Economia e Welfare

MALAGIUSTIZIA SU NISIDA

di Serena Capozzi

“Egregio direttore siamo abituati a distinguere le persone tra buoni e cattivi, bianchi o neri, senza mezze misure.
Sul suo quotidiano online Linkabile da settimane, lei parla dei minori a rischio ed esprime la sua solidarietà a noi operatori per la chiusura della comunità il Ponte di Nisida. D’altra parte, lei è stato fondatore dell’associazione La Mansarda che si occupa degli adolescenti in difficoltà, ed ha promosso varie comunità, una anche sopra Nisida, per il recupero dei minori.
Queste suddette persone a cui mi riferisco, sono minori che commettono reato, con provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, giudicati e condannati, ma che hanno un loro vissuto, una storia, a volte una famiglia alle spalle e altre volte no ma, soprattutto, minori che vivono in un contesto sociale disgregato ed altamente a rischio di devianza, dove primeggia la regole del più forte.
Come educatore di comunità condividi ogni giorno con loro la sveglia, la colazione, la cura degli ambienti, il pranzo e la cena, come se fosse una grande famiglia; talvolta dimentichi che ciò che stai svolgendo, è un lavoro, perché i ragazzi prendono parte del tuo quotidiano. Li ascolti, li accompagni e li sostieni, ed entri in relazione, stabilendo dei legami anche se per poco tempo. Il mio lavoro è basato sulla relazione tra persone: il desiderio di dare e ricevere e di esprimere se stesso accogliendo l’altro, e creando uno spazio tra l’Io e il Tu, che diventa un luogo di incontro e sostegno. In questo spazio c’è un riconoscimento reciproco in cui non c’è timore di aprirsi all’altro poichè si è in assenza di giudizio. Da questa esperienza mi sento quindi, arricchita e ho trasformato e migliorato, il modo di vedere le persone, eliminando quei pre concetti che la società di oggi ci pone.

In questi anni ho preso parte alla vita di ognuno dei ragazzi entrati in comunità, compresa quella di Emanuele Sibillo, senza mai mettermi su un piedistallo, senza giudicarli ma accogliendoli, ascoltandoli, e sostenendoli proprio nel periodo in cui sono stati lontani dalle loro abitudini di vita, e dai loro punti di riferimento. In questi momenti in cui hanno messo in pausa la loro vita da “cattivi” ragazzi, scoprono possibilità di vita alternative e non si atteggiano più ad essere uomini di esperienza, vanno incontro alle loro emozioni e sentimenti, togliendo inevitabilmente la maschera che mostra un ragazzo adolescente con tutte le sue incertezze e sofferenze.
Ed ora che questa realtà della Comunità ha chiuso le porte, bisogna ammettere che non sono rimasti fuori solo tutti quei ragazzi che potevano essere accolti, ma anche io ed il gruppo che per anni ha lavorato e creduto nella mission educativa. Ed insieme a tutto questo rimane l’amarezza e l’incertezza di un futuro che non sappiamo cosa riserverà a questi “cattivi” ragazzi ed a noi educatori ed operatori della Comunità.
Hanno chiuso la “comunità filtro” presso il tribunale dei minorenni dei Colli Aminei, chiudono Nisida; ma allora le Istituzioni della Giustizia minorile sono inadeguate. Io credo che occorra liberare i minori ed educare gli adulti.
Grata per l’attenzione”

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