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La menopausa è inevitabile ma, secondo la scienza, essa dipende anche da alcuni comportamenti

Il processo di decadimento della fertilità è inevitabile. Ma le donne hanno con ogni probabilità una soluzione in più per ritardare – ove fosse questo il desiderio – la comparsa della menopausa. La risposta potrebbe risiedere nella frequenza dei rapporti sessuali. Più se ne hanno, è l’ipotesi che emerge da uno studio pubblicato sulla rivista «Royal Society Open Science» , meno precoce sarà la sua comparsa.

Una scelta che, abbinata alla rinuncia al fumo di sigaretta, potrebbe spostare in avanti la fine dell’ovulazione. «La menopausa è ovviamente inevitabile e non c’è alcun intervento comportamentale in grado di escluderne l’arrivo, prima o poi – dichiara Ruth Mace, docente di antropologia evolutiva all’Università College di Londra e coordinatrice della ricerca -. Con questi dati, però, possiamo ipotizzare che la sua comparsa sia differibile in ragione di alcuni comportamenti». Tra cui, per l’appunto, l’abitudine ad avere rapporti sessuali.

Per giungere a queste conclusioni, i ricercatori hanno passato in rassegna le informazioni raccolte nell’ambito del più ampio studio longitudinale sulla salute delle donne, condotto negli Stati Uniti tra il 1996 e il 1997. Intervistando quasi 3.000 donne con un’età media pari a 45 anni, nessuna delle quali già in menopausa, gli scienziati hanno avuto modo di raccogliere informazioni relativamente alle loro abitudini sessuali, considerando come tali anche la masturbazione. Oltre la metà di loro aveva dichiarato di avere rapporti a cadenza settimanale: con il marito o con altri partner. Partendo da questi dati e intervistandole nuovamente dopo dieci anni, i ricercatori sono riusciti a porre in relazione la frequenza dei rapporti sessuali con l’età di comparsa della menopausa: per quasi 1 donna su 2 registratasi attorno a 52 anni. E’ così che è emersa una probabilità inferiore (-28 per cento) di essere già in menopausa nelle donne più abituate a entrare in intimità con un partner. Un divario che, a fronte della differenza nella frequenza di queste abitudini, è stato riscontrato a tutte le età. E indipendentemente da altri comportamenti che potrebbero avere un’influenza sul momento in cui termina l’età fertile: quali il livello di istruzione, il peso corporeo, l’abitudine al fumo, l’età di comparsa del primo ciclo mestruale e lo stato di salute generale.

Difficile però dare una spiegazione incontrovertibile di quanto osservato. Secondo Megan Arnot, co-autrice del lavoro, «potrebbe trattarsi di una risposta adattativa da parte del nostro corpo, che rinuncia all’ovulazione per dedicarsi ad altre attività».

L’ipotesi è che l’organismo possa percepire la scarsa frequenza dei rapporti sessuali quasi come una «rinuncia» a una possibile gravidanza. Il resto – ovvero lo stop dell’ovulazione – deriverebbe di conseguenza.  Gli antropologi descrivono questo fenomeno anche come «ipotesi della nonna», secondo cui la menopausa è nata con l’evoluzione dell’uomo per evitare contrasti tra le diverse generazioni femminili. Nessuna differenza è invece emersa indagando la presenza o meno di un uomo nella stessa abitazione. Segno che è da escludere qualsiasi eventuale ruolo dei feromoni – sostanze secrete da alcuni animali allo scopo di attirare il partner, ma la cui presenza nell’uomo non è mai stata dimostrata con certezza – sui tempi di comparsa della menopausa. E che il matrimonio, in questo caso, non fa la differenza.

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