Officina delle idee

L’esperienza di Emanuele Sibillo nella comunità “Il Ponte di Nisida”

Avrebbe compiuto 20 anni il 31 ottobre Emanuele Sibillio, il giovane ucciso a Forcella qualche sera fa in un agguato di camorra. Emanuele era solare, pacato ma pieno di vita: amava il mondo della comunicazione, stare dietro una telecamera, intervistare, parlare con la gente.

Il giovane era stato nella comunità residenziale “Il Ponte” di Nisida, dove aveva scontato un lieve reato. Durante la sua permanenza a Nisida aveva iniziato a collaborare con “Un po’ di noi”, il periodico della comunità. “La camorra è un sistema abbastanza complesso dove comanda esclusivamente la legge del più forte che fa da padrone. I camorristi sono devi veri imprenditori, sono anche molto bravi a nascondere la ‘propria identità’. Ormai l’illegalità è da anni radicata, abbatterla appare impossibile e bisogna essere molto bravi ad allontanarsi da certi contesti criminali”. Scriveva proprio di camorra Emanuele, nel lontano 2012, sul numero di novembre del giornale della comunità. Emanuele non immaginava che sarebbe stata proprio quella camorra così “radicata”  ad ammazzarlo in una sera d’estate 3 anni dopo.

Sullo stesso numero  di “Un po’ di noi” Emanuele ha raccontato la sua esperienza in comunità.

Mi chiamo Emanuele, ho 17 anni e sono qui in comunità da 10 mesi. Un lungo periodo, ma allo stesso tempo assai breve (è volato). Fra trenta giorni il mio percorso sarà terminato. Questa è stata un’esperienza che mi ha aiutato a riflettere, ma soprattutto a maturare! Oggi posso dire di sentirmi più responsabile e poco ingenuo rispetto al passato. Grazie al rapporto che ho stabilito con gli operatori, sono riuscito a vedere oltre alla vita che facevo prima e sono riuscito a capire che si può vivere anche onestamente. Quando uscirò porterò con me tante cose belle che mi sono state trasmesse da persone che veramente mi vogliono bene e sono riuscite a capirmi. Ora mi resta solo un mese da “scontare” , cercherò di trascorrerlo nel miglior modo possibile, poi mi rimetterò di nuovo a contatto con il mondo esterno e solo così potrò rendermi conto se realmente sono cambiato. Quando andrò via sarò di sicuro contento ma allo stesso tempo mi dispiacerà non poco lasciare persone che veramente mi sono state vicino e mi hanno aiutato a riflettere e a “maturare”. A di certo tornerò a trovare e salutare tutte loro. In me questa esperienza ha lasciato un segno indelebile. Nel profondo del mio cuore, so di essermi mentito e di aver pagato le mie colpe con la massima umiltà senza aver cercato mai di barattare la mia pena. Nell’attesa della mia “liberazione” cerco di essere sempre sereno ed ottimista. Spero con tutto il cuore di aver lasciato qualcosa di buono alle persone che mi hanno accompagnato in questo percorso e che hanno compreso i miei valori e soprattutto i miei sentimenti. (Emanuele Sibillo)

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