Economia e Welfare

MORIRE DI CARCERE E IN CARCERE. UN CONVEGNO SULLA SALUTE MENTALE NELLE CARCERI CAMPANE, ORGANIZZATO DAL GARANTE REGIONALE DEI DETENUTI

“Ho scelto come Garante, dopo un primo e lungo giro di visite in tutti gli istituti e le REMS della Campania, di organizzare quale primo evento pubblico per mettere in connessione amministrazione penitenziaria, aziende sanitarie locali, la Regione Campania, i volontari del terzo settore, con la consapevolezza che la chiusura degli OPG è solo il primo passo verso una reale riforma della questione  salute mentale e carcere “.Cosi si è espresso il Garante dei Detenuti ,Samuele Ciambriello , che ha presentato il convegno “La salute mentale nelle carceri campane: fotografia bianco e nero”, incontro organizzato dallo stesso Ciambriello a 100 giorni dall’inizio del suo mandato. Il Garante snocciolando i dati in merito al tema della salute mentale in carcere,  sentenzia che: “Secondo i dati della Società Italiana di Medicina e Salute Penitenziaria nel 2016 oltre 40mila detenuti soffrono di un disagio psichico. Un disagio che può assumere anche forme molto gravi (depressioni, psicosi) e che può portare anche gesti estremi o a comportamenti autolesionistici“. Il convegno è stato suddiviso in due sessioni, nella prima che tratta dalla chiusura delle OPG alla apertura delle REMS di oggi, sono intervenuti: Franco Corleone, Garante  detenuti Regione Toscana, già Commissario unico per il superamento delle OPG, Giuseppe Nese, Responsabile del tavolo tecnico sulla salute mentale delle carceri campane, Nicola Graziano,  Magistrato ed autore del libro “Matricola 001” e Dario Stefano Dell’Aquila autore del libro “Storia di Antonia. Viaggio al termine di un manicomio”. Intervento da rimarcare in questa prima sessione è quello di Franco Corleone che ha dichiarato:”I dati sulle patologie appaiono eccessivi, ma  prendendole le per buone – dice – vuol dire che se c’è il 65% della popolazione carceraria con disturbi mentali significa che o tutte le persone con disturbi vengono messe in carcere, oppure il carcere viene utilizzato per persone che non dovrebbero essere lì. La popolazione in carcere aumenta – prosegue – ma non per i reati della modernità: reati informatici o finanziari. Il carcere dev’essere un luogo per chi compie gravi delitti. Con la chiusura degli OPG si è fatta una rivoluzione, ora però bisogna affrontare il nodo delle misure di sicurezza,, per cui aspettiamo il decreto delegato che risolve questo problema. In Italia ci sono 30 Rems, ma la legge 81/14 pone il ricorso alle Rems come ultima istanza, eppure dopo la Riforma, da parte dei magistrati si è allargato l’uso dei procedimenti per incapacità di intendere e di volere, che ha provocato l’esplosione delle Rems:se in Friuli abbiamo 3 Rems da due posti letto e non sono neanche occupate, la Lombardia prevede di avere Rems per 160 persone, qualcosa non torna se non vogliamo pensare che sono più matti in Lombardia. Se ci sarà una nuova legge sulle misure di sicurezza devono essere affrontati anche questi nodi”. Riallacciandosi, all’opinione di Corleone, si è espresso Giuseppe Nese : “ In riferimento alla Sanità e il superamento della storia delle  OPG, che ci hanno insegnato che un terzo delle presenze in carcere  sono i punti cardine per la tutela della salute mentale”. In seguito è intervenuto Nicola Graziano,  un giovane magistrato del tribunale di Napoli,  che  vive ad Aversa dove aveva sede l’ospedale psichiatrico giudiziario nato nella Real Casa de’ Matti voluta dai Borbone, bollato dalle cronache più recenti come ospedale degli orrori prima e dopo la legge Basaglia (Commissione Marino) e che oggi lascia un preziosissimo archivio, cui Graziano ha già attinto per scrivere un precedente volume sulle detenzioni dei partigiani della Resistenza, qui rinchiusi da magistrati di formazione fascista vi restano a lungo anche per l’inerzia del partito comunista: accusati di fatti di sangue subito dopo la guerra. Graziano, infatti, in merito ha dichiarato che :  “Le emergenze non si estinguono con gli OPG. Restano i principi che hanno ispirato la riforma, senso di cura o integrazione sociale sono tra gli scopi ambiziosi che si prefigge la legge e come scrive Corleone nella postfazione la loro realizzazione può dipendere solo da noi”.

Infine a chiusura della prima parte è intervenuto, Dario Stefano Dell’Aquila, autore del libro: ” Storie di Antonio. Viaggio al termine di un manicomio”, che si  è espresso così: “I manicomi si formano di continuo, ancora oggi, ogni qualvolta non vengono rispettati i diritti delle persone, quando si è convinti di stare dalla parte della ragione.Abbiamo scelto la storia di una donna perché fosse la testimonianza di migliaia di donne. Perché c’è sempre nei riguardi di una donna, e lo dicono i recenti fatti di     cronaca, il giudizio. Quello morale, sociale precede sempre quello etico. Molestie, violenze di genere sono attualissime.Uno dei temi principali è la contenzione fisica, e Antonia lo denuncia così. Ancora oggi negli ospedali pubblici  e nelle strutture residenziali, le persone con sofferenza psichica   troppo spesso sono legate. E dove le persone sono legate, non c’è cura. Questo libro è stato scritto grazie all’aiuto di Antonio Esposito, e tratta una storia che fece scalpore all’epoca quella di Antonia Bernardini, la quale aveva lo Stato addosso, una  donna forte e fragile, il bianco e nero di una vita gravida di sofferenze e privazioni. Una lotta continua all’affannosa ricerca di una serenità negata durante tutta la sua esistenza, costellata di sofferenze, disagi economici, sociali e psichici, culminata nel gesto estremo di incendiarsi nel letto di contenzione dove era relegata da 43 giorni. Il tema della salute mentale è scomparso dall’obiettivo politico e istituzionale . Antonia, prima di morire dichiarò al magistrato che la ascoltava : ” Ci legavano come Cristo in croce””. 

Nella seconda sessione che tratta delle criticità e delle esperienze nelle carceri, sono intervenuti, Domenico Schiattone, Direttore responsabile dell’ufficio trattamentale PRAP, Fedele Maurano, Responsabile della tutela salute mentale negli istituti penitenziari napoletani, Dipartimento ASL NA 1 Centro, Giuseppe Ortano, Responsabile REMS Mondragone , Lucia De Micco, Magistrato di Sorveglianza, Mario Forlenza, Direttore Generale ASL Na 1, Marco Puglia, Magistrato di Sorveglianza, Valeria Ciarambino Presidente Commissione Speciale controllo sull’attività della Regione e degli Enti collegati e dell’utilizzo di tutti i fondi e infine Lello Topo, Presidente della quinta commissione regionale Sanità e sicurezza sociale. Le conclusioni finali sono state affidate all’ Onorevole Gennaro Migliore, Sottosegretario alla Giustizia che ha terminato con queste parole  il convegno: “Quello che è stato fatto nel corso di questa legislatura non ha precedenti e paragoni con i decenni precedenti nè con gli altri Paesi europei. Abbiamo chiuso gli OPG, e li abbiamo sostituiti con delle strutture sanitarie.Non è stato solo un cambio di insegna: le Rems sono effettivamente strutture sanitarie. A giorni, probabilmente entro questa settimana, si vareranno i decreti legislativi per la riforma dell’ordinamento penitenziario, di cui uno legato proprio alla salute mentale. Poi bisogna applicarli in maniera efficace, con il monitoraggio delle associazioni, del garante, delle istituzioni locali”.

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