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IL DIARIO CIVILE DI CIAMBRIELLO

Nell’incantevole scenario dell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove regnano i calchi fidiaci, riallestiti tempo fa, del prezioso e raro tempio di Atena, il Partenone, è stato presentato stamane l’ultimo libro di Samuele Ciambriello: “Caste e castighi: il dito nell’occhio“. L’incontro, moderato da Simona Brandolini, giornalista de Il Corriere del Mezzogiorno, ha visto la partecipazione della scrittrice Enza Alfano,  e dello scrittore Maurizio De Giovanni, noto ai più per i racconti delle avventure del commissario Ricciardi. A fare gli onori di casa, poi, ci hanno pensato Paolo Ricci, presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, e Giuseppe Gaeta, direttore della stessa Accademia. L’introduzione è toccata all’autore, pungolato dalle sollecitazioni e dalle curiosità della Brandolini, che ha ricordato come “esistano tante piccole caste che difendono il proprio spazio di azione“.
Credo che le caste ci siano per diversi motivi – ha esordito l’autore -, caste, però, intese al plurale. Le caste ci sono perché ci sono i questuanti, che reclamano favori e non diritti. Esse aumentano le disuguaglianze. Le caste ci sono perché ci sono le pecorelle ed esistono perché ci sono gli indifferenti. Il mio libro di propone di essere una sorta di diario civile, che risalta come le caste abbiano paura della trascendenza, del noi. Il “We care” non esiste, esiste l’io, ragioni per cui le caste hanno paura della meritocrazia”. “In questo mio libro – ha concluso Ciambriello -, metto in risalto i problemi della politica, ma non solo. Ho provato a fare un diario in direzione ostinata e contraria“.
Ha preso poi la parola il padrone di casa, Paolo ricci: “Credo che bisogna fare una premessa: le caste esistono ma non sono dappertutto. Ho letto il libro di Samuele e mi sono soffermato su uno scritto in particolare, quello nel quale difende l’esistenza dei liceo e della cultura classica”. “Qualunque riforma – ha proseguito Ricci – non può non partire dalla formazione. La riforma è in generale un tentativo di cambiare qualcosa di già esistente. Ho colto in questo scritto di Samuele, il primo passo verso il ritorno al centro del pensiero critico. Nel brano in cui Samuele difende a spada tratta la formazione classica e l’esistenza dei licei – ha ribadito Ricci -,  ho colto davvero l’essenza del libro“.
La scrittore Enza Alfano, è sembrata quasi posizionarsi sulla stessa lunghezza d’onda di Ricci. “La scuola deve riconsegnare l’esercizio e lo strumento della parola – ha dichiarato la Alfano. In quest’ottica, Samuele, è attento alle esigenze di questo mondo. Il libro, infatti, è un perfetto mix di storie di politica, economia e società civile. Un connubio magico di intrecci di situazioni di interesse pubblico, descritte sapientemente dall’ autore”. Prima delle conclusioni di Giuseppe Gaeta, Maurizio De Giovanni si è inserito sapientemente nel dibattito. “Il compito dello scrittore – ha affermato De Giovanni – , è quello di raccontare le storie di cui è a conoscenza e di cui ha cognizione. È un po’ come la storia dello smartphone e della batteria: come il telefono ha bisogno di essere continuamente caricato, così chi scrive storie, ha bisogno continuamente di ricaricarsi ed aggiornarsi”. “Il libro di Samuele – ha proseguito lo scrittore napoletano – ,  è interessante perché viene dai social e dai blog. È la storia che viene dal libro, dunque, e non il libro che va’ verso la storia. C’è un arco temporale ben definito in cui avvengono le storie descritte nel testo di Samuele. Sei mesi in cui si svolgono le vicende, dove tutto è ben cadenzato è spiegato nei minimi dettagli“.
Il dibattito, ha vissuto poi momenti di disquisizione politica, dove tutti i relatori, hanno concentrato la loro attenzione sulle vicende politiche di casa nostra. In particolare, Maurizio De Giovanni, ha ribadito come nell’ultima tornata elettorale campana, non si sia recato alle urne “perché nessuno ha fatto un solo accenno alla cultura, ed al rilancio turistico e culturale della città di Napoli e della Campania in generale“. Prima di congedare i presenti, ha preso la parola Giuseppe Gaeta.  “Siamo in una dimensione in cui sempre di più, gli elementi che costituiscono il linguaggio, entrano in correlazione tra loro” ha dichiarato il direttore della Accademia. “Il testo di Samuele Ciambriello – ha proseguito – è contemporaneo perché usa lo strumento del frammento, inteso però  non come frammento isolato. Vengono collegati tra loro, infatti,  frammenti di testo, utilizzando il modello ipertestuale, che lascia così, la libertà di collegare frammenti narrativi. Sta a chi legge, poi, scegliere gli strumenti migliori per accostarsi alla lettura. Complimenti all’autore per il modo in cui ha assemblato e redatto il libro“.

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