Cultura

HALLOWEEN IMPAZZA, MA QUAL È LA VERA STORIA?

Halloween è da diversi anni popolare anche in Italia come da tempo nel nord Europa e dei paesi americani. Ma cosa significa e qual è l’origine di questa festa che in un’atmosfera carnevalesca si celebra la notte del 31 ottobre con adulti e bambini? Zucche intagliate, maschere di vampiri e fantasmi ridisegnano la fisionomia degli spazi aperti, giardini, strade e vetrine durante l’intero mese di ottobre culminando l’ultimo giorno, il 31.  Il termine Halloween deriva dall’inglese e significa “notte sacra”, ma si rifà agli antichi rituali druidici di Samain, le cui origini risalgono all’antica Irlanda. Attenzione all’Irlanda, non all’America, a cui erroneamente si attribuiscono le origini della festa. Secondo gli antichi rituali celtici, dunque, durante la notte di Samain – nel corso del plenilunio più vicino al primo novembre – il mondo dei morti si ricongiunge con quello dei vivi e viceversa, poiché secondo un detto celtico “la morte non è che il mezzo di una lunga vita”.

Solo in seguito, questa festa pagana venne trasformata dalla Chiesa cristiana in quella di Ognissanti. Jean Markale, autore francese che ha pubblicato numerosi libri sulla civiltà celtica, in particolare sul ruolo delle donne nella cultura celtica, e sulla letteratura arturiana, ricostruisce nel suo saggio (Edizioni L’Età dell’Acquario) la storia di Halloween a partire dai tempi più remoti, analizza le sue successive metamorfosi, per arrivare al modo in cui si celebra nella nostra società, che, curiosamente, sembra ignorarne il senso e l’importanza.

Lucha Vavoom Halloween - Fiesta Fanstama in Los Angeles © EPA

Storia e tradizioni:  “E’ una sera d’autunno, esattamente il 31 ottobre. Un vento pungente agita le nuvole, strappa agli alberi le ultime foglie e fa volteggiare al suolo, umido d’odori. Il giorno finisce, comincia la notte. E’ il crepuscolo, quando luce e ombra si confondono, quando è impossibile stabilire dove finisce una e inizia l’altra. In apparenza è una sera d’autunno come tutte le altre. Ma nelle città, nei paesi e nelle campagne più sperdute, qualcosa esula dall’ordinario.

Innanzitutto il comportamento degli uomini e delle donne che tornano dal lavoro. Sembrano distesi, se non felici si attardano volentieri al bar oppure, rincasando, sanno che l’indomani interromperanno l’infernale ciclo lavorativo. Il giorno seguente è festa. Una di quelle feste che durante l’Ancien Régime erano soprannominate “scampanate”, cioè religiose, e che anche la laicissima Repubblica francese ha mantenuto nel suo calendario, pe la gioia di tutti i cittadini, credenti e non.

E’ la festa di Ognissanti. Ma per la maggior parte delle persone è un giorno triste. Si va al cimitero insieme alla famiglia per portare i crisantemi sulla tomba dei propri cari. Il gesto rituale di commemorazione dei defunti è accompagnato da un assorta di tristezza, spesso avvalorata dalla situazione meteorologica. In Francia, quando piove oppure il cielo è “basso e pesante”, come scrisse Baudelaire evocando i colpi di martello necessari per montare una forca, si dice che “è un tempo da Ognissanti”, anche se ormai è primavera. Poi cala la notte. Iniziano a sauccedere tstrane cose.

Bussano alla porta. Apriamo e ci troviamo di fronte una banda di ragazzi e ragazze., spesso truccati o con indosso lenzuoli bianchi, oppure con maschere beffarde e cappelli da strega. Emettono lugubri “uuh uuh!” all’indirizzo di chi ha aperto la porta. Chiedono torte, caramelle, mele o qualche spicciolo. E’ preferibile dar loro qualcosa, o potrebbero lanciare una maledizione sulla casa e soprattutto tornare nottetempo a infestarla, disturbando il sonno degli abitanti o popolandolo di abominevoli incubi…”

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