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IL MASSACRO DEGLI ELEFANTI IN AFRICA

«Qualche anno fa decine di mercenari entrarono in un parco nazionale in Camerun e per due mesi massacrarono indisturbati 600 elefanti, facendoli a pezzi per le zanne. In tutta l’Africa centrale i bracconieri hanno ormai sterminato la metà degli ultimi elefanti rimasti. E nessuno è stato in grado di fermarli.

Almeno fino a quando un gruppo di investigatori privati  e di ecoattivisti della rete EAGLE si è infiltrato tra i bracconieri in otto Stati africani e ha portato all’arresto di 1200 trafficanti. Un lavoro incredibile riconosciuto da tutti gli esperti, ma hanno pochissimi fondi per andare avanti perché i grandi finanziatori non osano opporsi frontalmente al crimine organizzato del bracconaggio. E allora può essere questa comunità a dargli il sostegno economico necessario a coprire tutta l’Africa in pochissimo tempo.

Uccidono quattro elefanti ogni ora: è una lotta contro il tempo prima che questi giganti della savana scompaiano. Ma se ognuno di noi fa una piccola donazione ora, questo incredibile team può espandersi in altri Paesi, arrestare altri boss e ufficiali corrotti, e la nostra comunità potrà contribuire a lottare contro questo massacro».

È questo il testo (parziale) di una petizione online su Avaaz per contribuire all’operato di chi in Africa, in queste ore, sta cercando di fermare il massacro dei pachidermi nel continente nero. Si stima che soltanto tra il 2012 e il 2013 si stato sterminato il 65% degli elefanti africani, e che procedendo di questo passo entro dieci anni potrebbero non esserci più.

Si tratta di un mercato illegale che coinvolge non soltanto l’avorio ricavato dalle zanne di elefante, ma anche le teste di tigre e le corna di rinoceronte, e che procura un fatturato di oltre 14 miliardi di euro. Soldi che entrano nelle tasche della criminalità organizzata, evidentemente, visto che gruppi sparsi e isolati non sarebbero in grado di trasportare ingenti quantità di avorio da un paese all’altro, e non soltanto via terra, visto che il maggior acquirente sembrerebbe essere la Cina.

Si tratta di un traffico di soldi che alimenta a sua volta quello di armi e droga, e che miete vittime non soltanto tra gli animali ma anche tra gli stessi esseri umani, considerando quanti ranger che lavorano nei parchi nazionali vengono spietatamente fatti fuori dai bracconieri per agire indisturbati e accaparrarsi la preziosa merce. Ed è un traffico a cui è arrivato il momento di dire basta.

Sul sito ufficiale di Avaaz si può contribuire all’operazione donando anche soltanto una somma minima di 2 euro.

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