L’UFFICIO STUDI DELLA CGIA PREVEDE 123MILA NUOVE ASSUNZIONI, MASON:” SE DAL 1 GENNAIO TERMINERA’ LA POLITICA MONETARIA ESPANSIVA, MOLTO PROBABILMENTE ASSISTEREMO A UN PROGRESSIVO AUMENTO DEI TASSI DI INTERESSE”
L ’Ufficio studi della Cgia stima che nell’ultima parte dell’anno potremo contare su 123mila nuovi occupati e 36mila disoccupati in meno, su base Istat. Nonostante le previsioni siano positive, vi è un gap, infatti rispetto a 10 anni fa lo stock medio degli occupati nel secondo semestre di quest’anno sarà inferiore di 142.000 unità mentre i disoccupati saranno 1.447.000 in più, quasi il doppio del dato pre-crisi. Si manifesta, se pur ancora latente, una ripresa economica sul piano del lavoro. Il Segretario della Cgia Renato Mason, afferma che: “Se dal prossimo 1 gennaio terminerà la politica monetaria espansiva, cioè il Quantitative Easing introdotto dalla Bce in questi ultimi anni, molto probabilmente assisteremo a un progressivo aumento dei tassi di interesse che innalzerà il costo del nostro debito pubblico, mentre gli investimenti saranno meno convenienti. Per un Paese come il nostro che ha uno dei debiti pubblici in rapporto al Pil tra i più elevati al mondo lo scenario prossimo futuro rischia di risultare, in termini di principali indicatori economici, ancora troppo lontano rispetto all’apice economico di 10 anni orsono”.
C’è da far fronte ad una disuguaglianza di 3,4 punti percentuali di consumi delle famiglie, di 5,9 punti di Pil, di 7,3 punti di reddito disponibile delle famiglie e di 24,8 punti di investimenti ,pubblici e privati, e il tasso di disoccupazione, rispetto a dieci anni fa. A giugno 2017 erano circa 145 i tavoli di crisi aperti presso il Ministero dell’Economia e dello Sviluppo Economico: 26 interessavano l’industria pesante, 14 il settore delle telecomunicazioni/software, 11 la componentistica elettrica/elettronica e altrettanti nel tessile-abbigliamento-calzature e arredo. A livello regionale, racconta la Cgia gli stabilimenti in stato di crisi erano 37 in Lombardia, 29 nel Lazio e sia in Campania che in Veneto 24. Dei 145 tavoli, 9 riguardano aziende italiane
. Il Coordinatore dell’Ufficio Studi della CGIA, Paolo Zabeo, racconta delle piccole imprese che rischiano di chiudere: “Senza contare le migliaia di piccolissime imprese e di artigiani che sempre più a corto di liquidità, a causa della stretta creditizia praticata dalle banche e dai ritardati pagamenti decisi dai committenti, rischiano, nel silenzio più totale, di chiudere definitivamente i battenti”. Sulle previsioni fatte dal Governo di introdurre un nuovo provvedimento che dal 2018 agevoli l’assunzione dei giovani attraverso una forte decontribuzione previdenziale, la CGIA ricorda che negli ultimi anni il cuneo fiscale è stato “tagliato” in misura strutturale di 13,3 miliardi di euro l’anno di cui 8,9 tramite il bonus Renzi e di altri 4,3 miliardi con l’eliminazione dell’Irap dal costo del lavoro per i dipendenti assunti con un contratto stabile, a lungo termine. Zabeo, conclude sulla possibilità di tagliare l’Irpef, così:“Forse sarebbe più opportuno intervenire tagliando l’Irpef. I posti di lavoro si creano se riparte l’economia, se con più soldi in tasca le famiglie tornano a sostenere la domanda interna e non attraverso misure artificiose. Intervenendo sull’imposta sui redditi delle persone fisiche, inoltre, ne trarrebbero vantaggio anche i pensionati e i lavoratori autonomi che, purtroppo, in questi ultimi anni non hanno benefici“
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