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Mick Schumacher un cognome sulle spalle che non fa paura. Ha dovuto sopportare una prova durissima: abituarsi prima ad un padre gigantesco e poi a convivere con una pena permanente. Tutto questo lo ha reso più maturo

Mick Schumacher, classe 1999, , è un pilota automobilistico tedesco che compete nel campionato di Formula 2 con il team Prema. Un ragazzo forte e determinato che all’età di vent’anni porta con fierezza un cognome sulle spalle ingombrante.  Mick Shumacher è il figlio di  Michael Schumacher, pilota che ha fatto la storia della Formula 1 forse come nessun altro. Quando nel 2008 inizia a correre e gareggiare sulla sella del suo kart, Mick Schumacher decide di usare il cognome da nubile di mamma Corinna, e non è difficile capire il perché. A soli 11 anni non è pronto a destreggiarsi tra titoli di giornali e riflettori puntati addosso e maneggiare confronti, aspettative e paragoni legati a un cognome altisonante, motivo di orgoglio sì, ma anche di insicurezza qb. E dietro al nome di Mick Betsch, è tutto molto più semplice. Poi il 29 dicembre 2013, il dramma, papà Michael Schumacher rimane vittima di un terribile incidente sugli sci che rischia di dividerli per sempre e di fatto riscrive da zero le coordinate del loro rapporto. Nel 2014 l’anonimato e le paure vengono sostituite dal desiderio di riportare quel cognome sul podio. Arrivano le prime vittorie di Mick Schumacher in Formula 4, poi in Formula 3. Si laurea campione a 19 anni “superando” papà Michael che trionfò nella stessa categoria a 21 anni. Mick, a papà Shumi gli parla. Della sua vita, delle sue corse. Non lo imita. Lo rincorre. Osservato metro dopo metro per scoprire sino a che punto può riuscire a riportare in pista l’immagine di papà.  A 20 anni,  si ritrova ad alzare una coppa importante professionalmente ed emotivamente. Il primo trionfo in F2 al GP di Ungheria sulla stessa pista dove il padre si è imposto 4 volte in Formula 1, l’ultima 15 anni fa.  La prima vittoria in F2 del figlio del Kaiser ha scatenato una curiosità enorme, portando la notizia nelle prime pagine dei giornali più prestigiosi. Schumi jr, che è ben seguito, non deve cadere in tentazione di fare subito il salto nei GP, dove arriverà non appena sarà maturo. Subito dopo la vittoria non è mancato il commento a caldo del pilota. “Il mio idolo è papà, semplicemente perché lui è il migliore, è il mio modello. Voglio diventare campione del mondo di Formula 1, credo che non sia un desiderio insolito per un giovane pilota. Un passo alla volta, penso gara dopo gara. Essere figlio di Michael può aprire delle porte in Formula 1, ma bisogna sempre dimostrare il proprio valore. Mi concentro su me stesso, non sugli avversari, ognuno ha i suoi punti di forza e il suo percorso di crescita. Per questo non si possono fare paragoni”. Mick Schumacher è anche saggio e non può che essere un punto a suo favore. Proprio come il suo cognome, che è un biglietto da visita dorato, okay, ma da maneggiare con estrema cura. Un accostamento quello tra Mick e Michael che molto probabilmente non cesserà mai, ma che non sembra nascondere secondi fini (o il desiderio di vedere il figlio raccomandato “fallire” nel ripercorrere le orme del padre). Perché vedere Mick con la tuta rossa (corre per il team Prema e fa parte della Driver Academy di Maranello ndr) è un flashback che arriva dritto al cuore.

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