Economia e Welfare

Nisida, a rischio le attività produttive in carcere dal 2019. La visita dei Radicali per il Mezzogiorno europeo

I Radicali per il Mezzogiorno europeo hanno visitato il carcere minorile di Nisida nell’ambito di un ciclo di ispezioni che il tre gennaio a Santa Maria Capua Vetere. Il carcere minorile di Nisida era stato visitato lo scorso 16 giugno dai Radicali per il Mezzogiorno europeo e rispetto ad allora è emersa una novità che nel giro di pochi giorni potrebbe cambiare il volto di un carcere, ad oggi, definibile come modello.
Questo a causa della probabile, imminente, chiusura di tutte le attività produttive presenti ad oggi a Nisida. Produzioni dolciarie (al momento sono in vendita panettoni e pandori prodotti nella pasticceria della struttura) presepi e le famose ceramice “Inciarmate a Nisida” potrebbero essere stoppate dal prossimo 1 gennaio. La ragione, ha spiegato il direttore Gianluca Guida, risiede nella mancanza delle autorizzazioni (Scia) che il ministero della Giustizia (segnatamente il dipartimento giustizia minorile) da cinque anni non rilascia. Tale diniego è motivato dal fatto che non è stato mai concesso il comodato d’uso degli spazi alle associazioni che operano (di fatto in deroga a qualunque norma) e producono a Nisida. Spazi che pur essendo parte del carcere non possono essere assegnati dalla struttura, con il ministero che non sblocca la vicenda in quanto gli spazi in questione sarebbero demaniali e dunque tocca al Demanio assegnare i comodati. Il tutto con un rimpallo di responsabilità in quanto dal Demanio hanno fatto sapere che la mancanza di autorizzazioni è da attribuire al Ministero dal momento che gli spazi sono già stati in dati in gestione, per cui la palla viene costantemente rimandata da un campo all’altro. In mezzo i detenuti e i tanti operatori/educatori che tra meno di due settimane potrebbero vedere venire meno un’importante serie di attività, che meglio di tante teorie contribuiscono a rieducare e reinserire in società i giovani e le giovani ospiti. Non resta che attendere pochi giorni e capire chi debba rilasciare la documentazione mancante, in particolare il comodato d’uso (che dal carcere si vorrebbe con cadenza annuale) per poi ottenere l’autorizzazione dal Ministero. Fino ad allora, ha precisato il direttore Guida, sarà possibile dal primo gennaio svolgere esclusivamente formazione ma non più produzione.
Passando ai numeri, rispetto a giugno vi è una leggera flessione dei reclusi: sei mesi fa erano 66 mentre oggi sono 59 (in 73 di capienza regolamentare anche se per Guida il dato non dovrebbe superare i 50) di cui dieci ragazze, in una struttura che ospita giovani tra i 14 e i 25 anni di età anche se la media è fra 17 e 22. Gli stranieri sono pochi e ben integrati. I detenuti in articolo 21, quindi con lavoro esterno, sono quattro ma a giorni diventeranno sei. Tuttavia anche all’interno le attività e i laboratori non mancano. Innanzitutto si parte dalla scuola dell’obbligo più crediti formativi per l’istruzione superiore. Poi vi sono attività formative professionali e attività di utilità collettiva. In particolare con queste ultime si trasmette l’importanza della tutela per il bene comune. Ogni laboratorio impiega sei ragazzi, otto per l’edilizia. Vi sono infatti laboratori di ceramica con la cooperativa Nesis, di falegnameria, edilizia, cucina, pizzeria, pasticceria e friggitoria ma anche laboratori artistici con corsi di musica e teatro. Non manca lo sport in collaborazione con Uisp e Coni e al momento sono praticati basket, volley e pallamano oltre al calcio seppur in maniera non ufficiale. A tal proposito i ragazzi di Nisida hanno raccontato ai Radicali la loro esperienza del giorno prima, una partita giocata contro una formazione giovanile del Napoli.
Tornando alle cifre, tra il 20% e il 25% dei ragazzi di Nisida è dentro per reati connessi alla droga mentre le ragazze prevalentemente per reati contro la persona (vi sono casi di parricidio) o furti. Tuttavia la maggior parte dei detenuti a Nisida è in attesa di giudizio di primo grado o di Appello. La permanenza media a Nisida è di un anno e mezzo. In questo carcere non vige il regime delle celle aperte anche se in realtà i ragazzi passano gran parte del loro tempo impegnati in diverse attività che si svolgono in altri luoghi del carcere. Dunque, ha spiegato il direttore, piuttosto che lasciarli girare all’esterno della cella con minore probabilità di controllarli, si preferisce tenerli impegnati in attività strutturate dove vi sia sempre almeno un adulto presente. Questo perché tali attività hanno un obiettivo sociale volto al reinserimento. In ogni caso, si torna in cella alle 20 e fino alle 23, talvolta le 24 (il sabato fino all’una di notte) è possibile guardare la tv. Tv che comprende anche le partite di calcio trasmesse da Sky. Dopo questi orari si spengono luci e televisore. Le celle sono pulite, spaziose e luminose. I bagni non hanno presentato criticità. Le camere sono occupate da due o tre detenuti con pochissime eccezioni di detenuti in cella singola. I colloqui con i familiari sono svolti il giovedì pomeriggio e il sabato mattina, per una o due ore. Non mancano luoghi aperti in cui i padri o le madri dietro le sbarre possono trascorrere tempo coi propri figli piccoli. Nisida, come constatato già a giugno, si conferma struttura rispettosa dell’articolo 27 della Costituzione ma per chiunque abbia a cuore il recupero dei giovani lì ristretti sono giorni di attesa con l’auspicio che la cessazione delle produzioni non si verifichi. Produzioni che sono un orgoglio non solo per il carcere ma anche per l’intero territorio flegreo su cui esso insiste, rappresentandone una splendida unicità.
Fabrizio Ferrante

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