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L’ASTRONAUTA PARMITANO: “ORGOGLIOSO DI CONTRIBUIRE ALL’EVOLUZIONE A NOME DEL NOSTRO PAESE E DELL’AERONAUTICA ITALIANA”

Rendere normale un’esperienza del tutto inusuale. E’ questa la capacità che ha Luca Parmitano, astronauta catanese, primo italiano ad effettuare un’attività extraveicolare  (EVA il 9 luglio 2013, con 6 ore e 7 minuti di passeggiata spaziale) durante la sua permanenza a bordo della stazione spaziale internazionale.

Abbiamo incontrato Parmitano presso l’Auditorium dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte nel corso dell’evento conclusivo dell’Anno internazionale della luce. L’astronauta, che ha trascorso la sua gioventù a Napoli studiando presso l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, ci ha raccontato cosa significa vivere un’esperienza extraveicolare e quanto sia orgoglioso di poter contribuire costantemente allo studio e all’innovazione del programma spaziale.

Difficile spiegare cosa si prova a fare delle esperienze che non sono mai state fatte nel passato – ha affermato il militare –  Le attività extraveicolari sono esperienze talmente nuove ed estreme che sono difficili da definire. Di sicuro è un grandissimo risultato, sia per me personalmente che per le forze armate italiane”. Ma cosa è esattamente un’esperienza extraveicolare e che sensazioni comporta? “Dal punto di vista emotivo è molto affascinante – ha spiegato Parmitano – già vivere sulla stazione spaziale internazionale è di per se’ un’esperienza fuori dal comune per la maggior parte delle persone, ma uscire fuori e sapere di essere separati dal vuoto dello spazio solo dallo scafandro è da un punto di vista emotivo un’emozione straordinaria. Per me l’astronauta è proprio questo: colui che compie attività extraveicolari e che con la sua tuta bianca esce nello spazio.”
Tra i presenti all’intervista l’entusiasmo è tanto, il racconto è avvincente, la mente vola proprio lì oltre l’atmosfera. Quindi, cerchiamo di leggere un po’ d’emozione sul volto di Parmitano per la particolarità delle esperienze che ha sperimentato, ma nulla, è sorprendentemente impassibile. Tra le parole cariche di orgoglio pronunciate dall’astronauta catanese traspare una infinita passione per il suo lavoro ma anche tanta normalità: vivere ciò che ha vissuto per lui è consuetudine! Non solo, è il coronamento di un desiderio “era il mio sogno da quando ero bambino” ci ha confidato.

Non tutto è stato semplice però. Un intoppo nel corso della seconda esperienza extraveicolare ha destato un po’ d’ansia, ma la fermezza e la preparazione di Parmitano hanno permesso che la situazione si risolvesse senza conseguenze: “Durante la seconda uscita extraveicolare c’è stato un problema. La tuta, ha avuto un guasto meccanico che ha causato una perdita d’acqua all’interno del casco dello scafandro. Insomma non riuscivo a respirare, perché invece di aria si produceva acqua. Un’emergenza molto grave perché non era mai successo nulla di simile. Sono riuscito a rientrare in stazione in tempi brevi e per certi versi tutto ciò che è successo è stato positivo perché abbiamo capito le cause che hanno prodotto il problema ed abbiamo corretto il funzionamento dello scafandro. Un evento del genere quindi non si verificherà più”.

Per affrontare un’esperienza simile ci vogliono anni di preparazione ci ha raccontato l’astronauta catanese: “L’addestramento di un astronauta ha un percorso molto lungo, si inizia da un addestramento basico specialmente per chi ha una formazione, come me, estremamente operativa. Quindi la prima tappa è quella di avvicinarsi alla sfera scientifica, alla medicina e all’aeropsazio. Dura più o meno un anno. Poi c’è l’addestramento alla missione che dura un anno e mezzo, due anni durante i quali si studiano i sistemi della stazione, poi c’è la parte più impegnativa dove si impara ad usare lo scafandro e tutti gli altri strumenti operativi. Infine c’è la fase più scientifica dove si imparano a svolgere tutti gli esperimenti scientifici che si effettueranno in missione.” Tutto estremamente affascinate, ma dopo tanti mesi sulla stazione spaziale internazionale, in un ambiente di microgravità, come reagisce il corpo umano al rientro nell’atmosfera? “Il rientro alla vita normale è soggettivo, ognuno reagisce in maniera diversa in base al proprio fisico. Per fortuna, la vita a bordo ha avuto poco impatto sul mio fisico e mi sono subito reintegrato nella vita normale”.

Orgoglioso del suo lavoro, consapevole di far parte di un gruppo ristrettissimo di persone che contribuiscono allo sviluppo, alla ricerca e all’innovazione. Un vero e proprio fiore all’occhiello per il nostro paese e per l’aeronautica italiana che partecipano a livello internazionale nel ristretto team di nazioni che contribuiscono all’evoluzione. Il racconto di Luca Parmitano ci ha conquistati, ci ha mostrato anche le immagini dell’Italia, di Napoli e del Vesuvio immortalati dallo spazio. Il mondo visto da lassù è ancor più affascinante. Umile e simpatico, in conclusione Parmitano ha affermato: “L’unica cosa che mi preoccupa è che ogni esperienza possa aver contribuito a cambiarmi in meglio.Tutte le esperienze ci cambiano. Non classifico esperienze migliori o peggiori. Se sono qui oggi è sicuramente perchè sono un po’ meglio di come ero ieri”.

 

 

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