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Juventus: campione d’Italia per la nona volta consecutiva

Nono scudetto consecutivo, record straordinario per la Juventus che battendo 2-0 la Sampdoria (gol di Cristiano Ronaldo e Bernardeschi) piazza il 36° titolo della sua gloriosa storia. E’ una vera e propria dittatura, nessuno così in Italia, nessuno così nei cinque top campionati d’Europa (in Germania il Bayern è fermo ad 8). I bianconeri (ri)vincono il campionato nell’anno del lockdown, a seguito di una stagione divisa tra un prima e un dopo; ma rimangono fedeli ad una tradizione che li vede vincenti da quasi un decennio: l’ultima «anomalia» della Serie A risale al 2011, quando lo scudetto finì sulle maglie del Milan.

Da allora: 3 vittorie per Antonio Conte, addirittura 5 per Massimiliano Allegri e una, questa, per Maurizio Sarri, l’allenatore chiamato a segnare una nuova epoca, all’insegna del bel gioco. Ma il «Sarriball» tanto ammirato prima nel triennio al Napoli e poi al Chelsea, non si è visto. Non è un caso che Sarri sia stato contestato da parte dei tifosi, anche se la società in queste ore ha più volte ribadito l’intenzione di confermarlo.

Questo è lo scudetto di un fuoriclasse eterno come Cristiano Ronaldo – unico al mondo a segnare più di 50 gol (sono già 31 in questo campionato) nei suoi anni tra Premier League, Liga e Serie A – e ancora una volta capace di marcare una differenza tra sé e gli altri. Questo è lo scudetto della maturità per «La Joya» Paulo Dybala, l’argentino che nei momenti decisivi della stagione ha deliziato la platea bianconera con le sue giocate d’artista. deludenti quasi tutti i nuovi acquisti – da Ramsey a Rabiot fino a Danilo – con il solo De Ligt (costato 75 milioni di euro) che ha ripagato le aspettative del club.

Non è stata una bella Juve, sostiene VanityFair, ma è stata una Juve solida che ha vinto il campionato – a due giornate dalla fine – anche per mancanza di avversari. L’Inter di Conte – che alla vigilia veniva ritenuta l’antagonista più credibile dei bianconeri – ha evidenziato i soliti limiti di tenuta psicologica, tappando le partite-chiave della stagione. E la Lazio di Inzaghi – che nei primi mesi aveva staccato tutti – nel post-lockdown è crollata all’improvviso, dimostrandosi incapace di tenere il passo della squadra di Sarri. Straordinaria è stato invece il campionato dell’Atalanta, che fino alla fine ha fatto tutto quello che potuto: ma questa Juve ha ancora qualcosa in più.

Le manca solo un trofeo: la Champions League, coppa che in casa Juve manca dal lontano 1996, quando fu la squadra allenata da Lippi e forte delle stelle Del Piero e Vialli, a vincere la «Coppa dalle grandi orecchie» contro l’Ajax. Tutto è ancora possibile. Agli ottavi di finale – in programma venerdì 7 agosto – la Juve deve ribaltare la sconfitta per 1-0 subita all’andata contro il Lione. Dovesse passare il turno, la squadra di Sarri ai quarti sarebbe attesa da un top-club, ovvero dal vincitore della sfida tra Real Madrid dell’ex Zidane e dal Manchester City del «guru» Guardiola. Impegno proibitivo, ma passaggio obbligato per il vero obiettivo, l’ossessione della Juventus, la Champions League.

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