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La morte di Ciro Esposito, le parole che contano

Ciro Esposito è morto. Sono queste le parole che nessuno avrebbe voluto ascoltare, eppure il messaggio della scomparsa del giovane tifoso, sparato a Roma, lo scorso tre maggio mentre si dirigeva alla finale di Coppa Italia, è arrivato. Il suo ferimento, avvenuto cinquanta giorni fa, aveva aperto numerose polemiche, che a oggi restano ancora irrisolte. Sono in molti a chiedersi se le istituzioni abbiano fatto tutto il possibile per evitare disordini nella capitale a ridosso dello stadio Olimpico, se con un maggior controllo da parte delle forze dell’ordine non ci fossero stati gli scontri che, tragicamente, hanno portato al colpo di pistola che ha ucciso il supporter azzurro. Le dinamiche dell’agguato, avvenuto per opera di alcuni tifosi romani, tra cui Daniele De Santis che ha sparato Ciro, non sono del tutto chiare. Il giovane sarebbe intervenuto per difendere un bus di tifosi napoletani, tra cui donne e bambini, che era stato attaccato da un gruppo di romani. Gli inquirenti, però, continuano le indagini per capire realmente cosa sia accaduto.

Quello che resta, dopo la morte di Ciro è solo dolore, dolore di una madre che ha perso un figlio, dei suoi cari, ma anche di tutte quelle persone che sono incredule dinanzi a un tragico evento come questo.  Negli ultimi giorni sono tante le parole che si sono ascoltate, soprattutto da parte dei media, che hanno puntato la loro attenzione sulla scomparsa del tifoso napoletano, seguendo così accanitamente la vicenda, da essere accusati di aver speculato sul dolore altrui. Intanto rimane la speranza comune che questa morte possa servire a cambiare qualcosa, a far scomparire tutta la violenza che gravita attorno al calcio. Antonella, la madre di Ciro, l’ha più volte detto e dopo la morte del figlio, l’ha voluto ribadire ancora: «Il nome di mio figlio non deve essere usato per gesti violenti e soprattutto per insulti, lo sport deve essere una cosa bella, un momento d’incontro non di violenza, quello che è successo a mio figlio, alla mia famiglia e alla mia vita, non deve succedere più, nel nome di Ciro questo non deve ripetersi ». E l’hanno replicato anche le tante le persone, che hanno  lasciato un messaggio di cordoglio alla famiglia Esposito, il Presidente della Repubblica, il capitano della Roma, il Ministro degli Interni, tutti hanno voluto in qualche modo partecipare a un lutto così amaro, augurandosi che non accada più nulla del genere. Il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha dichiarato il lutto cittadino e ha così commentato la sua decisione: «Oggi è un giorno di dolore per Napoli, la morte di Ciro apre una ferita profonda nella nostra comunità, per questo ho deciso di proclamare il lutto cittadino. Lo dico perché ho avuto modo di vedere il dolore sui volti dei familiari e degli amici, lo dico per il messaggio che la mamma Antonella ha voluto mandare, alla richiesta di giustizia affinché non si produca altra violenza e lo sport del calcio possa tornare a essere strumento di promozione, di convivenza, solidarietà e divertimento ».  Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha sottolineato l’importanza di un cambiamento nel sistema del calcio: «Questa tragedia faccia riflettere il calcio e tutte le istituzioni che collaborano con esso».

Tra le tante parole di sconforto, quello che davvero conta è che la vendetta lasci il posto alla misericordia, che questa morte non diventi un pretesto per generare altra morte, che non si diffonda l’idea che solo con la legge del taglione è possibile fare giustizia. E’importante che questa tragica scomparsa faccia comprendere, a tutti coloro che credono che la violenza sia la miglior arma, che con brutalità e prepotenza non si genera nulla di buono, ma solo tanto dolore. Ci si augura quindi che simili eventi non tornino a ripetersi, che nessun altro giovane muoia mentre va a vedere la partita della squadra del cuore e che la violenza e l’odio tra le diverse tifoserie possa, finalmente, scomparire del tutto.

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