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PANAMA PAPERS: DA DOVE VENGONO I DOCUMENTI E CHI È COINVOLTO

La Mossack Fonseca è una grossa società con sede a Panama, uno studio legale di grossissima fama e importanza che offre consulenze per investimenti e servizi di vario genere che riguardano anche l’incorporazione di società. Va da sé che i clienti siano potenti, ricchi e anche numerosi, tanto che si stima intorno agli 11 milioni il numero di documenti conservati negli uffici dell’azienda.

Di questi clienti, 800 sono italiani, e 100 di questi hanno visto i loro nomi pubblicati sui giornali di tutto il mondo nell’ambito dello scandalo denominato Panama Papers. L’ICIJ, International consortium of investigative journalists, è infatti venuto in possesso di quei famosi documenti che contengono i nominativi di tutti i clienti dello studio egale con conti offshore. Si tratta per lo più di manager e imprenditori, ma anche qualche personalità del mondo dello spettacolo ci è finita dentro.

C’è per esempio Luca Cordero di Montezemolo che, come risulta dalla documentazione reperita, sarebbe legato a una società amministrata dalla Mossack Fonseca, chiamata Lenville Overseas. Ci sono poi l’attore Carlo Verdone, la presentatrice tv Barbara D’Urso e lo stilista Valentino, anche se tutti per ora hanno smentito il loro coinvolgimento in affari dalla dubbia legalità. Non che possedere una società offshore (vale a dire una società che sia registrata in base alle leggi di uno stato, ma conduca la propria attività in un altro) sia in sé un reato. Basta che sia tutto alla luce del sole.

Tra i nomi balzati agli onori delle cronache ci sono quelli dei fratelli Stefano e Roberto Ottaviani, proprietari di un’azienda di catering che registra oltre 20 milioni di euro di fatturato, Relais Le Jardin. C’è Marco Perelli Cippo, ex amministratore delegato di Campari e ancora membro del consiglio d’amministrazione. C’è Simone Cimino, che era titolare della Cape Natixis, società di gestione al risparmio, e su cui è ancora in corso un processo per reati finanziari.

C’è pure l’imprenditore petrolifero Gian Angelo Perrucci, che in quella famigerata documentazione viene definito come “associate” di Atiku Abubakar, il vicepresidente della Nigeria dal 1999 al 2007, il quale è stato al centro di un’inchiesta del Senato americano per il presunto riciclaggio di 400 milioni di dollari tra il 2000 e il 2008. Tutti questi nomi sono legati a società che hanno sedi in luoghi come  Anguilla, le Isole Vergini, alle Bahamas, o alle Seychelles.

Alla lista va aggiunto pure Angelo Zito, il finanziere di Bari condannato per mafia, trasferitosi in Lussemburgo da dove gestiva la Beaumanoir, specialista nel settore della moda.

Dei documenti si è impossessata una fonte anonima – riporta L’Espresso – che ha poi passato il materiale al quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung, il quale si è poi rivolto all’ICIJ, un consorzio internazionale di giornalismo investigativo che raccoglie giornalisti in 65 Paesi, e di cui fa parte anche L’Espresso.

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