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La partita della nostra innocenza

di Vito Nocera

Con la Juve e’ da sempre la partita piu’ attesa, il Milan fu lo scintillante avversario degli anni di Diego. Quella con i neroazzurri è la gara della nostra innocenza. A quelle strisce verticali ( le aveva scelte ai primi del novecento il pittore futurista Muggiani) fu complicato sfuggire. Avevamo dieci anni e l’Inter vinceva tutto ( scudetti, coppe europee, due volte anche sul tetto del mondo). Trepidavamo per gli azzurri, già al vecchio stadio Collana, ma la fantasia di un ragazzo non poteva non essere accesa dallo squadrone di Herrera e Moratti. Jair, primo brasiliano di colore arrivato in Italia, il sontuoso regista spagnolo Suarez, il granatiere Facchetti, primo terzino che andava all’attacco. E poi Mariolino Corso, specialista nei calci da fermo indolente ed estroso. Soprattutto, in quella Inter, c’era Sandrino Mazzola, uno tra i più grandi di sempre. La sua storia ci aveva commosso, il suo papà capitano del grande Torino perito con gli altri a Superga. Sandrino era diventato nel calcio un po’ il figlio di tutti. Da quella foto in cui il grande Valentino gli sistemava i suoi primi scarpini di calciatore bambino. A quel tempo le partite con loro erano sempre difficili. Troppa anche l’asimmetria di potere. Il denaro del petroliere Moratti, una Societa’ organizzata, i grandi campioni. Gli azzurri stentavano tra la massima serie e la B. Guidati dall’approssimazione e dal populusmo di Lauro. Poi passata la gloria l’undici di Herrera cominciò a declinare. Da noi arrivavano invece dalla Juventus e dal Milan, Omar Sivori e Josè Altafini, due tra i più grandi e romantici calciatori di sempre. E c’era il napoletano Juliano e tra i pali cresceva un giovane Zoff. Ma il timore di sfidare quell’avversario è rimasto. Fu difficile batterli perfino negli anni di Diego. Oggi finalmente una sfida alla pari. Dopo Verona il minuscolo Insigne è sempre più l’anima profonda di squadra e città. La forza creativa del mite capitano slovacco, su tutti il gladiatorio centravanti che comanda l’attacco. Di fronte peso e storia dell’Inter, squadra compassata e un po’ misteriosa. I suoi muscoli però, possono soffrire la rapidita’ delle geometriche invenzioni di Sarri. Sembra coniata per lui quella frase di Hegel in cui il filosofo dice che “una volta rivoluzionato il regno delle idee, la realtà non resiste”. E, al di là di classifica e punti, anche l’asimmetria di potere è finalmente accorciata. Poi, si sa, tutto dipenderà da ciò che sta “dentro” i ventidue uomini in campo, le loro motivazioni e passioni. “Avvengono tante cose in quello strano territorio che sta tra l’anima e il corpo, tra la terra e il cielo”, soleva dire Shakespeare.

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