto orgoglioso di aver l’appoggio della NRA, la lobby delle armi), dove la polizia e le minoranze etniche sono in aperto conflitto, con la minaccia ISIS e un mondo che segna profondi cambiamenti sul piano mondiale con l’ascesa di nuovi Stati, il candidato repubblicano si dimostra fuori luogo a ricoprire la carica di uomo più potente del pianeta. La democrazia è un vestito che sembra andargli stretto.

E allora ”Go Hillary, go”, ma a bassa voce.

Potrebbe piacerti...