Cultura

L’Italia del dopoguerra rivive in una mostra a New York

La storia che lega l’Italia agli Stati Uniti è cominciata più di un secolo fa, quando i nostri connazionali vi giunsero in maniera talmente massiccia da riservarsi dei quartieri tutti per sé. Ovvero le famose “Little Italy”, per l’appunto, da quella di San Diego a quella di Baltimora, fino alla più nota di tutte, la Little Italy di New York, nella zona meridionale di Manhattan, dove, proprio in questi giorni, siamo tornati protagonisti grazie a una mostra fotografica dedicata agli italiani e al Belpaese, così come apparivamo nel dopoguerra.

Si chiama Mid-Century Postwar Italian Photography, e sarà visibile alla Keith De Lellis Gallery fino al 17 maggio, nelle stanze che già ospitarono i lavori del premio Oscar Cecil Beaton e quelli del ritrattista di Sophia Loren e Marilyn Monroe, Richard Avedon. Si tratta di una raccolta di 34 fotografie di 27 artisti italiani del dopoguerra, da Bruno Rosso a Mario Finocchiaro, a Nino Migliori. Tutti impegnati a immortalare, ciascuno a suo modo, uno scorcio del nostro Paese, di quell’Italia che usciva divisa e sofferente dal secondo conflitto mondiale, e che si apprestava a conoscere una delle più impetuose trasformazioni della sua storia: quella del boom economico, degli anni che avrebbero cambiato per sempre la nostra penisola avviandola sulla strada dell’industrializzazione e del benessere diffuso. È la vita quotidiana la protagonista di questi scatti, la realtà della gente comune e delle strade della città, catturata per un attimo con un semplice click, prima che quella fotografia diventasse eterna. C’è la neve che cade su Venezia, la severità degli sguardi e l’austerità dei vestiti neri, le commemorazioni religiose e le camminate sotto la pioggia, ma anche i manifesti pubblicitari del detersivo Persil e della Coca-Cola, motociclette e vendite di dischi, indizi di un consumo sempre più ampio e di un benessere costruito su misura per le masse, la gente seduta fuori ai bar e quella affacciata alle finestre per vedere il Giro d’Italia del 1956. C’è tutto un popolo in questa manciata di fotografie dominate dai grandi spazi aperti e da un bianco e nero quanto mai espressivo.

Il Lens, il blog del New York Times dedicato alle foto e ai video, ha così commentato la mostra: <<Questo dopoguerra fu una sorta di reazione al fascismo e ai suoi valori estetici. Gli artisti volevano allontanarsi dalla sua propaganda eroica e dalla sua ideologia per concentrarsi sulla realtà – e in questo caso, siamo di fronte a una ricostruzione storica di un cambiamento sociale, politico e industriale>>. C’è un enorme senso dello spazio in queste immagini, per dirla con le parole di Beth Iskander, vice-presidente ed esperta di fotografia per Sotheby’s, perché, dopotutto, la terra è, ed è sempre stata, “importante per gli italiani”.

Potrebbe piacerti...