Cultura

Il caffè amaro di Mineo: “Il Parlamento non conta più”

Il binomio caffè e informazione è ricorrente nella vita di Corradino Mineo, giornalista ed attualmente senatore dell’area di minoranza del Pd. Il “Caffè di Corradino Mineo” era il titolo della rubrica da lui condotta al mattino su Rai news 24, “perché il caffè -spiega – era il nome di un grande giornale  illuminista diretto da Pietro Verri e pubblicato a Milano dal 1764 al 1766” al quale lui si ispirava.

Ma “Il caffè amaro-costituzione, sinistra e futuro”, libro intervista presentato ieri, presso l’associazione Rosso Democratico di Napoli, ha tutt’altro sapore: il sapore amaro, appunto, di chi, giornalista navigato e politico deluso, traccia un bilancio non positivo dello stato della libertà d’informazione in Italia e dei limiti della politica riscontrati nel corso del suo mandato: un libro denuncia nel quale si racconta senza remore,soffermandosi sulla sua lunga esperienza di giornalista Rai, non risparmiando critiche all’azienda,al Pd e all’attuale premier Renzi.

Irriverente, combattivo, spirito libero, Corradino Mineo ha sempre concepito, forse contro corrente, il giornalismo quale ricerca della verità, ritenendo che “mai le notizie siano evidenti o concluse nella loro attualità”. Politico scomodo, ha di recente votato, insieme a Civati, contro il Jobs act di Renzi (passato al Senato con 166 si), col quale, a suo dire, si fa un passo indietro nella democrazia: “Il Parlamento ora non conta più”,  ha dichiarato amareggiato.

Nell’incontro di ieri presso l’associazione rosso democratico, ad attenderlo c’erano i militanti storici del partito democratico, ma anche molti studenti universitari. In mattinata, infatti, il senatore si era a lungo intrattenuto presso la facoltà di scienze politiche  per discutere di un tema a lui caro e fondamentale per le sorti della democrazia: le riforme costituzionali.

Interessante il confronto dialettico col moderatore, il professor Samuele Ciambriello, docente presso l’Università suor Orsola Benincasa,  che gli ha subito chiesto  cosa significhi recuperare l’anima del Pd  e se sia  più opportuno recuperare i rapporti con le altre forze politiche. “La sinistra deve riscoprire i propri valori – ha dichiarato – la sua identità smarrita. Apprezzo la capacità politica e la spregiudicatezza di Renzi nell’individuare problemi da risolvere nell’immediato senza fondamentalmente guardare al futuro, ma sarebbe il caso di ostentare meno ottimismo e non mentire agli italiani sullo stato dell’economia dell’Italia , in cui si registra un record drammatico: un tasso storico di disoccupazione pari al 13, 2%”.

La rottamazione, uno dei vocaboli più ricorrenti nel linguaggio di Renzi, è tra i temi affrontati nel dibattito: “La rottamazione – ha dichiarato Mineo – rischia di creare divisioni, contrapposizioni tra giovani e meno giovani, che si aggiungono a quelle tra ricchi e poveri, creandosi così conflitti  che non giovano al paese: l’esperienza e la saggezza non dovrebbero rottamarsi, ma costituire preziose risorse”.

“La caduta del muro di Berlino – ha ricordato – avrebbe dovuto costituire una grande opportunità per ripensare l’Italia , invece siamo entrati in Europa dalla porta di servizio, pensando di sacrificare i risparmi delle famiglie italiane e di cedere gradualmente pezzi di sovranità nazionale pur di entrare nell’euro”.

Infine, ad un militante che gli ha chiesto se abbia un senso oggi rinnovare la tessera del Pd  il senatore ha risposto: “Non credo che oggi sia importante avere una tessera del Pd o di qualsiasi partito”: una risposta emblematica che evidenzia la sua sfiducia nello stato della politica italiana.

“Dietro il vuoto di oggi -ha dichiarato il senatore Mineo – c’è una sinistra che per sentirsi pragmatica ha rinunciato ad un’idea del futuro. Senza visione la sua politica mostra la corda, ora che il neoliberalismo ha provocato una crisi più grave del 1929”.

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