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L’alluvione di Parma, Pizzarotti e il fax: cronaca di una PA restia all’innovazione

È giallo a Parma sul fax della Prefettura che avrebbe dovuto avvertire il Comune dell’allerta meteo dello scorso 13 ottobre e che, stando a quando rivelato dal Corriere della Sera, sarebbe stato inviato il sabato precedente l’alluvione ma protocollato solo il lunedì, giorno delle drammatiche piogge, perché nel fine settimana gli uffici comunali sono chiusi. Un’allerta di tipo 1, la più bassa, quella contenuta nel fax che prevede la possibilità di pericoli per la popolazione civile e danni alle abitazioni e che impone al sindaco di informare i cittadini.

Il sindaco della città emiliana Federico Pizzarotti non ci sta a subire le accuse politiche dei suoi avversari che puntano il dito contro la mancata allerta dei cittadini, complice la sua assenza dalla città perché impegnato al Circo Massimo a Roma per l’evento organizzato da Grillo & co. Con un lungo post su Facebook Pizzarotti si è difeso così, riferendosi alla storica testata milanese: “Scrive un articolo lasciando intendere che il messaggio di “Attenzione” della Regione sia arrivato in Comune sabato e visto soltanto lunedì. Invece è stato protocollato lunedì perché gli uffici protocolli sono chiusi sabato pomeriggio e domenica, ma la Protezione Civile di Parma lo aveva ricevuto sabato pomeriggio e da quel giorno si era già attivata. Questo però non l’ha detto: confonde un atto burocratico con un’azione concreta della Protezione Civile. Per la precisione: era il 144esimo messaggio di “Attenzione” dall’inizio dell’anno (praticamente uno ogni due giorni da gennaio a ottobre), di categoria livello 1, quindi dell’allerta più bassa, e prevedeva di attivarsi in vista di un eventuale messaggio di pre-allarme che sarebbe dovuto arrivare dalla Prefettura. Ecco: lunedì il messaggio di pre-allarme non solo non è mai arrivato dalla Prefettura, ma è arrivato dalla Regione un’ora dopo: anziché arrivare alle 14.00 come da documento, è giunto via PEC/Fax dalla Protezione Civile Regionale alle 14.57. E il messaggio di allarme, non solo non è mai arrivato dalla Prefettura, ma anziché arrivare alle 16.00 è giunto alla Protezione Civile alle 16.57. Il Corriere, disinformando, non ha scritto queste cose, alludendo che io non fossi nemmeno a Parma sabato pomeriggio. Ma si è mai chiesto dove fossi negli altri 143 messaggi di “Attenzione” giunti alla Protezione? Dovrei fare il sindaco stando davanti ad un monitor 24 ore su 24?”.

Al di là delle valutazioni politiche, il caso di Parma impone una domanda: possibile che nel 2014 una comunicazione così delicata, come quella relativa a un’allerta meteo in un Paese malato di dissesto idrogeologico, dipenda da un fax? Possibile che non siano previste modalità di comunicazione più moderne tra Pubbliche Amministrazioni? Possibile che il sistema sia ancora ancorato a un dispositivo fisicamente obbligato a risiedere in un luogo (un ufficio) e a un documento cartaceo? Abbiamo e-mail, posta elettronica certificata, dispositivi mobile (smartphone e tablet) in grado di leggere decine di formati documentali in qualsiasi luogo, wifi disseminati in ogni dove e connessioni internet ad alta velocità, e ci ritroviamo a discutere del “compito” di contenere gli effetti di un’alluvione demandato a un fax? E dell’impossibilità per un sindaco di leggere una comunicazione perché non in ufficio?

Eppure norme che impongono alla PA italiana di svecchiarsi e adeguare gli strumenti di comunicazione ai tempi ce ne sono. Il divieto di comunicare via fax ad esempio è presente nell’art. 47 del Codice dell’Amministrazione Digitale, ma la norma non prevede sanzioni. E’ evidente però che l’innovazione, prima ancora di passare attraverso leggi e decreti, dipende dalle persone. Se queste sono innovatori, i processi organizzativi saranno innovativi, altrimenti le intuizioni dei legislatori restano lettera morta.

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