Officina delle idee

IL DOTTOR CALLIGARI E IL REFERENDUM

Devo ammettere: con un aplomb britannico finora il dottor Calligari s’era mantenuto equidistante dal referendum, così come dalle ragioni del sì, del no e dell’astensione. Ma oggi, ad urne chiuse, di buon mattino, s’è presentato per il consueto caffè con le idee chiare e la lingua lunga: lunga come quando ha conservato per troppo tempo il rospo.

Parte da lontano il dottor Calligari. Dice che è proprio uno sconcio questa storia che puntualmente si ripete quando c’è un turno elettorale. Quando i dipendenti delle pubbliche amministrazioni e delle aziende a partecipazione statale, comunale o regionale svuotano uffici e pubblici servizi per andare a guadagnarsi pochi spiccioli ai seggi, assolvendo alle mansioni di scrutatori, segretari o presidenti di sezione.

Cosa lo muove in quest’alta disquisizione? Null’altro che il proprio piccolo utile, così come già altre volte è accaduto al mio prezioso interlocutore. E il dottor Calligari me n’è dà subito la conferma: “Ma lo sa quanto mi è toccato aspettare la metro stamane, il mio caro Edoardo?”.

Non ho il tempo nemmeno d’azzardare una risposta che il dottor Calligari, impietoso, rivela: ventidue minuti. “Ma le pare possibile?” sembra avere concluso, quando sorseggia il caffè. E poi subito riprende. E’ una lunga filippica contro questa malsana abitudine che finisce per privare il cittadino di servizi essenziali. Abitudine radicata quando il sindacalismo aveva invaso ogni spazio della pubblica amministrazione e delle aziende private: “Guasti del Sessantotto” impreca il dottor Calligari. Abitudine malsana che svuota gli uffici peggio di quella volta che nell’imminenza della Pasqua al ministero romano approdarono – ricorda il dottor Calligari – le colombe avariate della Pasticceria Cocozza.

Fingo di acconsentire.

Non saprei proprio se assecondarlo o lasciarlo imprecare. In ogni caso mi sembra una questione di lana caprina e in buona sostanza del tutto futile. Comunque non lo contraddico, né mi va di trattenerlo. Ma quando ha già infilato l’uscio e lui rallenta il congedo per lanciare la proposta il dottor Calligari mi fa: non sarebbe il caso di troncare questo vezzo lasciando che quei pochi spiccioli per scrutatori, segretari e presidenti di seggio vadano nelle tasche vuote di tanti bravi giovani, senza lavoro?

Poi tira dietro di sé, lesto, la porta. E io non riesco a dirgli se sia o no una buona idea.

Potrebbe piacerti...