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I crolli di Napoli e la politica dello scaricabarile

La città di Napoli, negli ultimi giorni, ha vissuto un’enorme tragedia: la morte di Salvatore Giordano, dovuta a un crollo di un cornicione dalla Galleria Umberto, evento che ha scosso tutti. Cresce sempre di più l’allarmismo tra i cittadini. Visti i nuovi crolli avvenuti dopo quello di Galleria Umberto, nelle ultime ore, i vigili del fuoco stanno ricevendo moltissime segnalazioni di cornicioni pericolanti. Qualche giorno fa, anche la facciata di Palazzo Reale ha iniziato a perdere massi ed è stata subito recintata. Un altro crollo c’è stato in Piazzetta Augusteo, proprio davanti a Galleria Umberto: anche in quel caso, i vigili hanno subito provveduto a mettere in sicurezza la zona.

Intanto la Galleria è diventata un’enorme gabbia: reti contenitive ricoprono le facciate e all’interno sono state montate impalcature per iniziare i lavori e bonificare l’intera area da qualsiasi pericolo. Tutta questa meticolosità nel correre ai ripari al più presto, chiaramente, è arrivata solo dopo il grave incidente di cui è rimasto vittima un ragazzo di quattordici anni.

E, mentre il panico e la paura aumentano tra i cittadini napoletani e la città prende sempre più le sembianze di un grande recinto, Sovrintendenza e Sindaco di Napoli prendono le distanze dall’accaduto. Sono quarantacinque gli indagati per la morte di Salvatore Giordano, tra i quali i proprietari degli immobili del lato del cedimento, i rispettivi amministratori e qualche funzionario dell’ufficio tecnico del Comune partenopeo.

Non compaiono, quindi, tra gli indagati né il Sindaco De Magistris né il sovrintendente Giorgio Cozzolino ed entrambi nelle ultime ore hanno voluto sottolinerare la loro estraneità giudiziaria ai fatti. Il Sindaco, nonostante abbia proclamato per il giorno dei funerali il lutto cittadino, ha scelto di non partecipare ai funerali del piccolo Salvatore: «Voglio prendere le distanze da tutto il veleno lanciato sulla nostra città in queste ore. Ho assistito a un killeraggio politico che, come sindaco, padre e uomo, non avevo mai visto. Non mi appartengono né la responsabilità giuridica, né politica». Spiegazione non vista di buon occhio dall’opinione pubblica, che ritiene quasi obbligatoria la presenza del Sindaco di Napoli alle esequie del ragazzo. Il soprintendente Giorgio Cozzolino, che in questo momento è in ferie e ha scelto non di rientrare, si è espresso attraverso un comunicato, in cui ha spiegato che la parte da cui si è staccato il cornicione che ha ucciso Salvatore non è competenza della Sovrintendenza. Ha anche parlato del crollo avvenuto da Palazzo Reale, precisando che i vigili e la protezione civile sono subito intervenuti per recintare la zona e che per la facciata erano già stati programmati alcuni lavori di restauro i quali, vista l’urgenza, saranno anticipati. Anche qui, il modus operandi è quello dell’attendere il manifestarsi di un pericolo, in questo caso la caduta di cornicioni o pietre, prima di intervenire.

Gregorio Angelini, direttore regionale dei Beni Culturali, invece, spiega che a causa dell’assenza di personale, è quasi impossibile controllare tutto il patrimonio artistico di Napoli. La politica che sembra stiano perseguendo primo cittadino, soprintendente e diversi funzionari pubblici è quella dello scaricabarile, motivata dalla sostanziale preoccupazione di dimostrarsi innocenti ed estranei ai fatti invece di collaborare per trovare una soluzione al problema. E sebbene Sindaco e soprintendente non siano ufficialmente indagati è opinione di tutti che a è loro attenga la responsabilità morale dell’accaduto.

In questa fase, tuttavia, sembrerebbe più utile e urgente cooperare per il bene della città e per evitare il ripetersi di simili episodi, piuttosto che concentrarsi su scambi di accuse o rilancio di responsabilità.

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