Economia e Welfare

Il Caso Huawei affonda i rapporti tra Cina e Usa

Con l’arresto della direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou, il presidente americano Donald Trump, ha lanciato un chiaro e preciso avvertimento, non solo alla Cina, ma anche a tutti gli altri Paesi del mondo. L’Amministrazione americana, è intransigente, sembra questo il messaggio che la Casa Bianca ha voluto dare con quest’ordine di arresto e con il mandato di cattura internazionale. Il messaggio, sembra avere una duplice destinazione, Cina e Iran. Il presidente degli Stati Uniti, ha esentato alcuni Paesi dalle sanzioni sul petrolio, ma è stato da subito molto chiaro sulle ripercussioni di qualsiasi tipo di aggiramento del regime in vigore, se da un lato è evidente che la fragile tregua fra Pechino e Washington si sia già interrotta, anche il tema Iran torna alla ribalta nello scenario internazionale.: E il mandato d’arresto per la figlia del fondatore di Huawei è forse uno dei gesti più clamoroso della sua amministrazione. Ed è anche difficile capire quale sia stata la ragione principale del gesto concretizzato dalla Giustizia americana. L’accusa formale riguarda le sanzioni all’Iran, indirettamente potrebbe essere anche un messaggio rivolto ai diversi partner internazionali e alle aziende che commerciano con Teheran. Fino ad ora, Washington, aveva parlato di sanzioni alle imprese e di difficoltà anche per ottenere crediti con la banche americane e commesse internazionali. È sovente dunque che la conseguenza grave e sulla capacità di impresa e non sul piano personale. Diversamente, gli Stati Uniti hanno emesso un mandato d’arresto indirizzato ad uno dei vertici della principale azienda di telefonia della Repubblica Popolare Cinese. Palesando ancora un messaggio di estrema chiarezza: l’avvertimento potrebbe essere uno dei messaggi rivolti al mondo, l’altro è senza dubbio rivolto alla Cina. Pechino a sua volta ha recepito in maniera molto negativa l’azione americana. Il senatore Ben Sasse, ha dichiarato: «La Cina sta lavorando in modo creativo per minare i nostri interessi di sicurezza nazionale, gli Stati Uniti e i nostri alleati non possono restare fermi ai margini, collegando l’arresto alle sanzioni a Teheran. A volte l’aggressione cinese è esplicitamente sponsorizzata dallo Stato, a volte è ripulita con le cosiddette entità del settore ‘privato’ di Pechino, che vanno a braccetto con il partito comunista del presidente Xi». La Cina, ha formalmente protestato chiedendo a Canada e Stati Uniti di «chiarire immediatamente la ragione dell’arresto e di liberare subito Meng. L’ambasciata cinese a Ottawa, ha affermato che la manager «non ha violato alcuna legge opponendosi ad azioni del genere, che minano gravemente i diritti umani della vittima. Ha dichiarato la compagnia telefonica, «di rispettare tutte le leggi e le regole dei Paesi in cui opera, incluse quelle in materia di controllo delle esportazioni di Onu, Stati Uniti e Ue», le sanzioni all’Iran, potrebbero essere solo uno dei motivi dell’accusa a Meng. La guerra commerciale fra Cina e Stati Uniti è stata solo rimandata di 90 giorni. Di fatto l’Amministrazione americana vuole garanzie sostenute, non solo sulla bilancia commerciale, ma anche sulla strategia cinese riguardo ad alcuni temi molto complessi della strategia commerciale cinese. Il primo riguarda le componenti elettroniche e i rischi legati alla sicurezza nazionale americana. Il secondo, il tema altrettanto delicato della proprietà intellettuale. E l’escalation degli Usa a Huawei agli smartphone cinesi è iniziata già da alcuni anni.

Raffaele Fattopace 

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