Economia e Welfare

MICHELA ROSTAN:”COSTRUIRE SICUREZZE,NON CAVALCARE PAURE.”

La commissione Giustizia, di cui sono componente, dopo una lunga discussione, ha licenziato il Testo base sul tema della legittima difesa, che arriverà così in Aula, a Montecitorio, già la prossima settimana, per poi essere votato non prima di maggio. E’ una discussione importante, quella sulla difesa personale, in questo momento, e andrebbe affrontata fuori da ogni tentazione di propaganda, centrando l’attenzione sui problemi reali, immaginando soluzioni vere, nel recinto della Carta costituzionale, e resistendo alla tentazione di cavalcare le paure e le ansie per recuperare qualche voto in più, come purtroppo sta avvenendo sia da destra sia da alcuni ambienti della maggioranza.
I fatti ci dicono due cose: da una parte le statistiche parlano di una diminuzione di furti e rapine; dall’altra si sente crescere nei cittadini una sensazione di maggiore pericolo, insieme a quella di una non adeguata difesa da parte dello Stato rispetto alla criminalità. Cresce, così, una terribile tentazione, che è quella di armarsi e difendersi da soli.
Bisogna chiarire subito che la sicurezza è un diritto sacrosanto del cittadino. E garantirla è un dovere fondamentale dello Stato. Diritto e dovere, sono i due assi su cui dobbiamo tenere questa discussione.
Il cittadino ha diritto a sentirsi sicuro, lo Stato ha il dovere di proteggerlo. Se si abbassa la sensazione di sicurezza, e sale la voglia di autotutelarsi, è necessario che le istituzioni riflettano: bisogna evidentemente fare di più e fare meglio.
La domanda, però, è: possiamo lasciare che il cittadino faccia da solo? Non sarebbe innanzitutto una sconfitta della legge e delle istituzioni?
Sia ben chiaro: non è in discussione il diritto alla legittima difesa. Essa è pienamente garantita nel nostro ordinamento. Lo ha detto bene, Giuliano Pisapia, che da ex sindaco sa cosa si muove nelle paure dei cittadini, e da giurista, però, conosce bene anche gli strumenti. Il codice penale è chiaro: l’articolo 52 dichiara non punibile chi  agisce per difendere un diritto contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, purché la difesa sia proporzionata all’offesa. Vale per la persona, per l’abitazione, per il negozio o uno studio professionale. Vale sempre. Vale anche solo per un pericolo putativo, vale anche per la tutela dei beni. Naturalmente ci deve essere proporzione tra rischi e risposta e le armi eventualmente usata devono essere detenute legalmente. Ma lo strumento normativo è limpido.
Se mi entri in casa io mi sento in pericolo e reagisco. E’ una difesa legittima. Altra cosa è sparare a un uomo disarmato che sta rubando una mela nel giardino. Non c’è proporzione. Il quadro giuridico ha sempre tutelato chi si è trovato in queste, precise, situazioni. Certo, si viene iscritti a volte nel registro degli indagati. Ma solo per poter accertare con chiarezza lo svolgimento dei fatti, che spetta sempre alla magistratura.
C’è bisogno, quindi, di una nuova legge? Secondo me, no. Cancellare l’eccesso colposo di legittima difesa, come alcune forze politiche chiedono, o attenuarlo con ardite costruzioni lessicali, è un errore. Perché bisogna distinguere: una cosa è difendersi legittimamente da un pericolo reale, un’altra è – per esempio – sparare addosso a un ladro disarmato che sta scappando. Quest’ultima circostanza non può essere considerata lecita, altrimenti si perde totalmente di vista il confine imposto dalla legge e anche dalla Costituzione.
La legittima difesa è cosa ben diversa dal farsi giustizia con le proprie mani. Del resto, è così che si ragiona in gran parte dei Paesi occidentali. In Gran Bretagna, in Francia, in Germania, la difesa è legittima quando allontana da sé un pericolo, quando la reazione è ragionevolmente proporzionata alla minaccia.
Fuori da questo limite, si cavalca la paura per un pugno di voti, ma non si costruisce alcuna sicurezza.

Michela Rostan

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