Cultura

Il sostegno precoce ai nuclei familiari con minori

Venerdì 30 Gennaio alle ore 17.30 presso la Biblioteca Pagliara dell’Università Suor Orsola Benincasa si svolgerà la presentazione del volume “Adozione Sociale” (Edizioni ad Est dell’Equatore), che raccoglie i risultati dell’omonimo programma di sostegno precoce ai nuclei familiari con minori, realizzato a Napoli a partire dalla prima sperimentazione a Secondigliano nel 1994, all’interno della grande progettualità di “Napoli Bambini d’Europa”, fino alla sua realizzazione in sette ambiti sociali della Regione Campania, come programma triennale tra il 2010 ed il 2012.

Nel volume, realizzato con i contributi dei medici, sociologi, psicologi e psichiatri coinvolti nel progetto (Giuseppe Cirillo, Gennaro Aurelio, Giovanni Attademo, Marina Casale, Carmela di Maio, Paola Lamberti, Cira Lisi, Rita Sepe, Eva Trifuoggi e Mario Petrella) vengono illustrate le ragioni dell’intervento e la sua organizzazione come programma comunitario di sostegno precoce integrato ai nuclei con minori e ne viene analizzata l’evoluzione, in relazione al contesto sociale, politico e organizzativo e specificamente all’integrazione sociosanitaria.

Discuteranno del volume insieme con gli autori, Lucio d’Alessandro, Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Vincenzo Spadafora, Garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Antonio Bassolino, presidente della Fondazione SUDD, Maria Fortuna Incostante, già vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, Sergio D’Angelo, direttore del Consorzio Cooperative GESCO, Don Tonino Palmese, vicario episcopale per la Carità e Paolo Siani, presidente dell’Associazione Culturale Pediatri Italiani.

Il Programma di Adozione Sociale nasce dalla sperimentazione nel quartiere napoletano di Secondigliano del 1994, su iniziativa dell’Associazione Culturale Pediatri insieme all’Assessorato alla Dignità del Comune di Napoli (così si chiamava, e non a caso, l’Assessorato alle Politiche Sociali), nell’ambito della più grande cornice programmatica di “Napoli bambini di Europa”, in integrazione con il Distretto Sanitario n. 50 (oggi 30) dell’ASL Napoli 1. Era il 1994 quando i pediatri campani dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP) discutevano di bambini ‘ripetenti’ in ospedale , cioè di bambini che ripetutamente finivano nelle corsie delle pediatrie cittadine perché, come si disse allora, malati di povertà. Il pensiero dell’importanza delle componenti sociali nel determinare la salute, iniziava  il suo lavoro, una sorta di tarlo in positivo, invisibile ma instancabile, nella mente del gruppo che presto mise a punto un percorso, chiamato poi di Adozione Sociale, per intercettare alla nascita le traiettorie di vita dei nati nella città e naturalmente delle loro famiglie.

Il Programma Adozione Sociale rappresenta il primo progetto italiano di sostegno precoce alla famiglia dopo la nascita di un bambino, analoghi programmi sono stati sperimentati successivamente a Trieste, Cesena ed in numerose città italiane. Il percorso messo a punto per “modificare le traiettorie” dei più sfortunati necessitava l’individuazione di una serie di indicatori di rischio (validati dalla letteratura), tra questi la scolarità e l’età materna, la disoccupazione e la detenzione, la dipendenza da alcool e droghe, l’affollamento abitativo e le patologie croniche. La presenza alla nascita di questi indicatori consentiva l’inclusione del bimbo e dei suoi genitori in un percorso protetto che prevedeva una continuità assistenziale a garanzia di un sostegno nel momento di maggiore fragilità e cioè al rientro a casa.

Il rapporto tra l’ospedale e il territorio trovava dunque una via di consolidamento dovuta al lavoro comune finalizzato allo stesso obiettivo e discusso allo stesso tavolo, tra pari, mirando all’integrazione delle modalità di intervento sanitario e delle modalità di intervento sociale. Il traguardo, raggiunto durante la messa a punto del percorso, fu singolare e sicuramente innovativo in quanto, per la prima volta, sostituiva una modalità di lavoro in serie (i circuiti si susseguono e possono anche non incontrarsi ) con una modalità in parallelo (i circuiti lavorano contemporaneamente su più fronti e interagiscono). Fin dall’inizio si pose  grande attenzione all’importanza della domiciliarità degli interventi.  In sintesi il percorso prevedeva una comunicazione del Punto Nascita all’Unità Operativa Materno Infantile di residenza della famiglia ed un successivo contatto degli operatori con la famiglia,  e presso i servizi, e in casa.

La precocità del contatto ha avuto fin dall’inizio la giusta rilevanza per aumentare la possibilità di successo e nell’evitare che i fattori di rischio presenti potessero tramutarsi  in un danno conclamato. La L.285/97 e i Piani nazionali ad essa collegati anticipano le azioni per l’infanzia e l’adolescenza basate sull’analisi territoriale, sulla concertazione, sull’integrazione istituzionale (Accordo di programma tra il Comune di Napoli, Asl NA1, Provveditorato agli studi, Centro giustizia minorile per la Campania e il Molise) e sul lavoro per progetti che  con l’attuazione della legge 328/00 verranno promosse. Questi elementi fondamentali,  unitamente ai piani nazionali e cittadini ad essa collegati, entrano a far parte coerentemente della Pianificazione di Zona in atto nel Comune di Napoli.

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