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INTESA POLITICA TRA ALGERIA E ITALIA, FERRARA:” IL DIALOGO FUNZIONA BENE”

Più di 9 miliardi di dollari di interscambio, con un centinaio di aziende sul terreno e uno spazio di manovra per elargire gli scambi nei settori della produzione industriale, del turismo, dell’agroindustria, delle rinnovabili e del riciclaggio dei rifiuti: l’Italia si definisce  il primo partner commerciale dell’Algeria. A chiarire sulle relazioni bilaterali tra i due Paesi, è l’ambasciatore ad Algeri, Pasquale Ferrara. In primo piano c’è la collaborazione per quanto riguarda l’energia elettrica “storica” e “strategica”, e dove esistono segnali affinché Eni e Sonatrach ovvero l’ impresa algerina di idrocarburi, possano, anche in prospettiva, unirsi in modo molto fruttuoso’.  Ferrara, si esprime così  in merito alla questione: “è il consiglio di amministrazione Eni svoltosi proprio a Hassi Messaoud”. In sospeso c’è ancora il progetto del Galsi – il gasdotto che dovrebbe collegare l’Algeria alla Sardegna e alla Toscana attraverso un percorso lungo quasi 900 km, di cui circa 600 in mare voluto nel 2007, sostenuto da Sonatrach, Edison, Enel e Gruppo Hera – e rimasto  stanziato sulla carta, e Ferrara  non esclude che in futuro questo ”possa tornare di attualità”. Sono le imprese, a suo dire ”che devono valutarne la convenienza economica”. La cooperazione economica fra Italia e Algeria è solida, ma può arricchirsi e migliorare , fa notare Ferrara,  facendo rendere più flessibili le regole di accesso al mercato – soprattutto a favore delle piccole e medie imprese italiane – che costituiscono le interiora  del tessuto economico italiano, del suo mercato, delle sue reti di business.

Ferrara insiste  poi sul  progetto di rilancio delle ex acciaierie Lucchini di Piombino, acquistate dal gruppo algerino Cevital, che stenta a decollare, per cui  teme: “di un investimento molto articolato” che comprende ‘‘la valorizzazione della capacità portuale di Piombino e la crescita del settore agroindustriale, un progetto realizzato in diversa fasi ma ‘l’importante è che ci sia la volontà di portare avanti l’investimento” afferma l’ambasciatore chiarendo che si necessita di ”discutere le condizioni di accesso al credito, che vanno valutate in modo molto approfondito, valutando anche l’impatto sull’occupazione. Nelle accIaglerie lavorano più di 2000 operai con le loro famiglie. E’ essenziale che l’investimento proceda nella direzione auspicata e che i posti di lavoro siano salvaguardati”.  Mentre sulla  sicurezza e prevenzione del terrorismo ”il dialogo funziona molto bene, tuttavia la soluzione – chiosa Ferrara – va ricercata nel quadro della mediazione delle Nazioni Unite deve essere politica e non militare, e deve venire da un processo di ricerca del consenso e di riconciliazione nazionale per mettere le fondamenta di uno Stato unitario, inclusivo e stabile in Libia”.

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