Cultura

Marina Cicogna 85 anni di vita cult “È bello invecchiare, fa parte della vita. Bisogna sapersi conservare”

Prima il rosa shocking, poi il blu di persia, infine entrambi. È un gioco di luce insolito e decisamente suggestivo quello creato all’interno della Biblioteca Angelica, uno scrigno di sapere nel cuore della Capitale a pochi passi da piazza Navona. Fuori la pioggia ottobrina inizia a cadere, dentro la meraviglia è totale. Il Salone Vanvitelliano, progettato nel sedicesimo secolo da Luigi Vanvitelli, colpisce per gli oltre centomila volumi che ospita, ma stavolta è ancora più bello. L’occasione è la presentazione di Imitatio Vitae, un progetto editoriale prima ancora che un libro (pubblicato da Gucci con Marsilio editore) di Marina Cicogna. Lei, la produttrice cinematografica, la sceneggiatrice e la fotografa, la contessa Mozzoni Volpi di Misurata, è sempre stata ed è una donna curiosa, aperta, cosmopolita, aperta al nuovo e mai convenzionale. “Non mi guardo troppo dentro, mi fido dell’istinto e al ragionare preferisco il fare”, ha dichiarato.

E di cose, Marina Cicogna, ne ha fatte e ne continua a fare moltissime. Se non ci fosse stato il suo istinto, non avremmo mai visto Belle du Jour, Metti una sera a cena o Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, con cui vinse il Premio Oscar per il Miglior Film Straniero e per la Migliore Sceneggiatura nel 1971. Senza di lei non avremmo conosciuto Florinda Bolkan, che è stata per lungo tempo anche la sua compagna, “una donna libera, volatile, con una bellezza indissolubilmente legata alla giovinezza, efebica, sensuale che non assomigliava a nessun’altra”. Oggi però nella sua vita, da diversi anni, c’è Benedetta che ha sessant’anni e che la contessa ha deciso di adottare per garantirle “un futuro sereno”, un amore diverso dall’altro, perché vissuto in un momento diverso della vita, ma non per questo meno intenso. “Quando aiuti una persona a formarsi, a farsi una personalità, a costruire un mestiere, è un rapporto creativo importante”, dice mentre saluta il suo cagnolino Jai che posa per i fotografi sopra un vassoio d’argento come una vera star.

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Dopo il libro dedicato agli anni vissuti a Tripoli, La mia Libia, la contessa ha decido di far scoprire a quante più persone possibili bellezze poco conosciute e sicuramente tutte da scoprire iniziando proprio dagli antichi capitelli veneziani del Palazzo Ducale, dimostrando ancora una volta il suo grande amore per la città lagunare. Suo nonno, infatti, il conte Giuseppe Volpi di Misurata, veneziano doc, fu governatore a Tripoli ed è stato l’uomo che aveva negoziato e firmato una pace difficile con i turchi, riunendo Tripolitania e Cirenaica sotto la sovranità italiana, ministro degli Esteri una volta in patria nonché fondatore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che quest’anno ha spento 72 candeline. La Cicogna di anni ne ha 85 ed è fiera di ammetterlo. “È bello invecchiare, fa parte della vita”, si racconta a “MarieClaire”. “si resta giovani dentro, ma bisogna sapersi ben conservare”. 

Bella e affascinante, carismatica e determinata, è stata scelta anni fa come testimonial proprio da Gucci e dal suo direttore creativo, Alessandro Michele, a cui si deve l’idea di questo progetto nato da un’idea del regista Pier Luigi Pizzi e della contessa. “Quei capolavori del Gotico italiano che hanno decorato i colonnati del portico e del loggiato del Palazzo fino alla fine dell’Ottocento sono stati sottratti alle ingiurie del tempo e poi smontati”,  spiega lei. Sono stati riposti e obliati per oltre un secolo in qualche segreto interno del Palazzo veneziano fino a diventare oggi i protagonisti di una serie d’immagini. Fotografie dell’archivio CameraphotoArte da lei scelte assieme ad altri scatti da lei realizzati e pronti a raccontarci queste opere ad una ad una e a distanza ravvicinata, quasi fossero dei frame di una sequenza filmica. Foto che scelto poi di condividere con “artisti celebri per la loro sensibilità alla creazione della Bellezza” che hanno lasciato un loro pensiero, da Marina Abramovic a Paolo Di Paolo, da Diane von Füstenberg a Jeremy Irons, da Valentino a Ornella Vanoni fino a Dacia Maraini e a Marie Christine Princess Michael of Kent. Realizzati da anonimi straordinari maestri, quei bassorilievi sembrano quasi sollevarsi e proiettarsi verso di noi, eternamente emozionanti, reificando un passato lontano, questo è vero, ma che – come fa osservare l’autrice – “appare tuttavia vivace, avvincente, minuziosamente descritto e a noi vicinissimo”.

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Marina Cicogna ama l’arte, non c’è dubbio, ma ama soprattutto la vita che osserva e mostra a sua volta nel rapporto che le lega e, soprattutto in questo caso, in una Venezia “antica e venerata”. Una città costruita – come dice l’artista vittoriano John Ruskin, “da mani di ferro e cuori pazienti”, contesa palmo a palmo “dalle avversità della natura e dalla furia degli uomini”, un posto dove fotografare ed emozionarsi è ancora più semplice. Lei continua ad emozionarsi ogni giorno e a cercare di fare quante più cose possibili. Si pente di qualcosa?

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