Economia e Welfare

Messico, il mercato degli avocado messo in crisi dalle bande armate

Nel weekend del Superbowl saranno milioni gli americani che davanti alla tv si godranno la partita mangiando nachos e guacamole, la salsa a base di avocado. Un frutto, l’avocado, che ha negli ultimi anni avuto un successo incredibile tanto da essere definito “oro verde”. Il maggiore produttore di avocado nel mondo è il Messico che sta però affrontando un nuovo problema con le bande armate locali che rischiano di mettere a rischio l’intera produzione.

Nello Stato occidentale del Michoacán sono concentrati i produttori di questo frutto esotico che avuto un vero e proprio boom. In occasione del Super Bowl 2020 si calcola che saranno utilizzate 127mila tonnellate di avocado per la produzione di guacamole. La produzione messicana è salita nel biennio 2018-2019 a 1,05 milioni di tonnellate per un giro d’affari di 2 miliardi di dollari. Un mercato davvero importante tanto che i dazi imposti da Trump per la costruzione del muro hanno inciso anche sui prezzi degli avocado negli Stati Uniti facendo storcere il naso anche agli elettori del tycoon.

Fatta questa premessa si può capire perché le bande armate che mettono a ferro e fuoco il Messico si stanno concentrando verso il settore degli avocado. Mentre il mercato dell’oppio è in forte calo, quello dell’oro verde è florido. E oltretutto molto più semplice. Ogni settimana sono almeno quattro i camion che subiscono attacchi da parte delle gang. Questo nel tentativo di costringere i produttori a pagare il pizzo alla malavita. E la polizia nello Stato del Michoacán non sembra aiutare molto visto che ci sono solo 130 agenti che dovrebbero fronteggiare l’esercito dei malviventi. E’ per questo che i produttori locali hanno deciso di assoldare una loro vigilanza privata nel tentativo di difendersi. A quanto pare, però, il pizzo non basta più alle mafie locali. I camion vengono sequestrati per poter poi rivendere il prodotto attraverso canali paralleli. Una guerra, quella dell’oro verde, che potrebbe mettere in ginocchio un settore nevralgico dell’economia messicana.

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