Cultura

“MEMORIA”: NACHTWEY FOTOGRAFA IL DOLORE, L’INGIUSTIZIA, LA VIOLENZA E LA MORTE

Il libro di  James Nachtwey,  Memoria, propone una imponente riflessione individuale e collettiva sul tema della guerra. Da quarant’anni James Nachtwey, considerato universalmente l’erede di Robert Capa, fotografa il dolore, l’ingiustizia, la violenza, la morte; quella morte che non conosce la pienezza della vecchiaia e il calore degli affetti, ma ha occhi di bambino, mani scheletriche di donna, volto di uomo piegato dalla povertà. A sostenerlo in questa discesa nel dolore  della condizione umana è la certezza che il fotogiornalismo, nella sua espressione più alta, possa ancora incidere sull’opinione pubblica come una prima stesura di un successivo, più elaborato, libro di storia. Documentare e sperare di cambiare la storia: “Le mie fotografie sono la mia testimonianza. Gli eventi che ho documentato non devono essere dimenticati e non devono essere ripetuti”.
La straordinaria bellezza delle sue fotografie è uno strumento per combattere, un gesto di compassione di fronte a scene come in Bosnia, a Mostar, dove in una camera da letto un cecchino spara dalla finestra. Oppure quando realizza i reportage sugli effetti della carestia in Darfur, o sulla tubercolosi o sui danni causati dall’Agente arancio in Vietnam. Tra le sue immagini più iconiche troviamo anche un sopravvissuto a un campo di concentramento Hutu in Ruanda con una cicatrice sul volto in primo piano, ma anche la Seconda Intifada in Cisgiordania vissuta in prima linea. Nelle immagini di Nachtwey a parlare è l’umanità ferita dalla violenza, devastata dalla malattia, dalla fame, dalla natura che insorge contro la pretesa di controllo dell’uomo.Introdotto da testi di Giuseppe Sala, sindaco di Milano, di Filippo del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano, di Domenico Pirana, direttore di Palazzo Reale, e del curatore Roberto Koch, il volume propone un’ampia selezione dei reportage più significativi di James Nachtwey, nelle cui fotografie luce e tenebra si alternano in una danza quasi infinita.
Da El Salvador a Gaza, dall’Indonesia al Giappone, passando per la Romania, la Somalia, il Sudan, il Rwanda, l’Iraq, l’Afghanistan, il Nepal, gli Stati Uniti  e molti altri paesi, il volume si conclude con un reportage oltremodo attuale sull’immigrazione in Europa.  Memoria raccoglie gli scatti con cui il fotografo rivede la crudezza della guerra, la violenza del terrorismo, lo sguardo vuoto della disperazione.

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